2015-05-13 14:08:00

Caritas. Maradiaga: lottiamo contro povertà e ingiustizie


Sono entrati nel vivo a Roma i lavori della 20.ma Assemblea generale di Caritas Internationalis, sul tema "Una sola famiglia umana, custodire il Creato", aperta martedì dalla Messa di Papa Francesco in San Pietro. Questo mercoledì, l’intervento del cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, presidente della confederazione Caritas. Il servizio di Giada Aquilino:

“Nel sangue versato in nome dei poveri sta la nostra forza di continuare a lottare contro la povertà e l'ingiustizia”. Evocando mons. Oscar Romero, che sarà beatificato il prossimo 23 maggio a San Salvador, il cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga ha avviato i lavori della XX Assemblea generale di Caritas Internationalis. Oltre 300 rappresentanti da tutto il mondo: uno dopo l’altro hanno risposto all’appello, Paese per Paese, a nome dei 165 membri della Confederazione. A loro, il presidente uscente di Caritas Internationalis ha chiesto di trovare “forza e determinazione” per affrontare le sfide future e realizzare lo slogan di quest’assemblea: "Una sola famiglia umana, custodire il Creato". Il 2015, ha rimarcato, è un anno cruciale per il vertice sui cambiamenti climatici a Parigi, il rilancio degli Obiettivi del millennio per lo sviluppo e la prossima Enciclica di Papa Francesco dedicata al Creato. Ma questo, ha aggiunto, è per la Chiesa anche un “momento di trasformazione”: con il Giubileo della misericordia, Papa Francesco – ha spiegato – ci ricorda la vicinanza di Dio ai poveri e ai sofferenti. In questo ancora un richiamo a mons. Romero, una delle due “luci guida” – ha detto il porporato honduregno – di questo anno, assieme a Paolo VI, fondatore della Confederazione Caritas. Proprio mons. Romero, ucciso 35 anni fa da un sicario, è ancora oggi fonte di ispirazione della Caritas di El Salvador. Ce ne parla il presidente, mons. Gregorio Rosa Chávez, che di Romero fu stretto collaboratore e oggi è vescovo ausiliare di San Salvador:

R. – E’ una piccola Caritas, incaricata come ovunque dell’attenzione ai poveri e della promozione umana, ma da noi soprattutto della ricerca di soluzioni ai grandi problemi strutturali nel nostro Paese, come ad esempio il problema della violenza, che da noi è terribile.

D. – La vicinanza ai poveri: come è impegnata la Caritas e quanto è importante per la Caritas l’esempio di mons. Romero?

R. – Mons. Romero ispira tutto quello che si fa da noi, nel lavoro con i poveri e per i poveri. Dopo la Beatificazione di mons. Romero molte cose saranno diverse, perché ci sono persone che non hanno conosciuto Romero, altre che lo hanno attaccato: piano piano queste persone vanno a chiedere perdono sulla tomba di mons. Romero.

D. – Chi era l’arcivescovo Romero?

R. – I vescovi, da noi, dicono tre frasi: uomo di Dio, uomo di Chiesa, servitore dei poveri.

D. – Perché è stato ucciso?

R. – E’ stato ucciso perché ha preso sul serio il Concilio Vaticano II, l’opzione per i poveri, la lotta per la giustizia, la difesa della dignità umana. E perché è diventato voce di quelli che non hanno voce.

D. – Questa è anche la missione del Papa: sono le parole di Papa Francesco. Quanto si riconosce di mons. Romero anche in ciò che dice il Pontefice?

R. – Dirò una cosa un po’ audace: mons. Romero è l’icona del pastore che pensa Francesco, è l’icona della Chiesa che pensa Francesco, una Chiesa povera e per i poveri, che poi è il tema di questa Assemblea della Caritas.

D. – Come portare avanti e formare una Chiesa povera per i poveri?

R. – Penso che in questa assemblea mons. Romero sarà molto presente. Lo è stato nel discorso inaugurale. Mons. Romero è come un’ispirazione per questa Assemblea, ispira il lavoro della Confederazione delle Caritas, perché, come Papa Francesco, mons. Romero evangelizza prima per la sua testimonianza e dopo con il suo stile di vita. Infine, con la Parola. Sono tanto simili, mons. Romero e Francesco: è incredibile.

