2015-04-20 15:45:00

Toaff alla Radio Vaticana: "Wojtyla, un uomo eccezionale"


Molte volte il Rabbino Elio Toaff ha parlato con la Radio Vaticana. All’indomani delle sue dimissioni dalla carica di massimo responsabile della Sinagoga romana, nel 2001, Fabio Colagrande lo intervistò per ricordare alcuni momenti salienti del suo lungo servizio, a cominciare dal suo arrivo a Roma, a metà del secolo scorso:

R. – Nel 1951, quando io son venuto, c’erano ancora i postumi della guerra, c’erano ancora le famiglie dei deportati che non si davano pace... Esisteva soltanto un edificio che ospitava l’asilo infantile e si facevano dei tentativi per fare una scuola media… Io ho creduto che fosse il caso di tenere i ragazzi il più possibile vicini a noi, per poter dare loro un indirizzo di carattere religioso, che li tenesse veramente fedeli alla tradizione ebraica – che a Roma ha una veneranda età, sono 20 secoli. Debbo dire che la comunità in questo ha risposto e io sono soddisfatto che oggi esistano le scuole ebraiche, che vanno dall’asilo infantile fino all’università. E in queste scuole non è che si insegna la divisione, la lotta delle religioni, ma si insegna invece come ci si deve comportare nella vita, per poter rafforzare le proprie convinzioni pur tenendole vicine alle altre: per dialogare, ma non per combattere.

D. – Veniamo alla visita di Giovanni Paolo II in Sinagoga nel 1986: a distanza di tanti anni, quale ricordo ha di quell’avvenimento?

R. – Credo sia stato un avvenimento che ha colpito non soltanto tutto il mondo ebraico, ma anche quello non ebraico. Dopo duemila anni, un Pontefice entrava in Sinagoga. E le parole che lui ha detto, il fatto di averci chiamato “fratelli maggiori”, è stato veramente un passo avanti che ha fatto sì che quasi tutti i pregiudizi che esistevano, dei cristiani nei confronti degli ebrei e dagli ebrei nei confronti dei cristiani, fossero dissolti quasi completamente.

D. – Dal punto di vista personale, com’è stato l’incontro con questo Papa (Giovanni Paolo II – ndr)?

R. – Debbo dire che è una personalità eccezionale. È un uomo che veramente deve avere il rispetto di tutti gli uomini, siano essi cattolici, ebrei o musulmani. È un uomo di grande generosità, un uomo che veramente sente la responsabilità della propria missione.








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