2015-05-05 16:50:00

Charlotte e Francesca, Giaccardi: "Si incontrino, da grandi"


"La vita nasce uguale, la diversità subentra dopo. Per ragioni sociali, culturali, economiche. Nasciamo con una promessa di futuro che una promessa di novità e ciascuno di noi la porta in una maniera unica e irripetibile". Chiara Giaccardi, docente di Sociologia e Anropologia dei Media all'Università del Sacro Cuore a Milano, commenta l'accostamento, sui social e sui giornali, delle foto delle due neonate, quasi in contemporanea la notte scorsa, Charlotte (secondogenita di Kate e William d'Inghilterra) e Francesca Marina, figlia di una profuga nigeriana che ha partorito in mare a bordo di una nave della Marina Militare che ha soccorso oltre 650 migranti nel Canale di Sicilia.

"Questo accostamento mi fa ricordare ciò che diceva Hannah Arendt: 'La libertà e la novità sono radicate nella natalità'. Possiamo venire al mondo e rompere i determinismi e far nascere cose nuove, libere. Capovolgerei il titolo di qualche quotidiano: 'Così diverse, così uguali'. No. 'Così uguali, così diverse'. Spero che colei che ha già ricevuto il titolo di altezza reale - riprende la Giaccardi - senta come responsabilità questo accostamento che è stato fatto suo malgrado. La sua nascita non è un evento che appartiene solo al suo contesto, ma è un evento che accade in un mondo plurale, dove la globalizzazione produce tanta diseguaglianza e tanta indifferenza". 

"Il gesto coraggioso di questa madre che ha partorito in mare ci ricorda un gesto che non è poi così lontano dalle nostre biografie. Probabilmente i nostri nonni si sono lanciati in imprese di ricostruzione di situazioni di estrema povertà per garantire un futuro migliore alle generazioni successive. Spero che nei giovani di oggi ci sia la disponibilità a sacrificare anche, eventualmente, la propria vita per garantire un futuro più sicuro e più pieno alle generazioni a venire. E’ uno slancio di gratuità che forse abbiamo perso. Le nostre società perciò sono sterili. Dobbiamo essere consapevoli che siamo eredi di un passato che ci ha consentito di essere qui e responsabili di un futuro che dipende in qualche modo anche da noi. Se perdiamo questo nesso, questo ‘tra’, difficilmente potremo uscire da questa stagnazione che non è soltanto economica, ma è una sterilità antropologica". 

Qual è la valenza simbolica dietro tante foto che circolano in rete con i volti di bambini che soffrono? "Il ricorso ai bambini è ambivalente: da una parte c'è una ideologia montante di una società che si è liberata dal ‘dovere’ di fare figli, e apprendiamo di tanta violenza esercitata contro i bambini. Nello stesso tempo – e questo è l’elemento di speranza – i bambini sono quelli che ci muovono e ci commuovono, ci impediscono di arrenderci al cinismo e al nichilismo. Questa speranza dobbiamo custodire e coltivare. Queste foto richiamano alla mente l'icona della Visitazione che il Papa ha voluto suggerire per l'imminente Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali (17 maggio) dove sono le donne che prendono l’iniziativa di incontrarsi e condividere la bellezza dell’annuncio che Maria ha ricevuto. Spero che queste due bambine - conclude Giaccardi - sentano il desiderio di visitarsi quando saranno grandi. Che questo incontro sia un simbolo di una fraternità che dobbiamo imparare a ricostruire".








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