2015-04-17 12:30:00

Galantino: cristiani gettati in mare, imbarbarimento e strumentalizzazione


La Chiesa è attonita per l’uccisione dei 12 immigrati cristiani, gettati in mare durante il viaggio dalla Libia verso l’Italia. Mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, parla di “imbarbarimento”. Queste le sue parole al microfono di Alessandro Guarasci:

R. – C’era da aspettarselo. Alcuni discorsi che finora erano stati tenuti sul piano ideologico e l’ideologia andava ad alimentare alcuni comportamenti tenuti da elementi più o meno strutturati, più o meno tenuti insieme da gruppi, da associazioni, da clan; adesso questo tipo di discorso di rivendicazione, questo tipo di contrapposizione purtroppo basata sulla religione ma che con la religione non ha niente a che fare, viene speso a livelli spiccioli e di contrasti individuali. Ecco questo, secondo me, rappresenta un passo avanti nell’imbarbarimento, nella strumentalizzazione della religione.

D. – Ma questo vuol dire allora che l’estremismo del sedicente Stato islamico e quanto, per esempio, avviene in Nigeria, da parte di Boko Haram, sta facendo breccia in modo più ampio?

R.  – Quando gente che vive la stessa situazione di difficoltà, qual è quella di coloro i quali stanno su un barcone e tentano di raggiungere un posto che dovrebbe essere di speranza, addirittura strumentalizzano l’esperienza religiosa e il credo religioso per dover far prevaler il proprio pensiero, la propria situazione, vuol dire che sono stati interiorizzati certi ragionamenti.

D. – L’Unione Europea in qualche modo allarga le braccia, dice: non abbiamo tutti gli strumenti per accogliere un flusso di immigrati così ampio. Lei è deluso di come il Vecchio Cntinente sta reagendo in questo momento?

R. – Dire deluso, secondo me, è troppo poco, perché è evidente che qui non si vuole riflettere seriamente sulla situazione. E’ chiaro che non si può affrontare questo problema, questo dramma, con gli strumenti di sempre. Bisogna evidentemente mettere in campo altri modi di pensare, altri modi di agire, altri modi di intendersi. Qui l’alternativa è o allargare le braccia o andare a far guerra: ma possibile che non esista la possibilità per tanti Stati, per tante nazioni che hanno al loro interno energie anche intellettive e organizzative straordinarie, possibile che non siano in grado di pensare interventi che non siano quelli dell’intervento armato oppure delle braccia allargate? Io ho l’impressione veramente che si tratta soltanto di una sorta di modo elegante per lavarsi le mani di fronte a un dramma che diventerà sempre più insopportabile dall’Italia.

D. – E’ sorpreso del ruolo defilato degli Stati Uniti in tutta questa vicenda, soprattutto per quando riguarda il Nord Africa?

R. – Aspetto il momento in cui gli Stati Uniti, l’Europa ed altri dicano almeno una parola, almeno una!, di autocritica su quello che hanno fatto negli anni passati. Se siamo seri dobbiamo dire anche che gran parte di queste situazioni sono state favorite, se non proprio create da tipi di interventi incauti, da interventi dietro i quali stiamo scoprendo un poco alla volta che c’erano soltanto interessi: altro che voglia di esportare valori, altro che voglia di esportare democrazia!








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