2015-04-29 13:23:00

Vaticano: documento su lotta Chiesa a tratta esseri umani


La piaga della tratta al centro del documento “Impegno cristiano”, presentato stamane a Palazzo San Calisto a Roma, presente il cardinale Antonio Mario Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti, e Michel Roy, segretario generale della Caritas Internationalis, le due istituzioni che insieme alla Rete ecumenica Coatnet lo hanno redatto congiuntamente. Il servizio di Roberta Gisotti:

“La persona umana non dovrebbe mai essere venduta o acquistata come se lei o lui fosse una merce”. Da queste parole di Papa Francesco contra la tratta, la volontà di un rafforzato impegno cristiano per fronteggiare una “vergognosa piaga, indegna di una società civile”, ha denunciato lo stesso Francesco. Secondo stime Onu, sono 2 milioni e 400 mila le vittime di questo turpe commercio che, in massima parte non identificate, non avranno mai giustizia per gli abusi e i danni subiti. Ma cosa accade a questi poveri “schiavi moderni”: privati di dignità, dei loro diritti civili, anzitutto della libertà, sono costretti con la frode o la coercizione al lavoro forzato, allo sfruttamento sessuale, alla sottomissione per debiti e altre forme di servitù. Tutto ciò frutta all’impresa criminale della tratta profitti elevatissimi: almeno 32 miliardi l’anno. Mentre i rischi sono bassissimi: poche migliaia le condanne di trafficanti in ogni anno nel mondo.

Occorre allora dire no - si legge nel documento contro la tratta - alla “cultura dell’indifferenza”, come la definisce Francesco, sia nei Paesi d’origine che nei Paesi destinatari, dove “non è sufficientemente contrastata dalle autorità, dall’opinione pubblica, dagli educatori e dalla Chiesa”. La “sfida” da raccogliere “richiede quindi un vasto raggio di azioni” sensibilizzando “la gente, attraverso i media, mediante programmi di educazione, con il dibattito pubblico e con la Chiesa”, congregazioni religiose, organizzazioni cattoliche e fedeli che hanno “l’obbligo d’impegnarsi coordinando gli sforzi globali”.

Cosa fare in concreto? Il documento rivolto - ha spiegato il cardinale Vegliò - a Conferenze episcopali, Caritas nazionali, diocesi e parrocchie intende spronare interventi efficaci contro la tratta sfruttando anche le buone pratiche già in atto nel mondo. Da qui alcune indicazioni concrete per prevenire e sensibilizzare gruppi a rischio (ad esempio persone in cerca di lavoro in Paesi esteri o migranti irregolari) insegnanti e professionisti (come medici, sacerdoti, infermieri, assistenti sociali, funzionari di governo) e il pubblico in generale. Indicazioni per assistere le vittime di tratta, sul piano materiale ma anche a livello psichico e spirituale. Indicazioni su aspetti giuridici e politiche migratorie per tutelare i “trafficati” ed assicurare alla giustizia i trafficanti; indicazioni per fare rete a livello locale, nazionale e internazionale, cooperando all’interno della Chiesa cattolica e fuori con partner ecumenici autorità civili e organismi non governativi.

Tra le esperienze positive riportate, quella di suor Gabriella Bottani, responsabile della Rete della Vita consacrata contro la tratta di persone. Ascoltiamola al microfono di Rosario Tronnolone:

R. – Le cause della tratta sono molteplici. Noi parliamo di un fenomeno molto complesso, multidimensionale. Una delle prime e principali cause è sicuramente la diseguaglianza sociale e l’iniquità, anche di accesso alle risorse, che causano delle grandi sacche di povertà e che motivano, anche non solamente, a delle migrazioni internazionali, ma anche a delle migrazioni interne, alla ricerca di una vita migliore. Questa sicuramente è una delle principali cause. Noi sappiamo che la tratta di persone coinvolge soprattutto donne e bambini e quindi esistono anche delle disuguaglianze legate alla questione di genere: soprattutto le donne e i bambini soprattutto minorenni. D’altra parte abbiamo, invece, la domanda: dobbiamo vedere anche perché le persone sono sfruttate oggi.

D. – Che cosa può fare la Chiesa per contrastare, intanto, proprio le ragioni della tratta, prima ancora che il fenomeno?

R.- Io credo che l’impegno cristiano sia un impegno che può veramente fare una grande differenza, promuovendo proprio la cultura della vita, della libertà, del rispetto, della dignità umana. Quindi nel lavoro della prevenzione, ma credo anche - come Chiesa - impegnati nell’accompagnamento alle vittime, a coloro che hanno vissuto sulla loro pelle quella che è l’esperienza della schiavitù dei nostri giorni. E credo anche che noi, come Chiesa, possiamo dire qualcosa perché ci sia un impegno politico - quindi da parte pure dei governi - più effettivo ed efficace contro la tratta.

D. – La tratta è un fenomeno molto ampio, ha molte facce, distribuito geograficamente in modo impressionante nel pianeta, però tendiamo probabilmente a considerarlo un fenomeno geograficamente lontano da noi …

R. – Forse quello che ci dà questa impressione è che la tratta di persone, differentemente da altre situazioni,  è difficile da identificare. Per esempio noi vediamo una grande quantità di migranti che arrivano da noi; questa è l’attualità dei nostri giorni. Queste persone sono ad altissimo rischio di essere coinvolte poi da queste reti criminali perché continui uno sfruttamento a scopo di lucro. Per esempio noi vediamo la realtà della prostituzione, dello sfruttamento sessuale ma non riconosciamo in queste donne, ragazzi, bambini, bambine il volto di persone poi sfruttate e vittime della tratta. In altri casi per esempio il lavoro: noi magari compriamo una maglietta a bassissimo prezzo e non ci chiediamo: chi l’ha prodotta? Ma come è possibile acquistarla ad un prezzo così basso? Questo accade perché non vediamo che è stata prodotta attraverso il lavoro schiavo. Quindi effettivamente sembra lontano perché non lo vediamo e non lo riconosciamo, ma se ci fermassimo un po’ di più a pensare, credo che potremmo riuscire a vederlo: è veramente molto vicino a noi, fa parte della nostra quotidianità in tutti i Paesi del mondo.

D. – Sono molte le organizzazioni internazionali che combattono la tratta. Ma c’è una giusta coordinazione tra le varie organizzazioni? Si potrebbe far meglio?

R. – Sicuramente sì. Credo che il migliore modo sia qualcosa che ci spinga a crescere. Ci sono degli sforzi, ci sono diverse coalizioni che si stanno creando nel contesto cristiano-cattolico, ma anche laico. Ci sono organismi differenti legati alle Nazioni Unite, legati ad organismi ecclesiali. Diciamo che come Chiesa siamo su un buon cammino per poter unire le nostre forze e soprattutto mettere a disposizione una rete che credo tutti ci possano invidiare, perché la Chiesa cattolica, le congregazioni religiose, le conferenze episcopali, le parrocchie, sono veramente una rete di vita e di bene per crescere in questa cultura della vita.








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