2015-05-07 14:00:00

Vescovi Burundi: sì al voto invocando la via del dialogo


“Raccomandiamo vivamente la via delle elezioni perché il Paese non manchi di istituzioni elette dal popolo e che godano della sua fiducia” affermano i vescovi del Burundi in un messaggio sulla situazione del Paese, in preda alle proteste contro la candidatura del Presidente uscente Pierre Nkurunziza, alle elezioni di giugno, per un terzo mandato, in violazione della Costituzione che prevede solo due mandati presidenziali.

I vescovi chiedono di garantire la sicurezza delle elezioni
Nel messaggio, ripreso dall’agenzia Fides, i vescovi si dicono preoccupati per il clima di tensione nel quale vive il Paese: scontri tra polizia e manifestanti con morti e feriti; scuole e uffici chiusi; popolazione in fuga e persone che dormono fuori casa per paura di essere uccise; timore diffuso di una ripresa della guerra civile. Per questo nel messaggio si chiede che quanti hanno la responsabilità “facciano di tutto per garantire la sicurezza delle elezioni, la libertà di movimento dei candidati e degli elettori, in una competizione che dia ad ogni candidato le stesse possibilità di presentare i propri progetti di società e di fare la propria propaganda nella tranquillità”. I presuli chiedono tra l’altro “che sia garantita la sicurezza ovunque, in modo che i rifugiati, rassicurati, tornino nelle loro case; che siano verificate le voci su armi distribuite ai giovani affiliati ai partiti e, nel caso fossero vere, che si proceda al disarmo sistematico e non selettivo” al fine di far sì che le elezioni non avvengano sotto la minaccia delle armi.

La Chiesa indica la via del dialogo 
​I vescovi burundesi invocano la via del dialogo, che ha portato agli accordi di Arusha, mettendo fine alla decennale guerra civile. Sottolineano inoltre che “governare è la grande missione di mettersi al servizio di tutti”. Per questo i dirigenti del Paese “non devono cercare solo i loro interessi personali o settari. Colui che vuole governare deve accettare di essere il padre di tutta la nazione. Un buon padre è colui che può anche rinunciare al suo diritto quando vede che questo serve alla salvezza della sua famiglia”. Il messaggio si chiude facendo appello ai giovani, perché non si facciano manipolare per commettete atti violenti, e ai fedeli, perché preghino incessantemente per il bene del Burundi. (L.M.)








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