2015-05-04 16:23:00

Carpi in A: con Empoli, Sassuolo, Chievo e forse Frosinone tornano gli anni '80


Carpi Football Club 1909 in serie A 

I numeri sono da fiaba per una città, Carpi, che conta 72mila abitanti. "La squadra, commenta Carlo Nesti, giornalista e scrittore, è costata meno di un mese di stipendio di Cristiano Ronaldo. Lo stipendio più alto pagato dalla società è di 150mila euro lordi". Lo stadio "Cabassi", intitolato ad un partigiano supera di poco i 4.200 posti a sedere. "Ma sarebbe sbagliato parlare di casualità. Perchè la provincia di Modena è l'unica dal dopoguerra ad oggi ad aver portato 3 squadre in serie A. Il mondo del 'Carpi Football Club 1909', solo 6 anni fa in Serie D, è piccolo ma bello. All'insegna dell'eccellenza della piccola e media impresa legata al territorio nel settore della maglieria e della moda. Consideriamo poi che la stella della squadra è Kevin Lasagna, nato a Suzzara nell'agosto del 1992, in pochi anni dalla Promozione alla serie B".  

Dal dolore del terremoto alla serie A

Un segno di rinascita dopo il disastro del terremoto, che a Carpi ha reso inagibili le case di 4.500 persone su 72mila abitanti, anche se nessuno ha fatto ricorso ai moduli abitativi, i prefabbricati tuttora utilizzati in altri paesi colpiti dal sisma come Mirandola. I successi della squadra, alla seconda stagione in B, hanno contribuito a risollevare il morale: "Abbiamo avuto diversi milioni di danni al patrimonio pubblico e tante case private danneggiate, ma ci siamo tirati su, spiega il sindaco Alberto Bellelli, 38 anni, sottolineando come ora "il calcio ci stia dando una visibilità importante, mentre dopo il terremoto l’attenzione generale è scemata rapidamente".

La legge Bosman 2.0 apre agli stranieri non europei

La legge Bosman ha rivoluzionato il calcio europeo, abbattendo le frontiere interne all'UE. Ora arriva all'Italia la richiesta di applicare al calcio italiano una convenzione che assimila ai comunitari, lavoratori di 79 Paesi africani, caraibici e del Pacifico. In ambito sportivo è chiamato Bosman 2.0. In Italia, l'ha già recepita nel 2012 la Federbasket e il calcio ha abbattuto le barriere in Spagna, Portogallo, Germania e Francia. Ma in Italia si viaggia in direzione opposta. "A salvaguardia, spiega Carlo Nesti, degli italiani e della Nazionale a fronte del 50% degli stranieri presenti in serie A. Il 20 novembre scorso  è stata infatti approvata una riforma che va in controtendenza alla Bosman 2.0 che prevede dalla prossima stagione rose ridotte a 25 atleti con 8 elementi cresciuti nel vivaio o in Italia ed un tetto di 40 extracomunitari per la Serie A".

La tragedia di Superga del grande Torino: il commento di padre Federico Lombardi, tifoso del Torino (di G.Carlo La Vella) 

"Io ero troppo piccolo per fare dei grandi ragionamenti su quell’evento. In realtà mi ricordo benissimo quel giorno e la notizia che arrivò. Io avevo sei o sette anni, ma tenevo già per il "Grande Torino" e, come gran parte dei ragazzini che abitavano a Torino in quegli anni, eravamo pieni di entusiasmo e orgogliosi di questa squadra che effettivamente rappresentava il vigore, l’impegno sportivo e anche la capacità di ottenere dei buoni risultati che gli sportivi sanno indicare quando sono dei grandi campioni anche ai giovani della loro epoca. Quindi ricordo che questa notizia quel giorno piombò su di noi e su tutta la città come una nuvola nera, un momento di grandissima emozione e di grandissimo turbamento; la città rimase attonita e sconvolta. Noi guardavamo verso la collina di Superga esterrefatti, senza riuscire a renderci conto che poteva essere accaduta una cosa di questo genere. Certamente fu una scossa molto grande e, come sempre, il dolore fu profondissimo per tutta la città, ma anche per l’Italia, che fu colpita da questa tragedia. Ma ricordo anche che, in tempi molto brevi, si manifestò una grande volontà di riprendere e di continuare a raccogliere un’eredità di natura sportiva, ma certamente dal valore anche umano, che avevamo ricevuto da questa squadra così ammirata giustamente da tutti. Quindi una tragedia che, però, fu anche occasione di impegno morale, non solo sportivo, per continuare a raggiungere i risultati, a riprendere la vita del Paese, che si stava rialzando e ricostruendo dopo le gravi tragedie della guerra. Quindi una notizia terribile, una grande tragedia, un dolore profondissimo e sconvolgente, ma anche un’occasione per riaffermare la continuità di un impegno.

Il grande Torino di Valentino Mazzola, forse caso unico di una squadra apprezzata non solo dai suoi sostenitori, ma da tutta Italia e forse da tutta Europa, anche se all’epoca non c’erano le coppe internazionali. Una squadra che, nonostante all’epoca si giocasse molto in difesa, invece aveva fatto dell’attacco la sua tattica di gioco …

"Percepivo questo valore di una squadra con cui ci si identificava molto profondamente, sia da parte dei ragazzi, dei giovani, ma anche della città e in un certo senso della stessa società italiana. Il tempo della ricostruzione, dopo la guerra, è stato un periodo in cui abbiamo potuto apprezzare moltissimo l’impegno puro, non ancora contaminato da esperienze negative di corruzione o di altro e quindi un impegno estremamente positivo, che poteva indicare orizzonti e ideali alla società che si rialzava dopo la tragedia della guerra".

Un periodo quello in cui forse anche l’antagonismo con gli juventini era molto affievolito vista la grandezza di questa squadra; una Juventus che poi continua a vincere anche oggi e quindi il nome della città di Torino viene comunque tenuto alto …

"Sì, effettivamente c’è una grande tradizione sportiva dovuta a tutte e due le squadre con una sana rivalità, ma diciamo che a volte si manifesta in termini piuttosto intensi, ma mi auguro sempre rispettosi ed onesti".

Con noi, l'opinione di Carlo Nesti, giornalista e scrittore, il commento di don Leonardo Biancalani e Giancarlo La Vella. 








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