2015-05-15 19:03:00

Burundi: fermato il golpe. Proteste contro il presidente


Si aggravano le tensioni  in Burundi. Oggi il generale golpista Niyombare è stato arrestato, mentre il presidente, Nkurunziza, è rientrato nel palazzo presidenziale a Bujumbura. Non terminano comunque le manifestazioni contro la terza candidatura alla guida del Paese di Nkurunziza, che ha ringraziato le forze dell’ordine per aver sventato il golpe. Intanto l’Onu lancia l’allarme profughi. Il servizio di Giancarlo La Vella:

Con l’arresto di Niyombare e il ritorno di Nkurunziza non si attenua la contesa politica in vista delle presidenziali del 26 giugno. Gli accordi di Arusha, alla fine alla sanguinosa guerra interetnica in Ruanda e Burundi, prevedevano l’equa distribuzione del potere tra hutu e tutsi e che il capo dello Stato non potesse rimanere in carica per più di due mandati. Una questione che da 20 giorni vede la popolazione in piazza. Anche oggi si segnala la morte di una persona. Solo per poche ore dunque Niyombare, a sua volta licenziato a febbraio da Nkurunziza dalla guida dei Servizi Segreti, ha rappresentato l’alternativa. Il grosso dei burundesi continua la sua protesta contro il presidente. Con loro ben quattro ex capi dello Stato: Bagaza, Ntibantunganya, Buyoya, Ndayizeye; Ma l’idea di rimanere al potere di Nkurunziza appare ora rafforzata, nonostante il divieto costituzionale, ma con l’assenso della Consulta burundese. Intanto è allarme umanitario. L’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati segnala che, dall’inizio della protesta, oltre 100 mila sono i civili fuggiti nei Paesi limitrofi, secondo i dati forniti dall’Onu.

Sulla grave situazione che si è venuta a creare in Burundi, sentiamo la testimonianza di padre Claudio Marano, missionario saveriano, raggiunto telefonicamente a Bujumbura da Gabriella Ceraso:

R. - E’ un guaio molto grosso, speriamo che il presidente riesca ad attirare l’attenzione e a dare risposte. Così senz’altro non si può andare avanti, nel senso che le manifestazioni non sono manifestazioni, sono distruzioni che danno poi la possibilità alla polizia di intervenire e sparano con le pallottole "normali"; quindi morti, feriti, arresti, macchine bruciate…

D. – Cosa pensa sia necessario? Che la comunità internazionale medi per un dialogo?

R. – Il Burundi da solo non ci arriverà mai. La comunità internazionale deve assolutamente mettersi insieme, perché se gli americani dicono una cosa, se la comunità europea ne dice un’altra, se l’Onu ne dice un’altra ancora, se l’Unione Africana ne tira fuori un’altra, è una cosa impressionante! Chiedono al Burundi di mettersi insieme, ma loro non si mettono insieme!

D. – La gente nel frattempo come vive?

R. – Nella disgrazia più assoluta. La gente non riesce a trovare da mangiare, non riesce ad andare a lavorare, non riesce ad andare a scuola, non riesce a curarsi. Già il Burundi è uno dei Paesi più poveri del mondo. In questa situazione per la gente è una catastrofe.

D. – Il golpe almeno da come lo vede lei, è un’esperienza totalmente chiusa? Che segno ha lasciato?

R. – Una grande paura, perché adesso è il "momento di passare ai massacri", nel senso che i quartieri che hanno protestato probabilmente subiranno restrizioni enormi.

D. – Qual è stato lo spirito con cui la gente ha assistito a questo colpo di Stato?

R. – Il Burundi è due cose: il Burundi è la città di Bujumbura, il Burundi è l’interno del Paese. Questo è molto chiaro. L’interno del Paese è in mano al Cndd, il partito del presidente, ed è manipolato come vogliono dal partito al potere. A Bujumbura non è così; è una città, è la capitale dove tutta la gente studia, la gente si interessa, dove insomma c’è la possibilità di parlare. La città era veramente festosa, festante per questa situazione di cambiamento, perché l’unica cosa che si chiede è questo, riuscire a rimettere il Paese in ordine! Chiaramente non si fa questo passando da una violenza all’altra, è logico, però penso che molti sono delusi da questa situazione. Aspettiamo veramente che presidente faccia qualcosa di positivo.

D. – La speranza che ci possa essere per le elezioni una voce alternativa ad Nkurunziza sussiste o no?

R. – No, Nkurunziza non accetterà mai lasciare il potere. Speriamo che lo Spirito intervenga là dove l’uomo non può intervenire!

D. – Padre, vuole fare un appello per il Paese, per la gente in base a quello che il suo cuore le detta in questo momento?

R. – Chiederei a tutti di aiutarci a vivere in pace; cerchiamo di fare qualcosa che sia veramente estremamente positivo per riuscire a mettere tutti insieme. Il dialogo è una cosa straordinaria; bisogna assolutamente rimetterlo in auge e cercare di vedere dove fino ad ora la cosa non ha funzionato, perché sono 60 anni che il Burundi passa dai massacri, alle dittature, alle guerre,… non è possibile: bisogna cambiare qualcosa. Aiutateci soprattutto a vivere in pace. Questa è la cosa essenziale.








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