2015-04-17 14:00:00

Esuberi Indesit. Mons. Vecerrica: siano tutelate le famiglie


È proseguito tutta la notte il presidio in fabbrica degli operai Indesit di Carinaro, a Caserta, che ieri la multinazionale Whirlpool ha annunciato di voler chiudere. La decisione rientra in un piano di ristrutturazione che coinvolge anche gli altri stabilimenti. I dettagli nel servizio di Roberta Barbi:

“Il migliore dei piani possibili”, ha definito quello presentato ieri, l’ad di Whirlpool Italia, Davide Castiglioni, con investimenti quadriennali da 500 milioni di euro e trasferimenti di produzioni dall’estero, ma è un piano che individua anche 1.350 esuberi. Per farvi fronte, l’azienda ha deciso la chiusura di tre stabilimenti: Carinaro, in provincia di Caserta, Albacina, frazione di Fabriano, e None, vicino Torino. I sindacati respingono il piano ed esortano a fare ogni sforzo, come spiega Giuseppe Farina, segretario generale di Fim-Cisl:

“Il piano presentato da Whirlpool è davvero come una doccia gelata. Solo due anni fa avevamo regolato con Indesit, con la vecchia proprietà. L’equilibrio prevedeva in ogni caso il mantenimento dei livelli occupazionali, come il fatto che non si procedesse a licenziamenti e ulteriori riduzioni almeno fino al 2018”.

Dura anche la reazione del governo, con il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, e il sottosegretario al Lavoro, Teresa Bellanova, che si dicono contrarie a licenziamenti unilaterali. Proprio il governo era stato tra le parti dell’accordo raggiunto due anni fa, come ricorda ancora Farina:

“Io ricordo che l’accordo Indesit fu sottoscritto anche dal Ministero dello Sviluppo economico. Prima ancora che un problema con il sindacato, credo che la Whirlpool debba chiarire i propri comportamenti e le proprie scelte con il governo. Io posso capire che ci possa essere un problema che può riguardare il fatto che il mercato non è in ripresa e che quindi il tema dell’occupazione rimanga un problema aperto. Quello che non è assolutamente discutibile è il fatto che si ridisegni un assetto che alla fine sacrifica quello che faticosamente abbiamo tenuto in vita con l’accordo di due anni fa”.

Se preoccupa molto il caso di Carinaro, che s’inserisce in un contesto economico e sociale come quello del Mezzogiorno, già molto provato dalla crisi, anche a Fabriano la situazione non è rosea: verrà chiuso l’impianto di Albacina e tenuto in vita quello di Melano. Ma non tutti gli operai saranno trasferiti, molti saranno messi in mobilità. Ieri, il vescovo di Fabriano-Matelica, mons. Giancarlo Vecerrica, ha fatto visita agli operai che stavano manifestando sulla Provinciale 256 per portare la propria solidarietà:

“Li ho trovati tutti preoccupati per il loro futuro. Mi hanno accolto con tanta attenzione perché hanno avuto sempre nel passato questa sensazione che la Chiesa cammina con loro. La cosa che più mi ha colpito è stata questa voce ricorrente che la preoccupazione era non tanto a livello personale, ma a livello familiare”.

Una testimonianza importante, quella del presule, che da sempre nel suo ministero di pastore è stato vicino ai lavoratori e quindi ha molto chiare quali siano le loro esigenze:

“Primo, la salvaguardia della persona e della famiglia. Secondo, la chiarezza: dobbiamo parlare chiaro ai lavoratori, non ingannarli, non illuderli, ma coinvolgerli. Terzo, la supplica alle autorità civili, religiose, e al vescovo come pastore della diocesi: la supplica a fare il possibile. Il pastore deve stare con il popolo e non chiuso nel suo ufficio. Fabriano era la patria del lavoro, poi, in poco tempo, è precipitato sulla città e nella diocesi il dramma della cassa integrazione, del licenziamento, del disastro delle nostre famiglie”.








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