2015-04-19 11:00:00

"Progetto Benin" per promuovere l'istruzione dei giovani


Papa Giovanni Paolo II, nel suo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 2005, augurava ai popoli africani di diventare protagonisti del proprio futuro: questa idea è alla base del "Progetto Benin: priorità all'educazione" promosso dalla onlus "Il Cedro". Si tratta di un progetto che vuole offrire ai giovani, locali e non, un centro di educazione alla cultura dello sviluppo, denominato CeDReS (Centre de Documentacion et de Recherche en Art et en Sciences Sociales), strumento per sconfiggere la povertà e la discriminazione sociale. Claudia Minici ha sentito Jean-Baptiste Sourou, professore in Scienze Sociali e ideatore del progetto:

R. - Il CeDReS è un Centro di documentazione e di ricerca sull’arte e le scienze sociali. È un progetto che è una via alternativa all’immigrazione selvaggia dall’Africa verso l’Europa, nel senso che vogliamo dare simbolicamente ai giovani la possibilità di sognare il loro futuro nel loro Paese. E io parto dal Paese dal quale provengo, che è la Repubblica del Benin in Africa occidentale. Da tanti anni lavoro sull’immigrazione e con gli immigrati, e mi rendo conto, stando a contatto con queste persone, che c’è una cosa che manca: l’educazione. La persona parte senza sapere per quale motivo parte; quando però hai l’educazione puoi discernere quello che è vero da quello che è falso. Ma la cosa che personalmente mi ha molto colpito, è che come giovane docente sono stato chiamato a insegnare in un Paese in Africa, di cui non faccio il nome per rispetto, e una delle prime sere ho trovato una studentessa che stava studiando sotto i lampioni. Ho chiesto alla studentessa: “Ma lei cosa sta facendo qua?”. Mi ha risposto: “Sto studiando”. È una realtà diffusa! Molti studenti sono costretti a studiare, la sera, sotto i lampioni perché a casa non c’è la corrente. E un’altra cosa ancora che mi ha colpito è stato che tanti dei miei studenti non riuscivano a fare i compiti la sera perché c’era un black-out. I black-out sono molto frequenti e durano 8-10 ore … ma come fai a studiare quando non hai nemmeno il minimo? E poi, la mancanza anche di infrastrutture, come i libri. Questo progetto, noi lo chiamiamo: “Priorità all’educazione: diamo la possibilità ai giovani”. San Giovanni Paolo II lo ha detto, nel suo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 2005, che io chiamo il suo “Testamento per l’Africa”: lui augurava che i popoli africani potessero diventare protagonisti del proprio futuro.

D. – Volete attivare delle convenzioni con altre università estere?

R. – Ovviamente questa è già una tappa successiva; il mio primo intento è mettere su una biblioteca moderna, collegata con altre biblioteche nel mondo. Poi, delle camere semplici, una mensa; nel progetto ho previsto anche a una cappella: non è un centro soltanto per cattolici, è un centro per tutti, però c’è questa impronta cattolica, perché parte da un cattolico. E non è soltanto per ragazzi del Benin! Il centro sarà anche aperto a giovani di altri Continenti che desiderano conoscere veramente le culture africane vivendo a contatto con le popolazioni. La struttura si trova al centro di collegamenti interessanti: siamo molto vicini all’aeroporto internazionale di Cotonou, non siamo lontani da Abomey, uno dei più potenti regni dell’Africa occidentale … È una finestra aperta.

D. – Qual è il progetto di finanziamento?

R. – Io, nel Progetto ci ho creduto sin dall’inizio. Con i miei mezzi ho comprato il terreno sul quale sorgerà questo centro. E in questo momento noi stiamo cercando dei finanziamenti, per poter presto iniziare a costruire questa struttura: servono circa 600mila euro. Questo progetto è partito.

D. – Pensa che possa essere un modello a cui le altre regioni dell’Africa potranno attingere in futuro?

R. – Quello che noi vogliamo fare è una cosa simbolica: avvieremo la formazione al bene comune, perché nell’Africa di oggi non basta l’educazione, bisogna anche formare le persone a rispettare il bene comune. Il bene attira sempre. Lo punto su questo. È un progetto-pilota. Iniziamo lì e spero tanto che possa andare avanti, in modo da poter proporre questo progetto anche in altre zone dell’Africa. Mi preme di vedere nascere le prime costruzioni del CeDReS, e nello stesso tempo di veder molti progetti di questo tipo in altre parti dell’Africa.








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