I 293 migranti centroamericani che hanno preso parte alla Via Crucis del Migrante potranno spostarsi liberamente in Messico, senza timore di essere arrestati: lo ha annunciato padre Alejandro Solalinde, fondatore della casa-rifugio Hermanos en el Camino di Ixtepec (Oaxaca), che con loro ha marciato fra mille difficoltà verso Città del Messico. Il sacerdote ha riferito alla stampa locale che i migranti hanno ottenuto da un tribunale di Oaxaca una “protezione giuridica” che impedirà temporaneamente al governo federale di catturarli e rimpatriarli, come era stato minacciato dalle autorità migratorie per impedire che il corteo uscisse da Ixpetec e marciasse verso Città del Messico.
Denunciato il comportamento di polizia federale e agenti migratori
Al suo arrivo nella capitale, raggiunta lo scorso fine-settimana - riporta l'agenzia
Misna - padre Solalinde ha presentato una querela per violazioni dei diritti dei migranti
a carico del personale dell’Istituto nazionale della Migrazione (Inm) e la polizia
federale: ha chiesto un’indagine esaustiva su quanto accaduto la settimana scorsa
a El Espinal, dove i migranti sono stati bloccati. Venerdì scorso, migranti e attivisti
hanno inoltre testimoniato di fronte alla Commissione nazionale per i diritti umani
(Cndh) denunciando ancora una volta il comportamento della polizia federale e degli
agenti migratori; a oggi la Cndh ha registrate 139 denunce analoghe. “Ci trattano
come criminali, come se fossimo gli esseri più spregevoli del mondo, perché abbiamo
deciso di lasciare la povertà e la violenza del nostro Paese…Qui abbiamo trovato la
parte umana di Città del Messico, che ci ha fatto sentire esseri con la loro dignità”
ha detto, fra gli altri, un migrante salvadoregno.
Impedimenti per far passare la marcia
Il 24 marzo, padre Alejandro e i migranti centroamericani avevano dato inizio alla
tradizionale marcia lungo la frontiera fra Messico e Guatemala che da anni è organizzata
per denunciare il dramma dei migranti che subiscono ogni sorta di abusi nel loro cammino
verso gli Stati Uniti. In questa occasione, tuttavia, l’Inm aveva organizzato una
vasta rete di posti di blocco per impedire il loro passaggio minacciando arresti e
sanzioni ai ‘sin papeles’; dopo i disordini registrati a Juchitán, il corteo è stato
infine lasciato passare.
Aumentati i maltrattamenti contro i migranti
Conosciuto e apprezzato per la sua missione anche a livello internazionale, bersaglio
di minacce di morte, padre Solalinde ha dato vita di recente insieme ai responsabili
di 28 case-rifugio per migranti di tutto il Messico al Collettivo dei difensori dei
migranti e dei rifugiati (Codemire). Oltre a voler garantire una maggiore protezione
ai migranti e ai volontari che li difendono, il Codemire nasce per denunciare il ‘Plan
Frontera Sur’, un meccanismo voluto dal governo del Presidente Enrique Peña Nieto
in vigore dalla scorsa estate che ha aumentato i controlli alla frontiera sud. Così
facendo, denuncia il Collettivo, sono aumentati anche i maltrattamenti contro i migranti
– già nel mirino di narcotrafficanti, trafficanti di esseri umani, guardie doganali,
funzionari statali – che ne abusano, anche con brutale violenza, principalmente a
scopo di estorsione. I controlli più rigidi hanno inoltre spinto i migranti a cercare
nuovi e più rischiosi percorsi per aggirarli. (F.B.)
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