2015-05-14 13:50:00

Allenatori, educatori di persone: al via il Seminario di studio sullo sport


Molti gli interventi al quarto Seminario internazionale di studio sullo sport, in corso a Roma, sul tema “Allenatori: Educatori di persone”. All’evento, promosso dallla sezione "Chiesa e sport" del Pontificio Consiglio per i Laici, partecipano allenatori, atleti, studiosi e responsabili dello sport delle varie Conferenze episcopali. Il servizio di Michele Raviart:

Educare nello sport per educare alla vita quotidiana. Questo il compito dell’allenatore, un ruolo chiave nella formazione dei giovani atleti. Un “educatore di persone”, come spiega appunto il titolo del seminario, che insegna ai ragazzi non solo gli aspetti tecnici della disciplina sportiva, ma promuove valori validi anche fuori dal campo. Mons. Josef Clemens, segretario del Pontificio Consiglio per i Laici:

R. – Per tutti i ragazzi, i giovani, che esercitano lo sport, l’allenatore diventa una persona molto importante, non solo per la sua capacità tecnica. A causa, infatti, della mancanza delle famiglie, lui diventa un modello nel campo specifico dello sport, ma anche in altre cose. E allora la Chiesa si è sempre interessata all’educazione e i Papi lo hanno detto e ripetuto tante volte. A noi interessa in modo particolare questo aspetto educativo: i suoi valori, le sue virtù, giocare in una squadra, per esempio. Papa Francesco lo ha ripetuto poco tempo fa: fare una squadra, inserirsi in un insieme non solo di persone, ma anche in un progetto.

Anche a livello professionale l’allenatore deve fare da scudo agli atleti perché, spiega ancora mons. Clemens, lo sport sia solo sport e non diventi un fine in sé stesso o un veicolo di interessi politici o economici. Per la Chiesa infatti lo sport è un mezzo per promuovere la pace e lo sviluppo dei popoli. Chi gioca insieme non conosce differenze di cultura, lingua o credenza. Mons. Melchor Sánchez de Toca y Alameda, sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura, al microfono di Patricia Ynestroza:

R. – Il cardinal Ravasi ricorda spesso che lo sport è come l’esperanto dei popoli. Ed è vero. Basta dare un pallone ad un gruppo di ragazzi e, anche se tra di loro non si capiscono, giocano insieme. Lo sport, come la musica, è un linguaggio che unisce i popoli. Un ruolo chiave, nel mondo dello sport, spetta all’allenatore - il coach - che è a contatto con i giovani, spesso in un’età cruciale della loro crescita, del loro sviluppo. La figura dell’allenatore sportivo, soprattutto in ambito cattolico, ecclesiastico, va approfondita, studiata, rafforzata.

Lo Sport aiuta anche a superare le difficoltà della vita. Lo testimonia una delle relatrici, la spagnola Irene Villa, che ha perso l’uso delle gambe a causa di un attentato dell’Eta. Ora è una giornalista e una campionessa di sci paralimpico.

R. – El deporte es un lenguaje universal…
Lo sport parla un linguaggio universale: il rispetto del sacrificio, rispettando soprattutto l’altro, che è fondamentale, e fa parte del cristianesimo, ma dovrebbe far parte di tutte le religioni. L’essere umano si sforza, si sacrifica per quello che vuole, lotta per un obiettivo – sportivo, di vita o lavorativo – qualunque sia, e non si arrende mai. Lo sport ti aiuta in questo: a non arrenderti. 

Tra gli ospiti del seminario anche Chris Tiu, campione di pallacanestro e una celebrità nelle Filippine. Lui si è emozionato per l’incontro con il Papa durante l’udienza generale:

R. – This is really a dream come true…
Questo è davvero un sogno che si realizza. Se anche solo avessi visto il Papa da lontano sarei stato molto felice. Poi, seduto in prima fila, mi sono detto: “Wow, è incredibile!”. Ho potuto dargli la mano e dirgli: “Santo Padre, vengo dalle Filippine, sono un giocatore di basket”. E lui: “Ah, davvero? Prega per me, prega per me”. Penso che sia l’esempio perfetto, per allenatori e leader, di cosa significhi essere al servizio del prossimo.








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