Un accorato appello a porre fine alle violenze nel Paese e un’esortazione a combattere ideologie contrarie alla dottrina cristiana e alla cultura africana: ruota su questi due punti il comunicato finale della plenaria della Conferenza episcopale del Kenya, tenutasi a Nairobi nei giorni scorsi. Nel documento, i presuli definiscono questi due argomenti “questioni che destano grande preoccupazione”. Riguardo alle violenze, i presuli ricordano l’attacco terroristico avvenuto il 2 aprile scorso presso l’università di Garissa, nel quale sono morte 148 persone: “Uccisioni insensate – le definiscono i vescovi - questi omicidi, inclusi quelli che hanno come obiettivo mirato i cristiani, sono inaccettabili”.
Appello al governo: eserciti il suo mandato costituzionale
Rivolgendosi, poi, al governo, la Chiesa di Nairobi
nota, con rammarico, che “è stato fatto veramente poco” per porre fine a simili violenze,
tanto che “lo stesso tragico circolo di morte continua”. “I keniani sono preoccupati
e disperati – dicono i presuli – mentre il governo sembra assolutamente incapace di
offrire soluzioni durature per contrastare una condizione perenne di insicurezza”.
Mettendo, quindi, in guardia dall’esacerbarsi dei conflitti, dovuti anche “alla scoperta
del petrolio” in alcune zone del Paese, i vescovi sottolineano che non cesseranno
di chiedere alle istituzioni “la piena attuazione del mandato costituzionale e la
tutela di tutta la popolazione, perché un governo che non riesce a proteggere la sua
gente perde di legittimità”.
Tolleranza zero contro la corruzione
“Non possiamo restare a guardare mentre i keniani
continuano a perdere la vita a causa dell’insicurezza” nazionale, si legge ancora
nel messaggio, perciò “questi omicidi devono assolutamente fermarsi”. “Bisogna compiere
azioni decisive – affermano i presuli – oltre ad avviare meccanismi risolutivi dei
conflitti come il disarmo, il rafforzamento economico e la promozione di iniziative
di pace a livello locale”. Un ulteriore appello viene, poi, lanciato, affinché si
ponga fine alla corruzione, dilagante ormai “non solo nell’economia, bensì nell’intero
Paese”. “Tolleranza zero”, chiedono i vescovi a tale riguardo, chiedendo alle istituzioni
la sospensioni dai pubblici uffici di quei funzionari sospettati di corruzione, e
l’avvio di processi “veloci, giusti e decisivi”. “Uniamoci per porre fine alla corruzione
e salviamo il nostro Paese”, è il monito.
No al matrimonio tra persone dello stesso sesso
Quindi, la Chiesa di Nairobi si dice “contrariata
dalla recente decisione dell’Alta Corte di permettere la registrazione di un’associazione
di gay e lesbiche”. Un atto, evidenziano i presuli, che finisce per essere “un attacco
deliberato per introdurre in Kenya ideologie contrarie al cristianesimo e all’Africa”
e che rappresentano “una minaccia alla famiglia”. Tanto più che, ricordano i presuli,
“la Costituzione non consente la legalizzazione delle unioni tra persone dello stesso
sesso”. “Non permetteremo – continuano i presuli – che il nostro Paese diventi terreno
fertile per ideologie straniere che perseguono interessi economici e per questo respingiamo,
categoricamente, questo genere di ideologie”.
Lo Stato tuteli la vita dei cittadini
Il messaggio si conclude con l’appello ai fedeli a
“pregare”, mentre dal canto loro i presuli assicurano che continueranno a “ricordare
al governo il suo mandato costituzionale di proteggere la vita e provvedere ai servizi
essenziali dei cittadini”. (I.P.)
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