2015-04-25 12:57:00

Il Papa ordina 19 nuovi sacerdoti: vocazione cristiana è uscire da sé


Questa domenica, nella 52.ma Giornata di preghiera per le vocazioni, il Papa ordinerà 19 diaconi della Diocesi di Roma. Nel suo messaggio per l’occasione, Francesco ricorda che alla radice di ogni vocazione cristiana c’è un uscire dalla comodità del proprio io per centrare la nostra vita in Gesù e incontrare i fratelli. Sulla preparazione di questo momento così importante ascoltiamo don Paolo D'Argenio, uno dei 19 ordinandi, al microfono di Emanuela Campanile:

R. – Con gli altri ordinandi abbiamo fatto gli esercizi spirituali, quindi è stato il modo migliore per prepararsi a questa ordinazione: la preghiera, perché poi quella è il fondamento di tutto. Poi, le ultime cose organizzative … L’importante è mantenere la serenità spiritualità per quando ci verrà fatto questo grande dono che non meritiamo e che accettiamo volentieri.

D. – Lei sarà consacrato da Papa Francesco, insieme ad altri futuri sacerdoti. Questa figura che irrompe all’improvviso nella storia della Chiesa, con quel suo “Buonasera”, che valore ha dato a questo suo percorso?

R. – Un modo diverso di vivere il Magistero e di ascoltare il Magistero. Papa Benedetto parlava più all’intelletto, Papa Francesco parla più al cuore ma, insomma, siamo fatti dell’uno e dell’altro, quindi sono complementari e quindi sono contento che sarò ordinato da lui, pur mantenendo anche l’affetto per il Papa precedente. Diciamo che tutta la preparazione a questo momento è stata un insieme di segni e di grazie mandate da Dio; questa è una delle tante. La viviamo, anche questa, come una delle tante tessere del mosaico che il Signore sta disegnando per la mia vita e anche per la vita degli altri ordinandi.

D. – Qual è il pericolo che soprattutto i giovani, alla ricerca della propria vocazione – qualsiasi essa sia – in cui possono incorrere?

R. – Il pericolo fondamentale è rinunciare al silenzio individuale interiore: è lì che principalmente parla Dio e suggerisce poi con tutta la sua semplicità quale sia la strada di ciascuno. Quindi, il pericolo principale è proprio quello di non riuscire ad ascoltare il Signore proprio perché siamo troppo immersi nel chiasso. Poi, sì, può anche esserci questa paura di fare scelte definitive che caratterizza questo momento storico e che appunto potrebbe essere uno dei pericoli che non permettono di fare la scelta per il Signore. Ma quando poi è Lui che chiama, ogni paura viene annientata.

D. – Probabilmente, una delle più grandi paure è che rispondere a Dio equivalga a rinunciare a qualcosa di vero, di importante, di fondamentale per la nostra vita …

R. – E’ una rinuncia normalissima, come ne fanno tutti gli uomini che scelgono di fare qualcosa di serio, di donare la loro vita. Come la fanno gli sposi che per la loro famiglia rinunciano a tante altre cose, anche noi facciamo questa rinuncia; se la facciamo è per un bene più grande che abbiamo scoperto: quando c’è questa vicinanza così forte con Dio, ogni altra cosa diventa relativa.

D. – Qual è stato il momento in cui lei ha capito che forse Dio la stava chiamando?

R. – Chiaramente non c’è stato un momento solo: non c’è un evento scatenante.  Il bello è anche questo: vedere come il Signore ti accompagna, già da prima che tu lo immagini. Ed è bello, ancora, nella mia vita: più vado avanti e più scopro che in realtà il Signore mi chiamava anche prima di quanto pensassi io …








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