2015-05-08 15:40:00

Card. Vegliò: l'Europa deve farsi carico dei rifugiati


Papa Francesco ha incontrato il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Al centro del colloquio le complesse questioni legate al fenomeno dell’immigrazione verso l’Europa. Un tema che sta molto a cuore al Papa e sul quale a vari livelli si cercano soluzioni. Al termine dell’udienza Adriana Masotti ha sentito il porporato:

R. – Ha preso una ampiezza enorme questo fenomeno, con tanti morti, con idee un po’ strane di qualche politico, concernenti la maniera di fermare queste emigrazioni… La preoccupazione è sempre quella che conosciamo bene: sono esseri umani che possono creare dei problemi, però l’Europa ha il dovere - essendo un continente ricco il loro - di prendersi cura di questi immigrato che per cercare di vivere una vita migliore lasciano la loro patria, spendono i loro soldi, vanno incontro spesso alla morte. Questo è per i migranti. Se poi parliamo dei profughi è ancora peggio, perché si tratta di gente che scappa proprio dai loro Paesi: veda la Siria, veda l’Iraq, veda la Nigeria, veda la Somalia… E questo perché ci sono persecuzioni o politiche o religiose. Quindi, rientra anche nel dovere di uno Stato di riceverli, accogliergli, esaminare la loro posizione per dare loro eventualmente l’asilo politico.

D. – L’Europa e l’Onu si stanno orientando verso una politica più di contenimento. Si parlava di bombardamenti, di un pattugliamento delle coste libiche. Mi pare che il pensiero della Chiesa e di tante organizzazioni umanitarie sia invece quello di una maggiore accoglienza…

R. – Quando si parla di bombardare, prima di tutto non si può mica bombardare un Paese: c’è il diritto internazionale. Bisognerebbe eventualmente avere l’accordo o se non altro la protezione dell’Onu e l’accordo del Paese dove uno eventualmente va a bombardare la barche. Certo, se noi possiamo essere d'accordo con la Libia, avremmo risolto il problema, perché la Libia stessa si impegnerebbe almeno a far partire molti meno immigranti di quelli che partono adesso. Altre idee un po’ peregrine… Però io le capisco, perché di fronte a questo flusso continuo ci si domanda veramente: ma che cosa dobbiamo fare per queste persone e un pochino anche per l’Italia, che ne riceve tanti? In questo caso sarebbe bene che – come ha anche detto il Santo Padre – l’Europa sentisse maggiormente come suo questo problema e non lo lasciasse ai Paesi che confinano con l’Africa, nel sud dell’Europa. Perché se ogni Paese dei 28 Paesi d’Europa si prendesse una certa quota, il problema sarebbe molto diluito. Come in Italia, che bisogna riconoscere che ha dei meriti: l’anno scorso ne ha assorbiti circa 170 mila. Se uno li dividesse in tutte le province, in tutte le regioni, sarebbe una cosa sopportabile. Dopo, però, alcune regioni, alcune province non li vogliono… E’ un problema complesso, però la Chiesa guarda sempre il rispetto della dignità umana, guarda sempre l’altro come persona e per noi cristiani come figli di Dio.

D. – Eminenza, mi conferma l’interesse della Santa Sede per l’ipotesi di aprire corridoi umanitari, tramite le nunziature apostoliche, come diversi organi di stampa stanno dicendo in questi giorni?

R. – Questo è un problema che ci è stato posto, una richiesta che ci è stata posta ultimamente. E’ un’idea di questi quattro sacerdoti che desta interesse. Certo è un po’ difficile metterla in pratica, però non si può nemmeno buttare nel cestino: in quanto tutto ciò che può aiutare a risolvere nella maniera migliore questi problemi, la Chiesa lo studia attentamente. Per cui il problema viene studiato.  








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