2015-04-25 15:20:00

Torino. Settemila giovani alla Notte Bianca della Fede


Erano oltre 7.000 i giovani che ieri sera a Torino hanno partecipato alla “Notte Bianca della Fede”, promossa dalla pastorale diocesana giovanile assieme all’arcidiocesi di Milano. L’iniziativa che ha avuto come tema quello scelto per l’Ostensione della Sindone – “L’amore più grande” – ha attraversato le strade della città piemontese e si è conclusa questa mattina con una celebrazione eucaristica di ringraziamento presieduta dal vescovo ausiliare di Milano, mons. Pietrantonio Tremolada. Il servizio di Marina Tomarro:

“E’ l’amore più grande: Lui prende per me quel pesante legno della Croce; è l’amore più grande: Lui muore e risorge con me”. È partita da questo canto la Notte Bianca della Fede, con oltre 7.000 giovani arrivati a Torino che hanno  attraversato le sue vie e le sue piazze per giungere al Duomo dove li attendeva “l’Uomo dei dolori”. L’arcivescovo della città, mons. Cesare Nosiglia:

R. – La notte per i giovani ha sempre un fascino, soprattutto nei nostri tempi ovviamente. Molti passano la notte nei locali, nelle ‘movide’… Noi facciamo una notte alternativa, perché noi sappiamo che la notte prelude al giorno, come la passione e la morte del Signore preludono alla sua resurrezione. E quindi, il passaggio nella città, nei luoghi dove anche i nostri Santi hanno agito per portare nelle tenebre la luce della fede – la luce della carità, la luce dell’amore più grande che Gesù ci ha donato, fino alla Sindone che esprime la pienezza di questo amore – è certamente un segno bello, di speranza per questa città, per tutti i giovani, anche di questo nostro territorio.

D. – La Sindone che messaggio dà a questi giovani?

R. – Il messaggio che il male non è più forte del bene. Gesù, proprio attraverso il dolore, la sofferenza che in modo così plastico, vero, concreto che si vede nella Sindone, ci dice che Lui ha vinto: non è il perdente, è il vincitore.

D. – In che modo vi state preparando all’arrivo del Santo Padre nella città di Torino?

R. – Ci stiamo preparando soprattutto nelle nostre parrocchie, nelle nostre comunità, approfondendo la “Evangelii gaudium”, perché è il modo più concreto di accogliere il Papa e capirne, comprenderne i fare propri i suoi insegnamenti.

Durante il percorso, i ragazzi si sono soffermati a riflettere su quelle paure che la notte nasconde, come l’esclusione, la solitudine, il timore del futuro. Ascoltiamo don Luca Ramello, direttore della Pastorale giovanile diocesana e tra i promotori dell’iniziativa:

“Noi speriamo che questa notte bianca sia un segno, perché l’amore lascia il segno: il segno che il Cristo Risorto può lasciare nel cuore di questi ragazzi, perché se il tema è la notte, sappiamo quanto la notte possa essere buia. Ma il Risorto ci dice che la notte si può attraversare e dunque si attraversa la notte, si incontrano delle sentinelle: incontriamo don Bosco, incontriamo il Cottolengo, sentinelle di luce. E poi, l’incontro nel buio con la Sindone. E allora, l’amore è più grande, l’amore lascia un segno e il segno sono questi ragazzi che per Torino stanno portando la loro allegria, la loro fede. E la gente che li incontra si può domandare: chi sono? Sono giovani che cercano l’amore”.

E sono cinque le tappe di questo percorso: l’Oratorio di Valdocco, il Cottolengo, il Santuario della Consolata, l’Arsenale della pace e infine l’arrivo al Duomo davanti alla Sindone. Ascoltiamo le emozioni dei giovani partecipanti.

D. – Ciao! Da dove venite?

R. – Veniamo da Cantù che è in provincia di Como.

D. – Che cosa vi ha spinto a partecipare a questa Notte Bianca della Fede?

R. – La nostra voglia di cercare qualcosa di diverso anche nella fede, non solo fuori.

D. – Il tema è: “L’amore più grande”: cosa vuol dire per te?

R. – L’amore più grande è un amore che non si ferma sulle solite sfaccettature. È qualcosa che va oltre, qualcosa di più difficile, che cerchiamo anche questa sera.

D. – Ciao! Come ti chiami?

R. – Marco.

D. – Da dove vieni?

R. – Da Taranto.

D. – Marco, che cosa vuol dire per te vivere questa Notte Bianca?

R. – Sicuramente, è un’esperienza nuova e abbastanza sconvolgente perché tutti questi giovani non ce li aspettavamo… Io, come tutti gli altri volontari, siamo carichi e pronti a una notte lunga, sicuramente, ma entusiasmante.

D. – Perché hai scelto di fare il volontario alla Notte Bianca della Fede?

R. – Perché sono a Torino, è un anno straordinario per Torino e non potevamo perdere questa occasione. Ed è un aiuto, questo è il nostro ruolo, questa è la nostra chiamata.

R. – Penso che comunque l’unione tra tutti noi ragazzi in una serata così sia importante per condividere la propria fede in un momento di gioia.

D. – Cosa ti hanno detto i tuoi coetanei quando hai detto che avresti partecipato a questa iniziativa?

R. – Alcuni mi hanno detto che ero matta, altri mi hanno detto che sarebbero venuti volentieri con me.

R. – Però, abbiamo conosciuto tantissime altre persone e sta andando benissimo!

R. – Certamente, è un cammino di ricerca che stiamo facendo con tutti i ragazzi e quindi questa dimensione del ritrovarsi tutti insieme, della condivisione anche al di fuori della nostra diocesi, è una cosa che spinge e ci aiuta in una ricerca continua.








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