2015-04-30 15:00:00

Sale la disoccupazione. Cisl: servono politiche forti e investimenti


In Italia, il tasso di disoccupazione torna a salire a marzo: cresce di 0,2 punti percentuali, da febbraio, al 13%. Lo comunica l’Istat nei dati provvisori, precisando che si tratta del livello più alto dal novembre scorso. Ancora una volta a pagare l’assenza di lavoro sono i giovani. Per il ministro del Lavoro Poletti a questi elementi negativi se ne accompagnano altri, poistivi, registrati nei mesi scorsi. Il servizio di Alessandro Guarasci:

Il mercato del lavoro non riparte. La risalita della disoccupazione arriva dopo i cali registrati a dicembre e a gennaio e la lieve crescita a febbraio. A marzo ci sono stati 59 mila occupati in meno. A livello nazionale la disoccupazione raggiunge il 13%, e il confronto è impietoso con la Germania, dove il tasso è fermo al 6.4%, nell’Eurozona all’11.3%. Interviene la Banca Centrale Europea che dice come il miglioramento del clima di fiducia dei consumatori ha coinciso con un calo del tasso di disoccupazione", ma è chiaro che si referiva ai dati noti fino a metà. In Italia soffrono soprattutto i giovani, tra loro i senza lavoro sono il 43%, un dato in aumento di 0.2% rispetto a febbraio. Il ministro dell’Economia Padoan afferma che bisogna fare presto nell’agganciare la ripresa. Per l’Istat è ancora presto per vedere gli effetti del "Jobs Act", entrato in vigore il 6 marzo. D’accordo la Cisl, che però chiede nuove politiche industriali. Gigi Petteni, segretario confederale Cisl:

R. – Gli interventi del "Jobs Act", in questa prima fase, dal nostro osservatorio, aiutano a migliorare alcune condizioni di lavoro: ci sono delle trasformazioni di contratto; alcuni contratti che erano più precari vanno in una forma più stabilizzata. Ma è evidente che per riassorbire quei posti di lavoro che la crisi ha mangiato abbiamo bisogno di politiche forti, di attrattività di investimenti, probabilmente di intervenire sulla vocazione forte di questo Paese, che è ancora una vocazione manifatturiera e industriale, integrandola con nuove opportunità: dai servizi al turismo e ad altro…

D. – Mancano, dunque, politiche industriali? Perché continuiamo a vedere vertenze come quelle della Whirpool, di aziende cioè che investono in Italia e poi se ne vanno…

R. – Un appello anche alle imprese a mettersi in gioco un po’ di più. Adesso con l’euro, con il petrolio e anche con questi incentivi, io credo che anche il mondo delle imprese dovrebbe darsi un pochettino una scossa e fare anche qualche sforzo in più. Tante volte abbiamo salvato situazioni, mettendo a disposizioni flessibilità, orari, contratti di solidarietà, però non ce la possiamo fare da soli, solo la buone volontà dei lavoratori! Occorrono scelte più forti e più strutturate e occorre soprattutto incominciare ad anticipare alcune di queste situazioni e non trovarsi sempre a gestire solo tante e troppe emergenze.








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