2015-05-17 09:30:00

Giornata contro l'omofobia ... ma diritto difenda tutti


Oggi l'Unione Europea celebra la Giornata internazionale contro l’omofobia. Tuttavia, spesso, sotteso al giusto obbiettivo di sradicare attacchi contro le persone omosessuali, si nasconde il tentativo di introdurre leggi ispirate alla teoria del gender e quindi finalizzate a snaturare il concetto di umano e di famiglia. "Ambiguo" è anche il termine “fobia” come spiega Laura Palazzani, docente di filosofia del diritto all’Università Lumsa di Roma e membro dell’European Group on Ethics in Science and New Technologies. L'intervista è di Paolo Ondarza:

Omofobia, termine ambiguo
R. – Ovviamente la persona omosessuale non deve essere oggetto di odio, come chiunque non deve essere oggetto di odio. “Fobia” è un termine che si usa prevalentemente nell’ambito psicologico e indica un atteggiamento di avversione irrazionale nei confronti di qualcuno. Quindi è un termine che, siccome è usato soprattutto in relazione al diritto, è poco adatto e un po’ ambiguo.

D. – Anche perché si può provare una avversione irrazionale o una fobia, di qualsiasi tipo, senza per questo compiere un atto discriminatorio…

R. – Certo, è esattamente questo. Quello che non mi è chiaro è perché ci sia un’attenzione internazionale su questo termine, con specifico riferimento ad una serie di azioni che vengono raccomandate agli Stati da un punto di vista giuridico.

Dall'omofobia al reato di opinione
D. – Tant’è che c’è il rischio che laddove si vada a legiferare sull’omofobia - è il caso del ddl Scalfarotto – possa configurarsi un reato di opinione…

R. – Esatto. Quando ci troviamo di fronte ad un atto violento nei confronti di un omosessuale, si pensa sempre che sia un atto violento perché quell’individuo è un omosessuale, mentre l’intenzione dei vari atti di odio, di avversione e così via, può essere diversa. Ogni individuo deve essere tutelato, a prescindere dalla sua condizione specifica.

Gay "protetti", anziani e disabili no?
D. – Inserire un aggravante per il reato di omofobia, senza che esista una uguale disposizione per altre pericolose forme di discriminazione, ai danni ad esempio di categorie deboli come anziani o disabili, può costituire un paradosso legislativo?

R. – Penso di sì, perché la violenza è qualcosa da cui dobbiamo essere protetti dal diritto. Tutti, però, dobbiamo essere protetti dal diritto. Dal mio punto di vista quello che dovrebbe essere fatto sempre è educare i cittadini al rispetto degli altri e chiaramente anche al rispetto delle persone omosessuali.

D. – Cioè non devono esserci categorie deboli di serie A e di serie B…

R. – Non ci devono essere.

Teorie gender
D. – La visione relativista dell’indifferentismo sessuale, pilastro della teoria del gender, vorrebbe una piena equiparazione legislativa tra etero e omosessuali, anche riguardo a matrimonio e adozione. Quale rilevanza ha, per il diritto, il riferimento al concetto di natura umana: la distinzione antropologica tra “essere” - l’identità sessuale - e “agire” - la pratica omosessuale?

R. – Le teorie gender cercano di non fare alcuna distinzione rispetto alle scelte dell’individuo. Io penso che invece il diritto debba fare una distinzione tra chi vive e esperisce la propria identità nel corpo e, soprattutto, la relazione con l’altro. L’eterosessualità è giuridicamente da difendere, perché è la condizione di possibilità della procreazione, che è il fondamento della società.

D. – E sostenere questo non è discriminazione, nel senso negativo del termine… 

R. – No, non è discriminazione, perché è quel tipo di relazione che consente alla società di esistere. Per quanto riguarda le coppie omosessuali, noi sappiamo che sono costitutivamente sterili. Esiste una differenza oggettiva tra una coppia eterosessuale e una coppia omosessuale, che è appunto l’apertura alla possibilità della procreazione. E credo che questo elemento sia un elemento fondamentale. Per il diritto c’è una differenza oggettiva.

Eterofobia?
D. – C’è chi oggi parla di eterofobia, citando casi di violenza verbale o fisica ai danni di chi sostiene che la famiglia sia esclusivamente quella costituita da un uomo e da una donna.

R. - Io penso che nella misura in cui si riconosce l’omofobia, si debba necessariamente riconoscere anche l’eterofobia. In ogni caso, per me, essenziale è che vada tutelata la persona omosessuale ma, perché no, anche la persona eterosessuale. Dobbiamo, cioè, evitare di sbilanciare il diritto specificando una categoria particolare, perché rischieremmo veramente di introdurre una discriminazione.

Colonialismo ideologico
D. – In nome della lotta all’omofobia, il “colonialismo ideologico gender”, per usare un’espressione del Papa, entra nelle aule scolastiche, spesso senza contraddittorio e senza il consenso dei genitori, consenso tutelato dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo…

R. – Io credo che portare avanti questo tipo di linea educativa sia fortemente aggressivo, possiamo dire, nei confronti di chi vuole portare avanti un’altra linea educativa, che è la linea educativa della corrispondenza sex-gender e della importanza della famiglia, costituita da un uomo e da una donna. Sarebbe assurdo immaginare che chi difende quella che è la linea su cui si fonda anche la nostra Carta costituzionale, possa essere accusato di un reato, perché sostiene un’idea diversa rispetto a quelle delle teorie gender.








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