2015-05-04 15:28:00

Immigrazione: don Zambito, l'Europa recuperi la sua identità


Sono sbarcati oggi sulle coste italiane 1.300 dei circa seimila migranti salvati nel fine settimana dalla Guardia costiera, nelle prossime ore ne sono attesi altri 1.500. Tra loro, per la maggior parte, eritrei e somali. Dieci purtroppo le vittime accertate finora, mentre 320 le persone sbarcate la notte scorsa a Lampedusa, accompagnate subito al Centro d’accoglienza dell’isola. Francesca Sabatinelli ha intervistato il parroco di Lampedusa, don Mimmo Zambito, che si trovava sul molo all’arrivo dei migranti:

R. – Io mi trovavo proprio ieri sera, insieme con le suore e altre realtà presenti, all’arrivo di questi nostri amici, oltre 320 persone, tra le quali donne e anche qualche bambino. Le condizioni ci sono sembrate discrete. La provenienza è delle zone del Centrafrica, c’erano degli eritrei, come sta avvenendo sempre più spesso, delle famiglie siriane, molto composite e articolate, anche con anziani, e mi ha fatto molta, molta impressione. Si muovono a nuclei familiari, ma questa volta c’erano anche uomini abbastanza anziani e poi qualche persona che veniva dal Pakistan o comunque, ci è sembrato, da zone che abbiano a che fare con l’Oriente.

D. – Don Zambito, è cosa nota che la bella stagione e il mare in ottime condizioni portino le persone ad affidarsi agli scafisti, a barche che spesso diventano bare. E Lampedusa di nuovo è la porta per queste persone. Inizia la stagione turistica, sappiamo che gli abitanti di Lampedusa hanno sempre abbracciato le persone che arrivano dal mare, i migranti, sappiamo però che l’hanno anche pagata cara questa accoglienza. Che umore c’è, sull’isola?

R. – Di una grande amarezza, perché l’Europa sta mancando alla sua identità. Di fronte a questa migrazione di popoli, alla ricerca di libertà e di dignità da parte di intere popolazioni, mi faccio la domanda, e  la faccio ai cittadini europei che vengono a visitare la nostra Isola, a godere del suo ambiente naturale e del suo ambiente umano, compresa anche la presenza dei migranti, se pur saltuaria e occasionale, e la domanda è: che cosa unisce i Paesi europei, qual è l’identità di questa comunità europea? Io penso che la morte di ogni singolo bambino, o di donna o di madre, di giovane o di anziano che, sopravvivendo a tutto quello che hanno subito, si avventurano per il mare che  non hanno mai visto, alla ricerca di una landa di terra che neanche sanno essere Lampedusa, perché non hanno minimamente l’idea di dove stanno andando, se non da che cosa stanno fuggendo... Ecco, mancare a questa risposta, a chi sta cercando la vita, è la dichiarazione di morte, è l’ecatombe dell’Europa. Sopravviviamo su quest’isola perché c’è un’entità più grande di noi, che è l’Italia, che è l’Europa, che fanno sopravvivere un luogo così remoto e al limite della sussistenza e della sopravvivenza, ma non avere un’idea politica di che cosa significhi per noi e per questa gente che sta venendo condividere spazi e benessere e ricerca di felicità per me è una dichiarazione di chiusura dell’idea stessa di Europa.

D. – Tra le ultime cose che sono state dette anhe “attenzione a chi arriva: potrebbero anche esserci gruppi di terroristi”. Lei le incontra queste persone. Lei vede i loro occhi, spesso è sul molo per accoglierle. Ci sono i terroristi, tra di loro?

R. – E’ veramente un’arma di distrazione di massa questo infondere terrore nel cuore delle popolazioni nostre, europee e italiane. Il Papa a Lampedusa è venuto a fare delle domande al cuore di ogni persona, perché non c’è altra possibilità di salvezza che avere la capacità di saper leggere nella profondità del cuore e attivare processi di cambiamento che provino a integrare non solo i diritti dei singoli, ma anche i diritti dei popoli. Ci sarebbe da sghignazzare di fronte ad affermazioni superficiali, che vedono in questa realtà così povera, così schietta, così semplice, così ridotta a mal partito – per come li vediamo arrivare, per come la nostra Guardia costiera benedetta li salva – verrebbe da sghignazzare di fronte a chi mette in giro notizie di questo genere. Preoccupiamoci dei capitali finanziari e delle multinazionali, non piuttosto dei poveracci che scappano dalla persecuzione.








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