2015-04-28 13:40:00

Donne protagoniste nella Chiesa, convegno all'Antonianum


Riflettere sul contributo sempre maggiore che le donne possono dare alla Chiesa, analizzando i modelli del passato per guardare alle sfide di oggi. Se n’è discusso presso la Pontificia Università Antoinianum di Roma, nel corso di un convegno organizzato in collaborazione con l’ambasciata cilena presso la Santa Sede. C’era per noi Elvira Ragosta:

Negli ultimi anni l’attenzione riservata al ruolo delle donne nella Chiesa è aumentata sempre di più, sollecitando una riflessione, anche alla luce delle parole di Papa Francesco sulla necessità di offrire loro nuovi spazi. La riflessione di suor Mary Melone, rettore dell’Antonianum e prima donna a ricoprire il ruolo di rettore di un’università pontificia:

R. – Le donne sono la Chiesa, le donne operano nella Chiesa, le donne costruiscono la Chiesa da sempre. E’ ovvio che, come dice il Papa, noi dobbiamo ripensare a ruoli che siano più adatti alla società contemporanea, che riescano a consentire alle donne un apporto che sia adeguato alla loro sensibilità, ma soprattutto che sia adeguato alla ricchezza del loro essere, questo sì.

D. – Lei è il primo rettore donna di un’Università pontificia. Quali, secondo lei, possono essere gli spazi di apertura per le donne?

R. – Io penso che questo aspetto sia un po’ complesso, nel senso che si rischierebbe di intendere la riflessione sul ruolo della donna solo in chiave funzionale, solo in chiave di ruoli da occupare, da ricoprire. Sicuramente è necessario che si aprano nuove possibilità per nuovi ruoli, quindi per un inserimento più significativo della donna nella Chiesa. Penso, però, che il tema vada affrontato in maniera più complessa, più generale: che si riconosca alle donne la possibilità di un apporto costruttivo alla Chiesa come spazio di comunione. Certamente, ci sono anche dei ruoli di responsabilità - e su questo il Santo Padre penso sia intervenuto più volte con molta chiarezza - che possono essere affidati alle donne, senza il peso di un passato di pregiudizio e di sospetti.

Sui modelli del passato e sul binomio subordinazione/equivalenza l’intervento della prof.ssa Cettina Militello, della Pontifica facoltà teologica Marianum, che sulle sfide di oggi, nel villaggio globale che non pone più l’Europa al centro del Mondo, vede la necessità per le donne cristiane di promuovere il dialogo interculturale:

R. – Quello che sicuramente è importante è capire che l’umanità va avanti nella interazione, nel dialogo, nella reciprocità di maschile e femminile, secondo le forme che la cultura man mano supporta o secondo le forme che la cultura può mostrare in evoluzione. Io posso partire da un contesto di subordinazione e se mi è culturalmente congeniale orientarlo verso un riequilibrio. Tra l’altro, io credo che le matrici ancestrali, quelle arcaiche nel senso principiale, dicono l’uomo e la donna affianco. Se noi guardiamo lo spaccato, al di là delle nostre codificazioni ideologiche, di fatto abbiamo uomini e donne accomunati dalla cura parentale, accomunati dalla fatica del lavoro, accomunati nel tramandare la cultura e la tradizione. E allora puntiamo su quello che accomuna e che può essere meglio sviluppato, nel rispetto – ripeto – di ciò che è proprio a ciascuno.  

Nel suo intervento il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, nel ricordare l’importanza dell’analisi storica e critica sul ruolo della donna nella Chiesa, ha esortato a guardare al futuro tralasciando l’approccio funzionale e affrontando il tema come antropologico, coinvolgente cioè sia uomini che donne. E sull’importanza dell’iniziativa abbiamo raccolto il commento dell’ambasciatrice cilena presso la Santa Sede, Monica Jiménez de la Jara:

R. – Es una invitation a que hombres y mujer nos sentemos a dialogar sobre …
E’ un invito affinché gli uomini e le donne si siedano a dialogare riguardo alla nostra reciprocità. Solo insieme, uomini e donne, possiamo costruire la Chiesa, possiamo costruire il mondo: non gli uomini soli, non le donne sole. Uomini e donne, dividendoci le responsabilità nella Chiesa e nella società.








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