2015-05-01 20:04:00

Social Fare: un acceleratore d'impresa gestito in parrocchia


Si chiama “Social Fare” ed è il primo acceleratore d’impresa fondato da una congregazione, quella dei Giuseppini del Murialdo. A seguire il progetto è il parroco don Danilo Magni: i giovani si rivolgono alla sua parrocchia per avere assistenza nelle fasi di progettazione, sviluppo o riposizionamento della loro azienda. Oggi la congregazione ha deciso di creare una rete internazionale chiamata “Rinascimenti Sociali” per aiutare gli imprenditori a lanciare le loro start up. Maria Gabriella Lanza ha intervistato don Danilo Magni:

R. – Con “Social Fare” abbiamo avviato quattro imprese e altre sette sono in start up.

D. – Quanti giovani si sono rivolti a voi?

R. – Si sono rivolti a noi un centinaio di giovani, ma non soltanto giovani si sono rivolti a noi: anche imprese, adulti con delle idee e adulti in situazioni di difficoltà che cercavano di uscire da una situazione faticosa. Ad oggi l’acceleratore sta accompagnando sette start up e ci sono altre imprese che invece si stanno rivolgendo a “Social Fare” per consigli di innovazione per la loro impresa.

D. – Come è nata questa idea di aiutare gli imprenditori a lanciare la loro attività?

R. – L’idea nasce dal prendere atto di ciò che è avvenuto attorno al 2009, con la cosiddetta crisi: molti dei giovani che abbiamo compagnato in progetti di formazione e di autonomia non avevano un sbocco lavorativo. Proprio per questo motivo abbiamo ritenuto opportuno tentare delle strade nuove, mescolando la sperimentazione di nuovi modelli di welfare, la sperimentazione di nuove imprese sociali, con l’obiettivo di generare occasioni di lavoro e andare in controtendenza rispetto al tasso di disoccupazione giovanile. Mi sembra importante dire che da soli non si va da nessuna parte e che le idee e i percorsi hanno successo nella misura in cui c’è un apporto comunitario di diverse persone e di diverse competenze.

D. – Quali sono i progetti futuri e gli obiettivi della vostra congregazione?

R. -  L’obiettivo è quello di diffondere il più possibile questa visione e di creare in altre parti – come stiamo facendo – altri punti di “Social Fare” che possano arrivare a contaminare altri territori e generare, anche lì, azioni virtuose.








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