Il Consiglio Ecumenico delle Chiese (Coe) e la Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa (Ceta) hanno lanciato un appello al dialogo perché cessino in Burundi le violenze in vista delle prossime elezioni presidenziali. Proteste e scontri si sono verificati nei giorni scorsi in seguito alla ufficiale candidatura dell’attuale Presidente Pierre Nkurunziza per un terzo mandato.
Le tensioni minano la pace nel Paese
In una dichiarazione datata 5 maggio, pubblicata a Ginevra e Nairobi e firmata dal
pastore Olav Fykse Tveit, segretario generale del Coe, e dal pastore André Karamaga,
segretario generale della Ceta, è stata espressa profonda preoccupazione per i violenti
episodi in cui hanno perso la vita 18 persone. Manifestazioni di tal genere, specifica
la dichiarazione, non si verificavano dal termine della guerra civile, nel 2005. “L’attuale
clima di divisione mette in pericolo l’accordo di pace volto a mettere fine al conflitto”
si legge nel documento. Il limite di due mandati presidenziali nel Paese è stato sancito
nel 2000 dall’accordo di Arusha, che ha posto fine al conflitto fra le due principali
etnie del Burundi, gli Hutu e i Tutsi.
Occorre pregare per la stabilità nella regione dei Grandi Laghi
“E’ importante che la violenza cessi e che il dialogo sia restaurato” sottolinea la
dichiarazione, che evidenzia come non si tratti soltanto della pace e della sicurezza
dei burundesi, ma anche della stabilità della regione dei Grandi Laghi. “Il Consiglio
Ecumenico delle Chiese e la Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa invitano i fedeli
a pregare per tutte le persone in Burundi, per la giustizia e per la pace”, conclude
il documento, che esorta le Chiese e i leader religiosi a scoraggiare qualunque forma
di violenza ed invita a sostenere il dialogo ed il mutuo rispetto di tutte le parti.
(T.C.)
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