2015-04-16 14:21:00

Lateranense: convegno su "La teologia tra scienza e fantascienza"


Anche la fantascienza e il genere fantasy possono diventare oggetto di riflessione teologica. Lo dimostrano i docenti e gli appassionati riunitisi a Roma per individuare i messaggi cristiani nelle saghe cinematografiche e letterarie ambientate nello spazio o in un mondo fantastico. Per noi c’era Corinna Spirito:

"La teologia tra scienza e fantascienza". Questo il titolo dell'incontro svoltosi alla Pontificia Università Lateranense in cui sono stati presi in esame i messaggi cristiani che possiamo leggere nelle saghe cinematografiche di fantascienza. Film come “Star Wars”, “Matrix” e “Star Trek" danno molti spunti su cui riflettere. Lo pensa il professor Michael Fuss della Pontificia Università Gregoriana:

“La gente capisce molto bene questi testi della fantascienza e quindi sono un’espressione di una nuova ricerca teologica, anche nel linguaggio anche con i concetti. Così, io vedrei piuttosto la fantascienza come la grande domanda alla teologia oggi di sviluppare un nuovo immaginario che è significativo per la gente della nostra epoca. Non è tanto l’idea che la fantascienza parla di extra-terrestri o di altri mondi: dobbiamo cogliere proprio l’intenzione che sta dietro questi racconti e dobbiamo tradurla in un nuovo linguaggio teologico”.

Insomma nelle grandi storie di fantascienza si potrebbero leggere delle parabole dei giorni nostri che hanno il merito di penetrare facilmente l’immaginario collettivo e popolare. Lo stesso lo si può dire per i fantasy: pensiamo alla lotta tra bene e male presente ne “Il Signore degli Anelli” di Tolkien o al tema del sacrificio che torna in tutti e sette i libri di “Harry Potter” della Rowling. Non va dunque scartata la possibilità che le avventure del famoso maghetto possano dare una mano alla teologia, come ha spiegato Antonio Sabetta, Docente alla Pontificia Università Lateranense:

“Noi possiamo rileggere la saga proprio alla luce anche del Vangelo, sia perché ci educa a valori che sono umani ma sono prima di tutto cristiani sia soprattutto perché la grande provocazione della saga, cioè questa possibilità di sconfiggere il male che accade attraverso la decisione di offrire la propria vita per salvare quella degli altri, è un tema eminentemente cristiano. Quindi, in questo senso, anche se la Rowling non credo avesse un’intenzione di declinare tematiche cristiane, possiamo leggere la saga come un’attestazione di quel cristianesimo anonimo che continua a essere diffuso nella nostra cultura. Quando un giovane, un ragazzo o anche un adulto si confronta con questa storia fatta di sacrificio, fatta di dedizione, fatta di amore, fatta di passione, fatta di tutte queste cose che richiamano un orizzonte cristiano, alla fine, diventano un luogo che ci permette di porre una domanda sul senso delle cose e anche quindi su Cristo e su Dio come una risposta al bisogno di senso. Perché tutta la saga si costruisce su quest’idea che oggi è poco tenuta in considerazione: il bisogno di senso nella vita. Perché dove non c’è il senso non c’è la felicità, non c’è la vita umana. E allora dove c’è una domanda di senso, comunque la si declini, c’è la possibilità di comunicare Colui che è il senso delle cose, cioè il Cristo”.

Un punto di vista nuovo che riscatta un genere a lungo considerato di “serie b” e invita a leggere le grandi domande della teologia anche quando si nascondono dietro una spada laser o una bacchetta magica.








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