2015-05-16 12:55:00

Religione e violenza. Falasca: contrastare ogni fondamentalismo


L’associazione della religione alla violenza è un argomento attuale e delicato e quando il conflitto utilizza la fede per i suoi scopi assume forme devastanti. La religione è fonte di pace o è causa di guerre? È questo il tema dell’incontro che si è tenuto presso la biblioteca della Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” Seraphicum. Federica Bertolucci ha intervistato Stefania Falasca, editorialista di "Avvenire" tra i relatori al dibattito:

R. – Le religioni sono al contrario fonte di dialogo e di pace perché la fede sincera apre all’altro, genera dialogo e opera il bene; mentre la violenza nasce sempre da una mistificazione della religione stessa che è assunta a pretesto di progetti ideologici che hanno poi come unico scopo sempre il dominio dell’uomo sull’uomo. La religione di per sé è fonte di pace, non di violenza. E’ stato detto più volte da Papa Francesco, a partire dalla "Nostra Aetate", e quindi questa è la chiave di lettura delle religioni. Tutto quello che poi invece diventa strumentalizzazione ideologica delle religioni in quanto tali è un’altra cosa.

D. – Il mito della violenza religiosa è una sfida globale, ma è solo un problema del mondo arabo come si vuol far credere?

R.  – Nessuno può uccidere in nome di Dio, nessuno può usare - meglio - il nome di Dio per commettere violenza e anche discriminare in nome di Dio è inumano. Ogni violenza in nome di Dio è una corruzione dell’esperienza religiosa. Per quanto attiene poi al cristianesimo, come è riformulata con forza anche dalla Commissione teologica sul monoteismo cristiano del 2013 e dal Magistero petrino, la violenza in nome di Dio è un’eresia. Quando parliamo poi di fondamentalismo, bisogna dire che non esiste solo in ambito religioso, è una problematica della società globale che non riguarda solamente le religioni. Uno dei fondamentalismi in seno all’Europa è quello della laicità. Esiste un fondamentalismo laicista o all’opposto quello del nazionalismo religioso, cioè dell’identitarismo cristiano dell’Europa. Anche questo può essere un fondamentalismo che paradossalmente è difeso fra gli ateisti. Questi fondamentalismi più o meno organizzati favoriscono il crescere dei muri, delle divisioni, delle contrapposizioni, dimenticando che condizioni di pace e di rispetto della vita sono invece elementi fondamentali per garantire una convivenza rispettosa della dignità di ogni persona, e la sicurezza dei diversi popoli.

D. – Le Chiese hanno bisogno di elaborare un nuovo linguaggio per affrontare la violenza di matrice religiosa, soprattutto in medio Oriente?

R.  – Bisogna analizzare con realismo la situazione e attuare ed esprimere nuovamente le nostre convinzioni di fede. Il Papa ha indetto quest’anno un Anno della Misericordia: significa intraprendere anche un percorso di purificazione, cioè di recupero dell’esperienza originaria. C’è un valore intrinseco in ogni esperienza religiosa da ricondurre incessantemente alla sua essenza autentica, quella che unisce inseparabilmente amore di Dio e amore del prossimo.

 








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