D. – Qual è la speranza della Caritas di El Salvador, per la Beatificazione di mons. Romero, ma anche per la gente del Paese?

R. – Il Paese ha bisogno di modelli, di intercessori e di persone che indichino il cammino che dobbiamo seguire. Mons. Romero incarna tutto questo.

Ai lavori, in corso fino a domenica, è stato proiettato un video di Papa Francesco, tratto dai messaggi inviati dal Pontefice in occasione della campagna Caritas contro la fame e per l’incontro delle "Catholic Charities" degli Stati Uniti, degli ultimi due anni: nelle parole del Pontefice ancora un invito ad andare verso le periferie del mondo. Dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, un messaggio in cui si sottolinea l’impegno per un “significativo, universale accordo sul mutamento climatico” per arrivare, ha scritto, a “un nuovo corso che fornirà una dignità di vita per tutti, proteggendo il pianeta da cui dipendiamo”. Eppure, le catastrofi naturali oggi continuano ad uccidere: in Nepal, con le violente scosse di terremoto, come nelle Filippine, con tifoni e alluvioni. Ce ne parla il direttore esecutivo di Caritas Filippine, padre Edwin Gariguez:

R. – The most important emergency that we have…
L’emergenza più importante che abbiamo avuto è stata quella del super tifone Hayan, alcuni anni fa, i cui danni sono stati davvero catastrofici e hanno richiesto un intervento di "livello 5". Ogni anno, in media abbiamo circa 21 tifoni. A causa dei cambiamenti climatici, però, il numero in realtà sta crescendo. Quindi, stiamo cercando di dare una risposta adeguata in caso di emergenza, ogni volta che si verifica un tifone. C’è anche un’iniziativa che riguarda un programma di prevenzione, per rendere la comunità ancora più resistente. Cerchiamo di prepararla a qualsiasi tipo di calamità, per rispondere adeguatamente a questi disastri.

D. – E la vostra missione per i poveri?

R. – Along with our humanitarian response…
In aggiunta alla nostra risposta umanitaria, cerchiamo anche di alleviare la povertà. Le Filippine, infatti, sono uno dei Paesi più poveri del mondo. La Chiesa si è impegnata a essere una Chiesa per i poveri, sotto la guida del nostro Papa Francesco, del Concilio Vaticano II e dei documenti locali. Abbiamo cercato di rispondere davvero alla più grave povertà. Attualmente, stiamo svolgendo un programma di sviluppo: abbiamo un programma di micro-finanziamenti per un’agricoltura sostenibile e ci si organizza perché la comunità sia in grado di difendere i propri diritti.

Ma le tragedie di oggi sono anche le guerre in corso in tante parti del mondo, che generano morte, distruzione, nuovi flussi migratori. Mons. Antoine Audo, presidente di Caritas Siria e vescovo caldeo di Aleppo:

R. – Aleppo è una città sotto l’attacco, senza tregua, dei gruppi armati. Non si sa quando e dove cadranno altre bombe sulla gente, sui palazzi, per le strade, sulle scuole. È una cosa terribile. Negli ultimi mesi, ci sono stati bombardamenti molto duri. Abbiamo l’impressione che la gente non ce la faccia più a resistere. Soprattutto i cristiani ora dicono: “Basta, non si può più continuare a vivere ad Aleppo”.

D. – Parlando con la comunità cristiana, cosa emerge?

R. – Mi sembra che ora tutti vogliano andare via da Aleppo, verso l’Europa, verso gli Stati Uniti, verso il Canada. Cercano tutti i mezzi, ma è molto costoso. Adesso, poi, c’è un mercato che mira a sfruttare questa situazione: vogliono comprare le case dei cristiani che intendono scappare offrendo una cifra molto più bassa rispetto al valore della casa. Vogliono fare affari con la loro sofferenza.

D. – Lei più volte ha denunciato che la popolazione siriana sta diventando povera. Qual è l’impegno della Caritas?

R. – La gente è povera. Dobbiamo dare cibo a tutta la Siria, più o meno 30 mila razioni alimentari ogni mese. Poi  fornire medicine, educazione, aiutare le famiglie a pagare la scuola, aiutare i profughi ad avere un appartamento in affitto, aiutare gli anziani che vivono da soli.








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