2015-05-03 12:45:00

L'Italia celebra Dante Alighieri a 750 anni dalla nascita


È uno dei più importanti appuntamenti previsti nel 2015: per i 750 anni dalla nascita di Dante Alighieri, celebrazioni sono previste in tutta Italia. Verrà ricordato in città come Firenze, Ravenna,Verona e Roma con cerimonie e convegni internazionali per celebrare questo importante anniversario. Lunedì a Palazzo Madama Roberto Benigni darà voce al poeta fiorentino alla presenza del capo di Stato, Sergio Mattarella, il cardinale Gianfranco Ravasi, il compositore Nicola Piovani e altri esponenti del mondo della politica e della cultura. Federica Bertolucci ha intervistato il prof. Eugenio Giani, presidente dell’Associazione Dantesca Italiana di Firenze:

R. - Quella di Dante Alighieri è una figura quanto mai attuale, perché nella Divina Commedia Dante esprime non solo quello che è l’aspetto da sempre considerato come più importante – quello linguistico - ma anche quello dei contenuti, ovvero le conoscenze astronomiche, filosofiche, storiche, l’indicazione geografica di quello che rappresentava il mondo di quel periodo. Quindi Dante è sì padre della lingua, ma è anche l’intellettuale che riesce ad offrirci uno spaccato con notizie, indicazioni di assoluto interesse che vengono studiate ancora oggi.

D. - In varie città italiane, tra cui Firenze e Roma, sono diverse le iniziative per ricordare questo anniversario. Qual è il comune denominatore che le lega?

R. - Indubbiamente è proprio il percorso che Dante sviluppò e fece nella seconda metà della sua vita. I festeggiamenti sono nelle città dantesche, prima di tutto a Firenze dove Dante visse fino all’età di 36 anni e le altre città in cui visse gli alti 20 anni. Dante si forma nella parte guelfa, ma poi, quando all’interno della parte guelfa  - che ha vinto lo scontro contro i ghibellini a Firenze alla fine del 1200 - le fazioni si dividono in bianchi e neri  - i primi guadati dai Cerchi, i secondi dai Donati - Dante diventa un tale punto di riferimento per la parte bianca che quando questa rimane soccombente è costretto pur avendo ruoli importanti – era stato priore dal 15 giugno del 1300 al 15 agosto del 1300 – a seguire la via dell’esilio che durerà venti anni fino alla sua morte, perché obbligato ad uscire da Firenze nel 1301 - e non ascoltato da Papa Bonifacio VIII - per Dante vi sarà il peregrinare prima in Toscana, poi naturalmente fuori, Padova, Verona e infine a Ravenna dove, ospitato da Guido da Polenta, morirà nella notte fra il 13 e il 14 settembre del 1321. In tutte le località dantesche sono previsti dei momenti di riflessione, di ricordo, delle vere e proprie occasioni ed eventi. A tutto questo si unisce Roma che Dante vivrà nell’epoca dei conflitti fra papato e impero. A Firenze gli eventi si concentrano durante questa primavera; ad aprile abbiamo aperto con un importantissimo convegno sui libri di Dante, ora stiamo vivendo dei bellissimi momenti, ovvero le conferenze in Battistero, quello che Dante definisce “Il bel San Giovanni”: la prima sarà il 5 maggio poi il 12, il 19, fino ad arrivare ad una bellissima occasione -  l’annuale di Dante  - durante la quale festeggeremo la sua nascita a Palazzo Vecchio.

D. - A dicembre si apre il Giubileo della misericordia voluto da Papa Francesco. Come viene affrontato il tema della Divina Provvidenza della Divina Commedia?

R. – Con questo Giubileo Papa Francesco ha voluto creare un’occasione, un riferimento di grande spessore, di grande importanza; un modo per esaltare lo stesso concetto della Divina Provvidenza che è così caro e vivo in Dante; un concetto intriso di una religiosità profonda in un’epoca in cui questo era tutt’altro che naturale. E proprio il concetto della Divina Provvidenza è vissuto in un trasporto nella Divina Commedia  grazie alla guida di Virgilio e alla figura di Beatrice -  che rappresenta un po’ la musa ispiratrice per Dante di valori e di concetti come l’amore, il senso del rapporto con gli altri attraverso la solidarietà, valori ideali, sentimenti più vicini a Dante -  che lo porteranno nella sua religiosità, ad esprimersi con una profonda laicità.








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