2015-05-14 13:10:00

Raid contro l'Is: ucciso numero due dei jihadisti


Il sedicente Stato Islamico ha rivendicato una serie di sanguinose azioni, tra i quali l’attentato contro gli sciiti a Karachi, in Pakistan, e l’attacco in Siria all’esercito di Damasco. I jihadisti, dopo aver devastato diversi siti archeologici in Iraq, ora minacciano il sito siriano di Palmira, dichiarato dall'Unesco patrimonio dell'umanità. Intanto ieri, in un raid della coalizione internazionale tra Iraq e Siria, è stato ucciso il numero due dell’Is, Abu Alaa al-Afri. L’eliminazione del leader rappresenta realmente un duro colpo alle capacità operative dell’Is? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Andrea Margelletti, presidente del Centro Sudi Internazionali:

R. – Lo è sicuramente, perché non è vero che dopo un leader se ne trovi poi immediatamente un altro. Le capacità delle persone sono peculiari del singolo individuo e quindi chi lo va a sostituire non necessariamente ha le stesse attitudini o visioni. Al Afri era uno dei principali responsabili operativi e l’organizzazione dell'Is sicuramente ne sentirà molto la mancanza.

D. - Questo raid può far pensare che ci siano "infiltrazioni occidentali" all’interno dello Stato islamico, secondo lei?

R. – Ho più la sensazione che il colpo dell’intelligence sia dovuto a spionaggio elettronico, più che a fonti umane di informatori all’interno dell’Is.

D. – C’è un reale coordinamento tra i vari gruppi che compongono il "pianeta" Stato islamico e i gruppi affiliati?

R. – Chiamarlo “coordinamento”, come lo intendiamo noi occidentali, cioè un tavolo permanente di ordini e di disposizioni, direi proprio di no. C’è sicuramente una strategia comune molto chiara, che però lascia alle realtà regionali ampio margine di manovra.

D. - Ci sarà ora un potenziamento degli interventi occidentali, oppure si continuerà la tattica attuale?

R. - La mia sensazione è che l’Occidente si stia prendendo tutto il tempo possibile. Siamo di fronte a un’operazione che durerà moltissimo tempo e sulla quale forse nessun Paese occidentale pone il punto sull’urgenza. Dall’altra parte, è ingenuo pensare di sconfiggere solo militarmente l’Is. Occorrerà che in Siria e in Iraq, principalmente, ci sia un dialogo tra le diverse parti locali al fine di trovare un punto di contatto.








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