2015-05-04 14:40:00

Nepal: altri 2 sopravvissuti, difficoltà nel portare gli aiuti


A dieci giorni dal terremoto, due persone, un uomo di 60 anni ed una suora di 23, sono stati estratti vivi dalle macerie di due edifici dai villaggi di Sirdibas e Chhekampar nel distretto di Gorkha. Intanto, il bilancio delle vittime accertate sale a oltre 7.300 morti ma i dispersi sono ancora migliaia. Intanto, ritardi alla dogana ostacolano le operazioni umanitarie in Nepal: lo denuncia il rappresentantedelle Nazioni Unite, Jamie McGoldrick, a proposito delle difficoltà con cui gli aiuti esteri arrivano nel Paese. Fausta Speranza ne ha parlato con Marco Rotelli, segretario generale dell’organizzazione umanitaria Intersos:

R. – Stiamo aspettando anche noi il nostro cargo messo a disposizione dalla Farnesina che adesso è a Dubai e ha avuto dei rallentamenti. Il problema principale è il tonnellaggio degli aerei che atterrano a Kathmandu, che ha optato per aerei più piccoli con più rotazioni. Evidentemente questo ha creato molto più traffico, molta più congestione. Per i ritardi doganali sono state fatte richieste per accelerazioni date dall’urgenza della situazione.

D. – Gli aiuti non mancano ma non arrivano alla popolazione, è così? Perché ne sono arrivati tanti…

R. – Gli aiuti dovranno essere molti di più nelle prossime settimane. Questa è la fese iniziale della risposta ed è molto complicato, in una situazione come quella del Nepal, particolarmente montuosa, dove le strade sono state coperte dalle frane e quant’altro, raggiungere le aree chiamiamole non urbane e queste sono molte. Quindi c’è un fisiologico rallentamento dell’aiuto fuori dalle grandi città. Ci sono comunque gravi e urgenti bisogni. Questa è una cosa purtroppo che succede quasi fisiologicamente. E’ chiaro che all’aumentare delle capacità logistiche aumenta la capacità di risposta e le organizzazioni, a seconda di quante riserve finanziarie hanno a disposizione, hanno la possibilità di acquistare, noleggiare, disporre di mezzi per raggiungere aree particolarmente remote.

D. – A dieci giorni dal terremoto ancora vite umane salvate: due nelle ultimissime ore. I soccorsi anche su questo fronte vanno avanti?

R.  – I soccorsi vanno avanti. Purtroppo sappiamo che la probabilità di trovare persone vive, ancora vive o comunque in grado di riprendersi, dopo così tanto tempo diminuiscono drasticamente ogni ora, a questo punto, passati giorni e giorni dall’evento sismico. In ogni caso, i team di recupero, di ricerca, sono ancora attivi, sono però già partite le attività di supporto con la popolazione che si era salvata e che adesso ha bisogno di urgente assistenza medica. In particolare c’è bisogno considerando che fra qualche settimana cominceranno le stagioni monsoniche e quindi con un aggravio pesante di bisogni e di difficoltà per le popolazioni che hanno perso tutto e per chi come Intersos, nel contesto del sodalizio Agire, sta cercando di portare il supporto alle persone più vulnerabili.

D. – Ma è vero che ci sono polemiche sul fatto che le autorità nepalesi stanno facendo ripartire squadre di soccorsi straniere?

R. – Il governo nepalese ha ritenuto che ci fosse già sufficiente capacità di "rescue", di soccorso delle persone. E’ vero che ce n’erano in forze, sono partite da vari Paesi squadre molto efficienti e molto numerose… Noi non siamo in grado di giudicare la bontà o meno della polemica, di fatto c’è sul territorio dispiegato un consistente numero di persone per la ricerca e il salvataggio.

D. – Diciamo i bisogni della popolazione? Alcuni li immaginiamo…

R. – Si riescono a immaginare purtroppo e sono così gravi come uno se li immagina. Chi ha perso tutto, o comunque non è in grado di rientrare nelle abitazioni particolarmente danneggiate, si trova in questo momento in strada o in contesti rurali fuori dai villaggi senza disponibilità di cibo, che ha perso, senza disponibilità di denaro per poterlo acquistare, senza disponibilità di acqua potabile; in caso di assistenza medica, non ha accesso fisico ai centri che stanno andando in rapido esaurimento di scorte di medicinali, di capacità medica... Quindi, adesso tra le cose più urgenti c’è quella di soddisfare i bisogni elementari, acqua e cibo, e garantire questo per un periodo di tempo sufficiente a che le famiglie riprendano pian piano la loro capacità di resistere in una situazione del genere. Sapete che il Nepal non è una campagna facile e pianeggiante, ma è un Paese che si trova nel mezzo dell’Himalaya, quindi tutto questo è complicato anche dalle condizioni di altitudine, condizione di isolamento di questi villaggi… Noi come Intersos stiamo portando particolare aiuto per l’acqua potabile.








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