2015-04-23 08:00:00

Il divorzio breve. Cardia: si declassa matrimonio e famiglia


Così il matrimonio viene declassato: è il commento del costituzionalista Carlo Cardia sul via libera definitivo della Camera al divorzio breve. La legge riduce i tempi della separazione dai tre anni previsti attualmente a dodici mesi, in caso di contenzioso, o a soli sei mesi, in caso di accordo consensuale. Ascoltiamo il prof. Cardia al microfono di Massimiliano Menichetti:

R. – Il matrimonio viene in questa maniera declassato ad un evento episodico nella vita di una persona che non ha più quel valore fondante la famiglia. Noi sappiamo che la nostra Costituzione parla della famiglia fondata sul matrimonio. Ora, un fondamento deve avere qualcosa di forte, di stabile, deve apparire anche a chi compie questo atto come qualcosa di destinato a durare almeno potenzialmente. Ecco, credo che il primo effetto sia di togliere significato a quella parola “fondante”, “fondamento” della famiglia. Questo è un vulnus, nel senso che la Costituzione sta perdendo anche nelle norme riferite alla famiglia quel significato che aveva sempre mantenuto per decenni. Questa era una delle norme che ne caratterizzavano anche la bellezza, la forza, la solidità sociale.

D. – Un richiamo fondante anche per quanto riguarda la società?

R. – Viene fondata la società e la cura delle nuove generazioni, questo è il punto. Non è un discorso sociale astratto. Nella famiglia abbiamo la cura delle nuove generazioni, che poi riceve nella Costituzione tante altre attenzioni. E non a caso, l’attacco, la critica al matrimonio, poi viene portato da altre parti per togliergli significato ed estenderlo ad altre esperienze. Ma, allora, il cuore del problema sono le nuove generazioni: avranno una tutela in una famiglia stabile, in una famiglia fondata sul matrimonio? Questo è un interrogativo che riguarda la società nel suo complesso, il suo futuro immediato e quello più lontano.

D. – Stiamo sgretolando la società?

R. – Giuridicamente stiamo abbattendo tanti elementi decisivi. Socialmente noi siamo ancora più forti rispetto ad altri Paesi però non dobbiamo farci illusioni, perché la legge ha anche un’influenza sul costume sociale.

D. – In questo contesto siamo di fronte anche alle istanze gender, ovvero un matrimonio tra persone dello stesso sesso?

R.  – E’ un passo ulteriore verso questa direzione. C’è una cosa che non dice nessuno. Per altre esperienze il matrimonio viene utilizzato strumentalmente per ottenere una legittimazione sociale che non avrebbero e per ottenere l’adozione dei figli. Mi riferisco a quello che è accaduto in Francia, in Inghilterra e che sta accadendo in altri Paesi. Strumentalmente perché si dice: noi attraverso il matrimonio poi otteniamo l’adozione dei figli, dei minori, che non potremmo avere altrimenti. Questa è la strumentalità. Allora, ecco, che la riduzione del significato del matrimonio ad evento quasi episodico facilita il cammino in quella direzione.

D. – Come commentare chi invece parla di passo in avanti giuridico in linea con i cambiamenti anche degli altri Paesi?

R. – Io in parte capisco questo ragionamento perché chi parla in questo modo ha davanti a sé una civiltà giuridica fondata sul puro desiderio individuale.

D.  – C’è chi guardando proprio alle proprie generazioni e ai figli dice: il divorzio breve in realtà annulla il conflitto che c’è tra i genitori e di conseguenza addirittura li aiuterebbe ad avere un equilibrio maggiore …

R. – Bisogna avere molta attenzione al fatto che il conflitto lo subisce e lo patisce il minore. Non è il bollo che gli dà il divorzio  breve o lungo che attenua questa sofferenza: è la separazione dei genitori e tutti i conflitti che si scaricano su di lui. Questi non li cancella nessuno.

D. – In questo periodo non si è praticamente parlato di questo divorzio breve …

R. – E’ una situazione preoccupante perché certe idee che all’inizio appaiono scandalose - perché hanno un elemento di scandalosità,  attenzione! - poi dopo vengono assimilate con una grandissima superficialità. Faccio un altro esempio. Chi avrebbe mai pensato solo 5, 6 anni fa, ma anche di meno, che qualcuno avrebbe avuto l’idea - e la sta attuando - di insegnare la sessualità a bambini di 5 anni. Uno avrebbe detto: ma siamo di fronte a delle follie! Sta accadendo questo in molte scuole italiane. Questa è un po’ la situazione. Quella che Bauman definiva la società liquida sta diventando una società liquidissima. Nessuno si accorge di quello che accade. Io, vorrei dire una sola cosa e più che come appello lo dico un po’ dal cuore: non si superi quella diga per la quale non si dà più a un bambino il papà e la mamma. Questo credo sia un cammino di civiltà minima oltre la quale davvero c’è il baratro.








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