2015-05-14 14:30:00

Vescovi Irlanda: contro persecuzione cristiani agire in fretta


L’attuale persecuzione dei cristiani e di altre minoranze religiose in Medio Oriente è un caso senza precedenti, un fenomeno barbaro e scioccante che richiede un’azione urgente: questo, in sintesi, l’appello lanciato dalla Conferenza episcopale irlandese. Ieri, infatti, mons. John McAreavey, presidente del Consiglio Giustizia e pace dei vescovi di Dublino, ha rivolto al Comitato congiunto per gli Affari ed il commercio estero un discorso intitolato “L’attuale persecuzione dei cristiani”.

Ogni ora, 11 cristiani vengono uccisi a causa della fede
Drammatici i dati ricordati dal presule: ogni anno, almeno 100mila cristiani vengono uccisi a causa della loro fede, ovvero 273 al giorno, pari ad undici vittime ogni ora. Altri vengono torturati, imprigionati, esiliati, minacciati, emarginati, attaccati, discriminati. Attualmente, il cristianesimo è la religione maggiormente oppressa al mondo ed i suoi fedeli sono perseguitati in almeno 110 Paesi. Non solo: oggi, l’80% di tutti gli atti discriminatori che si perpetrano nel globo è diretto contro i cristiani. Ad aggravare la situazione, ha sottolineato mons. McAreavey, c’è “l’avanzare del sedicente Stato Islamico che ha accelerato il brutale genocidio contro i cristiani ed altre minoranze religiose”, soprattutto in Medio Oriente, proprio “nella culla della cristianità e della civiltà”.

Persecuzione religiosa mette a rischio la pace nel mondo
Di qui, l’appello del vescovo irlandese affinché il governo di Dublino avvii “un’azione urgente, coordinata e determinata”, insieme alla comunità internazionale, per risolvere tale drammatica situazione che rappresenta “una minaccia per tutta l’umanità e per il patrimonio religioso e culturale delle future generazioni nel mondo”. La persecuzione religiosa, inoltre, “mette a rischio la pace e la stabilità dell’intero pianeta” e per questo richiede “uno sforzo chiaro e globalizzato che risolva le cause originarie del conflitto”. Ciò che occorre, ha aggiunto il presidente del Consiglio episcopale irlandese per la Giustizia e la pace, è “offrire aiuti diretti alle comunità religiose minoritarie”, poiché esse “hanno il diritto di ricostruire le Chiese, le scuole, gli ospedali, le case”, per continuare a contribuire “al patrimonio educativo, economico e culturale dei loro Paesi”.

Tutelare il diritto alla libertà religiosa e di coscienza
Il punto di partenza, ha sottolineato ancora il presule, deve essere “l’impegno in favore della dignità umana e dell’inestimabile valore di ciascuna persona davanti a Dio, senza distinzioni”. “La preoccupazione della Chiesa riguarda tutta l’intera umanità – ha spiegato, infatti, mons. McAreavey – Noi condanniamo allo stesso modo le brutali uccisioni perpetrate dall’Is contro le persone omosessuali e siamo solidali con gli Yazidi e con tutte le comunità religiose che subiscono lo sterminio, lo sfollamento, la mancanza di rispetto nei confronti del loro diritto alla libertà di religione e di coscienza”. Un diritto, quest’ultimo, definito “principio fondamentale del vero pluralismo genuino in una società tollerante” perché,  come affermava Giovanni Paolo II, senza di esso anche altri diritti umani finiscono per essere violati. Inoltre, “negare la libertà religiosa può portare all’esclusione culturale della religione dal contesto pubblico”.

Urgono aiuti diretti ed immediati alle Chiese cristiane in Medio Oriente
L’intervento di mons. McAreavey si è concluso con cinque raccomandazioni alle istituzioni: fornire aiuto diretto ed immediato alle Chiese cristiane in Medio Oriente; sostenere le agenzie caritative irlandesi che operano nel settore, senza timore di ledere la laicità dello Stato; usare l’influenza politica per risvegliare una maggiore consapevolezza sul dramma delle persecuzioni religiose; incoraggiare la comunità internazionale a dare priorità politica a questo tema ed infine aprire le porte all’accoglienza dei rifugiati in fuga dal Medio Oriente. (I.P.)








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