2015-05-08 13:00:00

Conferenza su Chesterton. Monda: grande sintonia con stile Francesco


“Un vescovo vestito da clown. Cosa significa fare apologetica nel Terzo Millennio?”. E’ il titolo della quinta conferenza annuale chestertoniana che si terrà sabato prossimo alle ore 17 nella sede de “La Civiltà Cattolica” a Roma. Ad introdurre l’evento sul grande scrittore e polemista inglese saranno il direttore della rivista dei gesuiti, padre Antonio Spadaro, e il direttore del G.K. Chesterton Institute, Ian Boyd. Alessandro Gisotti ha chiesto ad Andrea Monda, moderatore della conferenza e presidente dell’associazione “BombaCarta”, di soffermarsi sul tema scelto quest’anno:

R. – Tempo fa siamo stati tutti colpiti nel vedere Papa Francesco mettersi un naso rosso, tipico da clown, parlando con una coppia di persone che facevano clown terapia. E allora a noi organizzatori di questo Convegno annuale - che si svolge a Civiltà Cattolica,  grazie anche all’intervento del Chesterton Institute del New Jersey, sempre riguardo all’opera dello scrittore inglese Chesterton - ci è venuto subito in mente questa famosa espressione: “Un vescovo vestito da clown”. E’ una definizione che diede Emilio Cecchi, grande critico letterario italiano, quando conobbe di persona Chesterton, e disse: “Mi era sembrato di incontrare un vescovo vestito da clown”, cioè una persona capace di grandissima serietà e profondità, ma al tempo stesso anche con un tocco lieve, pieno di humor e di bonomia, capace quindi di trasmettere i valori, i principi della fede con allegria.

D. – Peraltro, anche Giovanni Paolo II amava molto i clown, e anche Benedetto XVI, quand’era ancora il teologo Ratzinger, in “Introduzione al cristianesimo”, il suo capolavoro, inizia proprio partendo da una scena di un circo, di un clown…

R. – C’è un legame molto stretto degli ultimi Papi, a partire da Pio XI, con la figura di Chesterton e con questa immagine farsesca, apparentemente, del pagliaccio, del clown. Benedetto XVI, poco dopo l’elezione a Sommo Pontefice, fu intervistato in Germania da una tv, e citarono proprio una battuta di Chesterton: “Gli angeli possono volare, perché hanno il senso dell’umorismo”. Anzi, fu lui stesso a citarla, perché disse che anche per il Papa è importante avere un granello di questa saggezza, di questo senso dell’umorismo, dell’autoironia che ci permette di volare e di non essere mai pesanti.

D. – In un’omelia a casa Santa Marta – ma poi lo ha ripetuto altre volte – Francesco ha detto, ormai tutti lo abbiamo nell’orecchio e nel cuore – non si può vedere “un cristiano con la faccia da funerale”. Ecco, in qualche modo Chesterton rappresenta un antidoto: è riuscito ad unire fede e umorismo, perfino teologia e comicità e ironia…

R. – Assolutamente sì! Ma addirittura, un “nemico” - se così si può dire - del cristianesimo come Nietzsche diceva: “I cristiani non sono credibili, perché non hanno la faccia da redenti, da persone che credono nel Risorto, nella Risurrezione: sono troppo tristi”. E quindi molte volte anche le accuse che ci vengono fatte dai “nemici” della fede, ci devono aiutare, aiutare a correggere molte volte anche una linea che possiamo prendere forse per routine, per stanchezza, per formalismo, addirittura per bigottismo. E da questo punto di vista è proprio vero che Chesterton, con la sua opera, è un potente antidoto. Chesterton in tutta la sua vita ha combattuto contro gli intellettuali, però quando dibatteva con queste persone, lo faceva sempre con una lealtà, con una sincerità e addirittura con un amore verso l’interlocutore, che forse era poi la cosa che più di tutte convinceva.

D. – In questo si può ritrovare un certo stile chestertoniano in Jorge Mario Bergoglio, che peraltro – sappiamo – anche lui ha amato e ama Chesterton?

R. – E’ un grande ammiratore di Chesterton, credo abbia fatto parte anche della società chestertoniana argentina; ma addirittura direi che sembra quasi un personaggio uscito dai romanzi di Chesterton! Penso, per esempio, ad Innocenzo Smith, il protagonista del romanzo “Le avventure di un uomo vivo” che - direi - incarna perfettamente tutte le cose che abbiamo incominciato a conoscere di questo Papa, venuto dalla fine del mondo: quest’entusiasmo, questa capacità di essere contagioso nell’allegria, travolgente, sconvolgente, sempre spiazzante. In questo romanzo, Innocenzo Smith, arriva nel suo paesino inglese e getta lo scompiglio. Papa Francesco sembra essere arrivato in Occidente, e a capo della Chiesa cattolica, portando un vento di allegria, di fiducia, un vento di misericordia, al quale ancora forse non siamo abituati. Forse, andare a rileggere Chesterton, potrebbe aiutarci a comprendere questo Pontificato.








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