2015-05-05 16:00:00

Dopo il varo dell'Italicum ora tocca alla riforma del Senato


Il premier italiano, Matteo Renzi, da Bolzano torna oggi a parlare della nuova legge elettorale approvata ieri dalla Camera, assenti le opposizioni. La legge elettorale, ha affermato, non è importante solo perché permette di sapere chi vince le elezioni, ma perché significa non continuare a chiacchierare, “ma fare le cose". Intanto, la Lega nord annuncia di aver già pronta la proposta per un referendum parzialmente abrogativo del testo. L’"Italicum", lo ricordiamo, ha valore solo per la Camera ed entrerà in vigore a partire dal luglio 2016, dopo l’approvazione dell’altra metà delle riforme istituzionali, quella che riguarda il Senato. Sulle ricadute circa la modalità con cui la norma è stata approvata e sull’accusa al Pd di aver voluto una legge “a misura del  vincitore”, Adriana Masotti ha sentito il commento del politologo Paolo Pombeni:

R. – Certamente, Renzi ha scelto, come cifra del suo governo, quello del governo – chiamiamolo così – del "fare". Quindi, è chiaro che per lui sarebbe stata una sconfitta difficilmente digeribile quella di non arrivare a termine. Il come, poi, non è stato onestamente determinato da lui, perché quando Renzi ha cercato di fare questa legge in accordo con un pezzo almeno dell’opposizione, su di lui si sono rovesciate contumelie di ogni tipo. Adesso che Forza Italia, dopo avere sostanzialmente accettato questo tipo di legge, si è sfilata con degli argomenti non proprio comprensibili, tutti gli sparano addosso perché lo ha fatto senza l’opposizione. Mi pare una critica un po’ buffa...

D. – Il fatto che questa legge sia stata approvata senza il voto delle opposizioni, pensa che porterà a delle conseguenze? E che sia, come qualcuno dice, una legge fatta a misura del vincitore, anche questo avrà qualche ricaduta?

R. – Tutte le leggi sono fatte a misura di quelli che le fanno. Difficilmente ci sono delle leggi fatte con questo grande spirito di neutralità… Poi, invece, tutte le leggi dimostrano che quello che le ha ideate non sempre porta a casa il risultato. Faccio un esempio. Adesso tutti dicono: “Bene, questa legge è fatta in questa maniera, perché chiaramente l’unico partito che può raggiungere un vasto consenso nei cittadini è il Pd di Renzi”. Questo potrà succedere una volta, una legislatura, due legislature, non è mica detto che duri per sempre… Per esempio, una legge di questo tipo, secondo me, spingerà i 5 Stelle – che sono in questo momento il partito che potrebbe competere nell’eventuale ballottaggio – a ridimensionarsi: se nel ballottaggio vogliono vincere devono, in qualche misura, maturare, diventare un partito – tra virgolette – più capace di prospettive di governo. Quanto al problema dell’accordo con le opposizioni, anche qui teniamo presente una cosa: questa operazione è una operazione di guerriglia parlamentare. Le opposizioni, per esempio, sono uscite dal parlamento per evitare che membri dei loro gruppi, di nascosto, potessero dare qualche voto di sostegno al governo. Questo è vantaggioso? Certo che no. Apre anzi una prospettiva molto pericolosa, perché i numeri sono risicati soprattutto al Senato e quindi ci saranno delle conseguenze. E questa idea della delegittimazione che la minoranza Pd sta facendo verso questa legge e l’operato del governo non porta dei buoni risultati, perché porta a una specie di guerra civile fredda. Quindi, tutto questo avrà delle ricadute e non sono ricadute che sono automatiche perché è stato fatto così, ma viceversa: diventano così perché una parte di forze politiche ha deciso "meglio che muoia Sansone con tutti i Filistei", piuttosto che una politica responsabile.

D. – L’"Italicum" entrerà in vigore solo dal luglio 2016, dopo la riforma del Senato, che si spera – appunto – di portare a casa per quella data. Ed è quindi su questo che adesso si gioca la nuova partita…

R. – Qui, invece, potrebbero esserci delle prospettive interessanti. La riforma del Senato contiene alcune cose e anche queste vengono richieste da 30 anni: la fine del bicameralismo perfetto, il fatto di avere una seconda Camera che non sia la fotocopia della prima…  Poi contiene, a mio giudizio, alcune debolezze: come l’affidare per esempio, in maniera così meccanica ai Consigli regionali la designazione dei futuri senatori… Tutto questo è un discorso che si può aprire. Io personalmente sarei anche dell’idea di ritornare a studiare di avere una certa quota di personalità estratte dalla società civile, come era nella originaria formula dei senatori a vita nominati dal presidente della Repubblica… Ecco, tutte queste sono delle cose che si possono e che si debbono fare e sulle quali mi pare molto più interessante discutere, piuttosto che perdere tempo con queste lamentele sul carattere presunto antidemocratico dell’"Italicum".








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