Un tribunale egiziano ha condannato 69 islamisti all’ergastolo per aver incendiato la chiesa copta della vergine Maria a Kerdasa nel 2013. Due minorenni sono stati condannati a 10 anni di carcere per lo stesso crimine. Per il portavoce della Chiesa cattolica in Egitto, padre Rafic Greiche, “è la prima volta che si commina una sentenza” per aver distrutto un edificio cristiano e un segno che “i cristiani non sono cittadini di seconda classe” in una società al 90% musulmana.
Nel 2013 assaltate 60 chiese e istituzioni cristiane
L’incendio della chiesa di Kerdasa, nei sobborghi del Cairo, a poca distanza dalle
piramidi - riferisce l'agenzia AsiaNews - è avvenuto la notte fra il 14 e il 15 di
agosto 2013. L'area è molto popolosa e molto povera, con innumerevoli gruppi di islamisti.
Le violenze a Kerdasa e in tutto l’Egitto erano scoppiate dopo la deposizione del
presidente Mohamed Morsi (il 3 luglio) e dei raduni dei Fratelli musulmani a Nahda
Square e Rabaa el-Adaweya (il 14 agosto). Circa 60 chiese, istituzioni cristiane,
case e negozi di cristiani sono stati presi d’assalto; 13 poliziotti sono stati uccisi,
insieme a decine di islamisti.
La condanna è avvenuta solo per aver bruciato una chiesa
Il giudice Mohammed Nagi Shehata, che ha pronunciato la sentenza, nel febbraio scorso
ha condannato a morte 183 islamisti per aver ucciso 13 poliziotti a Kerdasa. “Questa
– commenta padre Greiche - è la prima volta che si commina una sentenza solo per l’incendio
di una chiesa. Altre volte sono avvenute condanne per chiese bruciate, ma insieme
ad altri crimini. Questa volta la condanna è avvenuta solo per aver bruciato una chiesa”.
I cristiani in Egitto non sono cittadini di seconda classe
“Tale verdetto – aggiunge – è importante perché fa vedere che i cristiani non sono
cittadini di seconda classe e che le chiese non sono edifici di seconda classe, ma
hanno la dignità di tutti gli altri edifici sacri; che la Chiesa è un’istituzione
da rispettare come tutte le altre. E’ anche un segno dell’indipendenza della magistratura,
della libertà dei giudici di fronte all’opinione pubblica, un segno che non sono politicizzati”.
Nessun risalto sui media egiziani
I media egiziani non sembrano dare molta importanza al verdetto: la notizia è riportata
nelle pagine di cronaca locale e in breve e i talk show televisivi non hanno per nulla
accennato al fatto. “In questi giorni i media – spiega padre Greiche - sono interessati
alla visita del Presidente al-Sisi a Cipro e in Spagna. Un altro motivo è che la gente
vuole dimenticare le terribili violenze e quei giorni di terrore”. (R.P.)
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