2015-04-19 15:08:00

“Lasciateci sognare”: in Italia lo spettacolo dei meninos de rua


Da Bergamo a Caserta, da Roma a Torino, i “meninos de rua” della Casa do Menor di Rio de Janeiro sono in questo mese di aprile in Italia per portare nelle piazze e nei teatri il loro spettacolo “Lasciateci sognare”. Mercoledì 8 aprile, i ragazzi brasiliani hanno preso parte all’udienza generale in Piazza San Pietro e uno di loro ha potuto incontrare Papa Francesco. Sul significato di questo spettacolo e l’accoglienza che sta ricevendo in giro per l’Italia, Alessandro Gisotti ha intervistato padre Renato Chiera, fondatore della Casa do Menor:

R. – Questa idea è nata già tempo fa. Venendo in Europa, ho captato che in questi ultimi anni qui si sta spegnendo la speranza, sta aumentando la chiusura, la paura, la diffidenza verso l’altro, l’altro visto come una minaccia soprattutto se viene da fuori. Ho anche notato che mancano i sogni… Allora, io dicevo nel mio cuore “Come sarebbe bello se dal mondo della disperazione, dove ragazzi che hanno vinto e che sono passati per molte sofferenze; se da questo mondo della periferia di Rio de Janeiro, caratterizzato da ragazzi di strada, droga, narcotraffico, riuscissimo a portare i sogni in Europa: ragazzi che hanno vissuto drammi tremendi e che, attraverso la vita dell’amore e del Vangelo, si sono recuperati". Poter portare la speranza, questo era il mio sogno: poter portare i sogni e portarli proprio laddove non ci dovrebbero essere i sogni.

D. – Qual è il messaggio che stanno dando i ragazzi del Brasile ai ragazzi, e non solo ai ragazzi, italiani?

R. – “Lasciateci sognare!”. Noi abbiamo “copiato” molto dal Papa, se posso dire così. Lui dice sempre ai giovani: ”Non lasciatevi rubare la speranza”… Noi vogliamo portare sogni di un mondo differente, che è possibile. E noi, con la “Casa do menor”, già proviamo questo mondo differente. In questo spettacolo, mostriamo l’analisi anche di una società che promette il piacere, ma non dà la felicità; che inganna, che fa proposte di ‘sogni di morte’, che noi chiamiamo incubi; e in cui molti nostri ragazzi – di là e di qua – si lasciano schiavizzare, attrarre, perché sono proposte lusinghiere del mondo, però sono proposte che ti lasciano con il veleno in bocca. Noi vogliamo mostrare che tutto questo è possibile superarlo. E’ difficile, è una lotta, una lotta tra il bene e il male. Vogliamo mostrare che dentro l’essere umano, dentro ogni bambino, quando è stato creato, Dio ha messo un sogno, il sogno di essere amato e di amare! Terminiamo lo spettacolo mostrando la proposta di vita nuova attraverso delle persone che ci hanno aiutato a sognare, dei personaggi come Papa Francesco, come Mandela, come Madre Teresa di Calcutta, come Gandhi, come Chiara Lubich, e mostrando che un altro mondo è possibile, che conosciamo un’altra umanità.

D. – Che tipo di emozioni vengono poi riportate dalle persone che vengono a vedere lo spettacolo?

R. – Sono ragazzi delle scuole, studenti delle medie e delle superiori; abbiamo comunità, abbiamo piazze, abbiamo teatri grandi, come quello di Latina: abbiamo gente di tutti i tipi e di tutti i livelli. E’ impressionante che la reazione sia sempre uguale: l’emozione del cuore. Arriviamo al cuore! Le persone si emozionano. Anche gli adulti che difficilmente piangono sono emozionati: credono che i sogni siano un’illusione, ma anche loro si lasciano toccare. Viene fuori il bambino che è in loro. Anche i genitori ci chiedono se andremo da altre parti e ci dicono: “Non abbiate paura di presentarvi, anche se siete venuti dalla periferia!”. Quindi dalla periferia la speranza!








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