Il cristianesimo non sia un fatto compreso da pochi e tutte le opere della Chiesa lottino contro la “cultura dello scarto” e rendano evidente la “tenerezza e la misericordia” di Gesù per i più deboli. Sono alcune delle indicazioni pastorali che il Papa ha dato ai vescovi del Benin, ricevuti in visita “ad Limina”. Francesco ha chiesto ai presuli africani grande impegno in difesa della famiglia, in vista del Sinodo di ottobre, e sostegno al dialogo con l’islam. Il servizio di Alessandro De Carolis:
“Grande entusiasmo”, animazione, devozione popolare. Nelle diocesi del Benin sono espressioni facilmente riscontrabili da parte della comunità ecclesiale. E tuttavia, scavando sotto la superficie, la partecipazione mostra talvolta una fede “superficiale”, che manca di “forza”.
Una fede forte resiste al secolarismo
A raccontarlo al Papa sono gli stessi presuli del
Benin e Francesco parte da questo rilievo per ribadire “che il desiderio di una profonda
conoscenza del mistero cristiano non resti appannaggio di una élite, ma animi tutti
i fedeli”, perché “solo una fede profondamente radicata nel cuore dei fedeli e concretamente
vissuta” permetterà di “fare fronte” – meglio di “sconfiggere” i venti della secolarizzazione
“che si levano in tutto il mondo” e che, osserva con realismo, spirano “anche nel
vostro Paese” anche se in modo “non ancora visibile”.
Attenti alle famiglie
Tenendo conto di questo nuovo orizzonte, quello di
un Paese che sta cambiando pelle, Francesco si sofferma sulle questioni pastorali
più importanti di ogni visita “ad Limina”. Primo punto, le famiglie, che il Papa esorta
a sostenere con “determinazione” nella loro vita quotidiana, pur riconoscendo con
franchezza che “la pastorale matrimoniale è difficile, tenuto conto della situazione
concreta, sociale e culturale del vostro popolo”. Voi, dice ai vescovi del Benin,
“non scoraggiatevi ma perseverate costantemente perché la famiglia, così come la difende
la Chiesa cattolica” è “un dono di Dio che porta alle persone e alla società gioia,
pace, stabilità, felicità”. Alla famiglia Francesco associa poi il lavoro in favore
dei giovani beninesi e della loro istruzione: che essa – chiede – sia “integrale”,
cioè “umana e spirituale”, e insegni la solidarietà e la giustizia.
Dialogo, "scarto", tenerezza
In tema di dialogo con l’islam, Francesco definisce
il Benin “un esempio di armonia tra le religioni sul suo territorio” e chiede di “preservare”
il “patrimonio fragile” di questo rapporto, rispetto al “clima globale” che si respira
nel mondo. E la stessa armonia, afferma, sia riflessa nelle opere della Chiesa che
si occupano di promozione umana. Andate “controcorrente”, incita i presuli, “lottando
contro la cultura dello ‘scarto’” e “diffondendo i valori evangelici dell’accoglienza
e dell’incontro”, badando a che sia identificabile la “specificità” di ogni iniziativa
ecclesiale. “Non si tratta mai – ribadisce il Papa – di una semplice assistenza sociale,
ma della manifestazione della tenerezza e della misericordia di Gesù stesso, che si
china sulle ferite e sulle debolezze dei suoi fratelli. Così la gioia del Vangelo
viene annunciata in modo più efficace agli uomini”.
Evitare i giochi politici
Ai religiosi del Benin, va l’invito di Francesco a
“vivere intensamente l'Anno della Vita Consacrata”, mentre in tema di vocazioni –
che nel Paese africano sono numerose – il Papa ha suggerito di condividerle “con generosità”
con gli altri Paesi “che mancano di chiese”. L’ultima indicazione diretta è per il
rapporto da mantenere con le autorità istituzionali: “Non entrate direttamente nel
gioco politico o nelle querelle dei partiti” perché questo, asserisce il Papa, è
un aspetto che attiene ai laici. Voi, conclude, “formateli e incoraggiateli senza
fermarvi”.
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