2015-05-02 13:12:00

Expo. Marelli: ascoltare Papa su spreco cibo, globalizzare solidarietà


Con l’inaugurazione dell’Expo di Milano, riflettori puntati sul tema del cibo e sulle sue problematiche, in particolare quella del suo spreco. Papa Francesco nel suo videomessaggio ha denunciato la cultura dello scarto e l’impatto dei comportamenti del mondo ricco su chi muore di fame. Secondo la Carta di Milano, documento programmatico dell’Expo, 2 miliardi di persone al mondo sono malnutrite, mentre altrettante sono in sovrappeso. Ogni anno sono sprecate oltre un milione di tonnellate di cibo. Ma qual è la situazione di questa emergenza? Michele Raviart lo ha chiesto a Sergio Marelli, presidente del Cisa, Comitato italiano sovranità alimentare:

R. – Nel mondo sviluppato ogni persona spreca cibo pari ai due terzi del fabbisogno calorico, cioè del fabbisogno alimentare, di un’altra persona. Quindi se ognuno di noi avesse comportamenti più corretti nei confronti dell’uso degli alimenti, si potrebbero già oggi recuperare i due terzi dei fabbisogni alimentari delle altre persone. Oppure basti pensare che in Italia lo spreco medio di cibo per ogni italiano all’anno è di 76 chili di alimenti: otto miliardi di euro di cibo che finisce nella spazzatura che è mezzo punto di Pil. Questi forse sono dati che spiegano questo grande scandalo di una situazione a livello del mondo dove, giustamente dice la Carta di Milano, due miliardi di persone sono malnutrite, una persona su tre non ha cibo sufficiente ma contemporaneamente va detto, ricordato e sottolineato che non è un problema di carenze di cibo: il cibo c’è ma viene purtroppo molto sprecato.

D. – Il Papa nel suo videomessaggio per l'Expo ha parlato della cultura dello spreco e ha citato poi il paradosso dell’abbondanza di cui aveva parlato Giovanni Paolo II alla Fao. Come può la globalizzazione della solidarietà, come l’ha chiamata Papa Francesco, diventare globalizzazione del cibo ed evitare quindi gli sprechi?

R.  – Innanzitutto attraverso un’azione di maggiore responsabilizzazione delle persone, di ognuno di noi. Sempre più ogni nostra azione fatta qui in Italia ha ripercussioni anche a 7.000 km di distanza. Penso che un’educazione a questo atteggiamento responsabile sia quello a cui Papa Francesco ci richiama quando dice che bisogna globalizzare la solidarietà: cioè, dobbiamo avere un atteggiamento responsabile nei confronti di tutti gli altri esseri umani di tutto il pianeta perché appunto ogni nostra azione ha ripercussioni a livello globale, a livello mondiale.

D. – In questo senso come possiamo considerare l’Expo: una vetrina, una opportunità per sensibilizzare il consumatore?

R. – Expo è per sua natura una vetrina dove i Paesi, dove i produttori, dove tutti gli agenti, gli attori del mercato globale, si trovano per fare - lo dice la parola stessa - una grande esposizione, una grande vetrina. La grande novità dell’Expo di edizione di quest’anno del 2015 di Milano è che ha voluto anche ambire a dare una valenza e un significato più etico, più responsabile, dandosi come slogan “Nutrire il pianeta”. Allora, io penso che qui sia la grande sfida che Expo ha lanciato e che vedremo tra sei mesi se saprà cogliere: cioè, se oltre ad essere una grande vetrina sarà anche un’occasione, un percorso, per far riflettere, per sensibilizzare, per educare e anche speriamo, soprattutto, per individuare soluzioni concrete per nutrire il pianeta.

D. – Abbiamo parlato di comportamenti virtuosi che può adottare il consumatore ma dall’altro lato, dalla parte delle grandi aziende produttrici, dei supermercati, che comportamenti si possono attuare per evitare lo spreco di cibo?

R.  – Questo è un discorso molto più complesso perché evidentemente gli interessi in gioco delle grandi catene cosiddette “della grande distribuzione” sono interessi miliardari. E’ altrettanto vero che soprattutto attraverso la pubblicità e i messaggi mediatici che vengono passati queste grandi potenze dell’agroalimentare a livello mondiale hanno una fortissima capacità di influenza e di orientare gli atteggiamenti dei consumatori verso un’etica della responsabilità, piuttosto che orientarli verso un edonismo, verso un consumismo, verso quegli atteggiamenti che, dicevamo prima, poi causano anche quell’enorme spreco di cibo e dall’altra parte causano quel mostruoso numero di persone che invece di cibo non ne hanno a sufficienza. Ognuno di noi può fare qualcosa: certo, questi grandi attori, potrebbero, dovrebbero e dovrebbero essere indotti a fare molto di più perché questo pianeta non regge più, non sopporta più uno stile di vita come quello che c’è oggi nei nostri Paesi avanzati, che una persona su tre al mondo nemmeno si può immaginare e sognare.








All the contents on this site are copyrighted ©.