“Profonda preoccupazione” per la sentenza di condanna a morte dell'ex presidente egiziano Morsi, emessa ieri, è stata espressa dal Dipartimento di Stato americano, che si è affrettato a precisare di essersi spesso opposto ai processi di massa “condotti in modo non compatibile con lo stato di diritto”. Dure le critiche anche del presidente turco Erdogan: “Così si torna all’antico Egitto – ha tuonato da Istanbul – sfortunatamente l’Occidente continua a non voler vedere il golpe di al Sisi”. “Una sentenza che infrange ogni illusione residua d’indipendenza e imparzialità del sistema giudiziario egiziano”, è l’opinione in merito del vicedirettore di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa, che ha chiesto il rilascio di Morsi e l’istituzione di un nuovo procedimento a suo carico. “Una condanna non valida, che non c’interessa”, l’ha definita, infine, il figlio dell’ex presidente, Osama Morsi, ribadendo la posizione della famiglia che ieri non si è neppure recata in tribunale per sottolineare la non legittimità del processo.
Condanna di altri 105 imputati
Assieme al leader dei Fratelli Musulmani, deposto
nel luglio del 2013, sono stati condannati altri 105 dei 130 imputati, tra i quali
anche 70 palestinesi miliziani di Hamas infiltratisi in Egitto per liberare i propri
confratelli. Già un mese fa Morsi era stato condannato a 20 anni di carcere in un
altro dei processi per i quali è costretto alla sbarra. La sentenza di condanna ora
passerà al vaglio del Gran Muftì che esprimerà un parere segreto e potrebbe essere
confermata il 2 giugno prossimo, ma anche in caso di conferma sarà ancora appellabile.
L’evasione di massa da Wadi el Natroun
L’episodio di cui Morsi è stato ritenuto colpevole
e che gli è valso la condanna alla pena capitale, è l’evasione di massa dalla prigione
di Wadi el Natroun, a nord del Cairo, il 28 gennaio 2011, appena tre giorni dopo la
sommossa popolare che nel febbraio di quell’anno avrebbe portato al rovesciamento
dell’allora presidente Mubarak. Il bilancio ufficiale di quella vicenda è di un morto
tra le guardie carcerarie e diversi feriti, ma secondo alcuni media ce ne sarebbero
molti di più. Per questi fatti, assieme a Morsi, è stato condannato a morte anche
la Guida suprema della Fratellanza, Mohamed Badie.
Eseguite sei condanne a morte contro jihadisti
Dopo l’annuncio della condanna a morte, ieri tre giudici
e il loro autista (un quarto giudice è rimasto ferito) sono stati uccisi a el Arish,
nel nord della penisola del Sinai, ma già stamattina in merito a questi fatti sono
state eseguite sei condanne a morte contro altrettanti jihadisti del gruppo estremista
Ansar Beit al-Maqdis, affiliato al sedicente Stato Islamico (Is). Secondo alcuni,
infatti, questi gruppi sarebbero frange terroristiche dei Fratelli Musulmani, responsabili
della deriva di violenza presente in Egitto, per cui la Fratellanza è già stata messa
al bando nel dicembre 2013.
Bomba contro chiesa copta
Inoltre, sempre ieri, la facciata della chiesa copta
di San Giorgio nel villaggio di Tamia, nel governatorato di Faiyum, un centinaio di
km a sud del Cairo, è stata distrutta da un ordigno artigianale esploso senza causare
vittime. I copti sono una cospicua minoranza cristiana nell’Egitto musulmano. (R.B.)
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