2015-04-22 16:58:00

Immigrazione, distruggere le barche è una pseudo soluzione


Alla vigilia del Consiglio europeo straordinario convocato per domani, torniamo sui temi dell'immigrazione. "Triton non ha sostituito Mare Nostrum", ammette Lucio Battistotti, Direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea. "Mare Nostrum costava 10 mln di euro al mese - ricorda - mentre il bilancio totale di Frontex è di 90 mln. di euro. Una inezia. Bisogna rafforzare le operazioni di Triton e Poseidon nel Mediterraneo estendendo le loro aree di intervento e aumentando l’investimento economico. Da una parte l’Ue deve recuperare il sentimento di solidarietà non solo nei confronti dell’Italia ma di coloro che arrivano, e poi deve rilanciare il proprio ruolo geopolitico".

Maurizio Ambrosini - docente di Sociologia dei processi migratori alla Facoltà di Scienze politiche dell'Università Statale di Milano - sottolinea che distruggere le barche è una pseudo soluzione. "I governi stanno spostando l’attenzione sui trasportatori - avverte - quando il vero problema sono le guerre che producono profughi. Arriveranno comunque in altro modo". E ricorda che il Libano, la Giordania, la Turchia - ciascuno di questi paesi - accoglie più rifugiati dei 28 paesi dell’Ue messi insieme. "E' necessario cambiare mentalità e assumere fino in fondo gli obblighi umanitari che discendono dalle nostre costituzioni e dalle convenzioni internazionali che abbiamo siglato". La disponibilità del parlamento e del governo di Tripoli, non riconosciuto internazionalmente, a cooperare con il governo italiano per lottare contro l’immigrazione clandestina attraverso il Mediterraneo "è un segnale che ci porta ad intendere erroneamente il fenomeno migratorio. E’ gente perseguitata questa", precisa. "La vera questione è se l'Ue vuole onorare i diritti umani oppure no. Se poi si vogliono tagliare i profitti degli scafisti, la soluzione ci sarebbe, sono i canali umanitari". 

"Bisogna favorire i processi democratici laddove in Africa sono già avviati, favorire processi di pacificazione, sorpattutto in Libia, dove va creato un governo di unità nazionale con cui fare accordi non solo commerciali. E soprattutto favorire il processo di riconoscimento dei profughi già sulle coste africane attraverso la rete consolare europea e italiana, in modo che arrivino solo le persone che veramente hanno diritto". Queste le urgenze diplomatiche ricordate dal giornalista Enrico Casale (Africa, rivista dei Padri Bianchi), che sull'identità delle persone che fuggono precisa: "Coloro che partono non appartengono per lo più ai più poveri d'Africa. Si tratta dei figli di quella che chiameremmo la classe media che non riescono a trovare alternative di lavoro nei propri paesi e riescono a lasciare il continente perché finanziati dalle proprie famiglie. Negli ultimi anni sono aumentate le rotte", aggiorna Casale. "A quella ormai consolidata verso l’Europa, dall'Africa orientale e occidentale, si aggiunge quella verso il Sudafrica, con gente che attraversa il continente a piedi, e ancora quella dall’Africa orientale e occidentale verso il Brasile, ritenuto un paese promettente". 

Ma chi si occupa dei minori stranieri non accompagnati? L'avvocato Carla Trommino ha fondato due anni fa a Siracusa la onlus AccoglieReteassociazione che cerca di garantire una tutela legale per questi ragazzi. "Tra quelli che seguiamo c'è un ragazzo che è molto preoccupato perché la famiglia gli ha detto che il fratellino più piccolo è partito proprio la notte del disastro nel Canale di Sicilia", racconta. "Teme che sia tra le vittime". Il loro operato è stato notato anche da alcuni ragazzi arabi che trascorrevano qualche giorno da quelle parti, tanto che Al Jazeera ha speso parole di ringraziamento nei loro confronti, citando invece come 'impreparato' lo Stato italiano. "Noi ce la mettiamo tutta - dichiara Trommino - e lamentiamo che in effetti la risposta statale non è una risposta organica. Ci troviamo ancora a parlare di emergenza. Stiamo mettendo a punto una piccola piattaforma per punti per chiedere piccole riforme immediate e possibili: dal rimborsare le famiglie che hanno in carico questi minori, al chiarire chi deve avere la responsabilità sui percorsi di integrazione dei minori stessi: i Comuni dello sbarco o quelli dove ci sono i tutori? C'è un continuo rimpallo e alla fine si accumulano ritardi sull’accoglienza in comunità dei minori che richiedono asilo". Progetti a medio termine? "Vorremmo portare avanti un progetto che si basa su un accordo con la Marina Militare. Stiamo cercando di trovare dei fondi per fare una operazione di ricerca e di salvataggio. Insieme al Cesvi che ci da una mano nella progettazione".








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