2015-04-22 14:40:00

Italia esce da recessione. Baglioni: molto tempo per rilanciare lavoro


“L’economia italiana è uscita dalla recessione”, ad annunciarlo il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, davanti le commissioni bilancio di Camera e Senato, impegnate nell’esame del Def, il documento programmatico di economia e finanza, che ogni anno il Governo presenta al Parlamento per l’approvazione, ma che non ha forza di legge. Roberta Gisotti ha intervistato Angelo Baglioni, docente di Economia monetaria all’Università Cattolica di Milano:

D. - Professore, il ministro Padoan parla di recessione e la gente si chiede cosa vuol dire esserne usciti? Ed è vero se a supporto di questa dichiarazione è la crescita dello 0,1% del Pil nei primi tre mesi del 2015?

R. – Le previsioni di crescita per l’intero anno sono attorno a 0,5-0,6%; quindi è chiaro che le cose vanno meglio rispetto agli anni scorsi. Stiamo – tecnicamente – uscendo dalla recessione, nel senso che il tasso di variazione del Pil torna ad essere positivo dopo diversi anni in cui era stato negativo. Dopodiché, è vero che stiamo sempre su un sentiero di crescita molto debole, perché parliamo appunto di una frazione di punto percentuale: questo vuol dire che prima di recuperare i livelli di attività economica che avevamo prima della crisi finanziaria, 6-7 anni fa, ci vorranno ancora molti anni. Quindi, è un ritmo di crescita ancora molto insoddisfacente, e che soprattutto ha uno scarso impatto sull’occupazione: perché se si cresce così poco, è chiaro che prima di riassorbire l’ampio numero di disoccupati che abbiamo accumulato ci vorrà molto tempo!

D. – Il ministro Padoan ha rassicurato che “il governo agirà per sostenere la ripresa evitando un aumento fiscale e rilanciando gli investimenti”. Da dove arriveranno i soldi?

R. – Il governo si muove su un sentiero molto stretto, nel senso che ci sono i famosi vincoli europei: dobbiamo andare – nei prossimi anni – verso il pareggio strutturale di bilancio, e quindi io credo che quello che si sta facendo tutto sommato sia di tenere sotto controllo la spesa, riprendendo il discorso della “spending review”, che era stato un po’ accantonato: consentire, in qualche maniera, se non di ridurre almeno di evitare di aumentare ulteriormente le tasse. Ricordiamo, infatti, che ci sono le famose clausole di salvaguardia, per cui se non si raggiungono determinati “target” di tagli di spesa, poi scattano in automatico l’aumento dell’Iva e di altre imposte. Quindi, almeno bisogna cercare assolutamente di evitare questi aumenti di tasse.

D. – Cos’è il “tesoretto”, in termini semplici? E’ una parola tanto citata e di cui si parla nel Def? E un’altra domanda, forse non per un economista, forse più per un linguista, ma è una domanda che ci poniamo tutti come cittadini: perché la politica usa di sovente parole evocative o espressioni come “jobs act” o “spending review”, che non aiutano i cittadini a capire?

R. – Spesso si cercano espressioni molto sintetiche e, appunto, anche un po’ evocative, che colpiscano almeno la fantasia per indicare concetti più complicati, magari un po’ a spese della chiarezza. Comunque, il tesoretto sostanzialmente è un margine in più nei saldi di finanza pubblica, cioè un po’ di entrate in più e di spese in meno rispetto a quanto si era previsto. Questo avviene fondamentalmente grazie al fatto che c’è, appunto, una piccola ripresa del Pil e quindi ci sono un po’ di tasse in più: nel momento in cui il reddito aumenta, da questo reddito vengono prelevate delle tasse. E poi, soprattutto, la fonte maggiore penso che sia il risparmio sulla spesa per gli interessi, che è dovuto al calo molto forte dei tassi di interesse che si è avuto negli ultimi anni e negli ultimi mesi in particolare. Questo ha creato qualche margine in più che per quest’anno è stato quantificato in 1,6 miliardi ma che dovrebbe essere di più per quanto riguarda l’anno prossimo, il 2016; e che, naturalmente, poi apre la discussione su come utilizzarlo: se utilizzarlo semplicemente per ridurre il deficit o se, viceversa, come sembra intenzionato il governo, può essere utilizzato per finanziare qualche spesa in più, per ridurre qualche imposizione fiscale.








All the contents on this site are copyrighted ©.