2015-05-11 14:00:00

Migliaia di profughi rohingya sbarcano in Sumatra e Malaysia


Un altro sbarco questa mattina di almeno 1.800 boat people in fuga dal Myanmar e dal Bangladesh, dopo i quasi 600 individuati nella notte tra sabato e domenica e sbarcati ieri sulle coste della provincia di Aceh. Le imbarcazioni sui cui stavano viaggiando da almeno settimane dopo avere lasciato le coste thailandesi, stavano andando alla deriva nel mare presso le coste nord-occidentali di Sumatra prima di essere localizzate e scortate agli approdi. Negli ultimi casi, quattro barconi con un migliaio a bordo, portate a arenarsi sui bassi fondali prospicienti l’isola malese di Langkawi. Per le autorità indonesiane, che si trovano davanti a un flusso crescente di fuggiaschi, si tratterebbe di rohingya, popolazione musulmana in maggioranza stanziata in Myanmar ma ai quali il governo birmano non riconosce la cittadinanza.

Difficoltà per il recupero dei profughi
Come descritto da Steve Hamilton, vice-responsabile della sede indonesiana dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, i 573 profughi che sono sbarcati nella prima mattinata di ieri si trovavano su due imbarcazioni separate per gli uomini e per le donne. Alcuni hanno avuto bisogno di cure mediche, tutti erano stremati dalla traversata e dalla mancanza di cibo. Per essi, e per i nuovi arrivati di oggi, l’assistenza risulta difficoltosa, sia per le difficoltà a raggiungere con aiuti adeguati l’area dello sbarco, sia perché nessuno tra i profughi parla indonesiano o inglese. Si prevedono nuovi sbarchi, già forse in giornata e al pattugliamento del mare tra Sumatra e Malesia partecipano insieme mezzi militari e pescherecci.

Profughi in mano a bande di trafficanti di esseri umani
La situazione dei fuggiaschi rohingya, in parte provenienti dai campi profughi in Bangladesh dove vivono in condizioni disperate, sta facendosi sempre più difficile. Non solo il loro esodo, sollecitato dalle violenze subite in Myanmar nell’ultimo triennio, è ora in mano a bande di trafficanti di esseri umani, ma la crescente attenzione internazionale – dopo la scoperta di fosse comuni in Thailandia presso il confine malese e di una realtà che va oltre quanto prima conosciuto o percepito di violenza, sfruttamento e morte – li mette ora a rischio di ritorsioni e di abbandono.

Almeno 7mila profughi sono in balia del mare
​Sono almeno 100.000 su forse un milione complessivi, i rohingya che hanno tentato la fuga via mare per raggiungere la musulmana Malesia e la sempre musulmana Indonesia, spesso con la prospettiva di tentare l’approdo nella lontana Australia. Al momento, gli osservatori del loro esodo stimano che tra 7.000 e 8.000 si trovino in balia del mare, parcheggiati dai trafficanti negli Stretti di Malacca in attesa che l’attenzione sulla loro sorte cali. (C.O.)








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