Per ricordare il centenario della nascita di frère Roger Schutz, la Comunità di Taizé celebra in Borgogna una giornata commemorativa con una presentazione della vita del fondatore attraverso percorsi informativi a scelta e una preghiera di rendimento di grazie. Quest’anno ricorrono anche il 75.mo anniversario di fondazione della comunità ecumenica e il 10.mo anniversario della morte di frère Roger, avvenuta il 16 agosto 2005 per mano di una squilibrata. Federica Bertolucci ha intervistato frère Marek, uno dei fratelli della Comunità di Taizè:
R. – Celebriamo dunque il centenario di frère Roger e per questo volevamo cominciare le celebrazioni di quest’anniversario con i nostri amici della regione di Taizé. Facciamo una celebrazione tutto il pomeriggio, iniziando alle tre con l’accoglienza degli arrivati e poi facciamo insieme una preghiera di ringraziamento per la sua vita nella nostra chiesa di Riconciliazione. Dopo la preghiera, invitiamo tutti i presenti alla comunità, alla nostra casa. Finiamo la giornata con la Preghiera per la Pace: mezz’ora di silenzio, la Preghiera della sera abituale della comunità alle 20.30.
D. – Oggi, la comunità di Taizé conta una centinaio di fratelli, cattolici e di diverse origini evangeliche, provenienti da 30 nazioni diverse. È corretto dire che la comunità è una parabola di comunione, cioè un segno concreto di riconciliazione tra cristiani divisi e tra popoli separati?
R. – È questo che frère Roger voleva. La comunità è un segno, una parabola – diceva lui – della comunione, della riconciliazione, dell’unità tra i cristiani, in primo luogo, ma anche di tutta la famiglia umana. Ogni giorno ci sforziamo di vivere questa parabola.
D. – Qual è il vostro impegno educativo con i giovani?
R. – I giovani vengono a Taizé molto numerosi in questi ultimi decenni. Non era un progetto di frère Roger all’inizio, ma sono venuti e allora abbiamo deciso di accoglierli. Gli incontri sono molto semplici: c’è soprattutto preghiera comune, poi riflessione basata sul Vangelo. Partendo dalla contemplazione, dalla preghiera, andare verso gli altri, soprattutto verso i poveri più isolati, portare la Buona novella.
D. – I fratelli cercano di condividere le condizioni di esistenza accanto ai più poveri, ai bambini di strada, ai carcerati e ai moribondi. La comunità è rimasta sempre la stessa o è cambiata in qualcosa?
R. – Sin dall’inizio, i fratelli partivano da Taizé per condividere la vita dei più poveri. Questo continua: adesso abbiamo cinque comunità, piccole fraternità sparse nel mondo sempre tra i più poveri, in Bangladesh, in Brasile, due comunità in Africa – in Senegal e in Kenya – in Corea del Sud. Cerchiamo di essere fedeli a questa intuizione di frère Roger e cioè che una vita monastica, una vita di preghiera, conduce sempre verso quelli che sono più bisognosi, più poveri. L’obiettivo della giornata di celebrazione dell’anniversario di frère Roger è soprattutto ringraziare Dio per tutto quello che fratel Roger ha fatto e che lui ci ha lasciato come una missione, un compito. Noi vogliamo ispirarci a questo ricco patrimonio che frère Roger ci ha lasciato e guardare al futuro.
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