2015-05-18 11:03:00

A Venezia il Museo dell'acqua, risorsa di natura e cultura


Un Museo mondiale dell’acqua, per valorizzare la prima essenziale risorsa naturale anche nei suoi aspetti culturali, in quanto elemento  costitutivo di culture e civiltà. E’ l’idea nata all’incontro promosso dal Centro internazionale della civiltà dell'acqua guidato dall'italiano Eriberto Eulisse, nei giorni scorsi a Venezia. Hanno partecipato studiosi non solo d'Europa ma di Egitto, Australia, Canada, Cina. In particolare, si è parlato delle antiche vie d’acqua europee, la rete idrologica creata dall’uomo nel Medio Evo che ha permesso relazioni commerciali e sviluppo di centri urbani. Tutti d’accordo sulla scelta di Venezia come sede del Museo dell’acqua. Fausta Speranza  ne ha parlato con Philippe Pypaert, direttore dell’Ufficio Unesco di Venezia:

   

R. – È proprio a Venezia che deve nascere. Sembrerebbe ovvio, ma noi vediamo in questo molti più elementi della semplice presenza dell’acqua: una città che testimonia tutti i giorni il suo legame con questo senso di civiltà dell’acqua. L’intento è proprio quello di riuscire a catturare, a federare tutta una serie di forze, di cose che esistono - anche in termini di strutture museali a Venezia, nel Veneto, e poi nel resto del mondo. Si vuole portare questo messaggio, che viene sicuramente dal passato, dal presente: osservare quello che è stato conservato e quello che ancora oggi funziona come civiltà dell’acqua, ma per riproporsi nel XXI secolo. Riuscire a ricordare che, veramente, senza questo elemento non si vive. Ma non solo perché è un elemento che ci aiuta a produrre cibo, è necessario per il nostro corpo, per la sopravvivenza fisica, ma perché è presente nell’arte, nella cultura… È un elemento che connette civiltà, che connette popoli diversi. Per cui, veramente è un elemento da tutti i punti di vista essenziale per un mondo che vogliamo maggiormente sostenibile per il futuro prossimo.

D. – L’acqua come elemento di civiltà e l’acqua anche come elemento di identità. Si è discusso di canali europei, antiche vie, una rete idrologica creata dall’uomo nel Medioevo, quindi un fattore anche di coesione per questa Europa...

R. – Sicuramente. Di questo siamo convinti, da storici, non da rappresentanti di un’organizzazione. È chiaro che l’Europa, molti Paesi, molte civiltà si sono costruite proprio attorno al governo dell’acqua, all’utilizzo dell’acqua come mezzo di trasporto, come fonte di energia, di vita, di agricoltura. Ed è logico pensare che questo poi abbia influenzato lo sviluppo dell’arte, della filosofia, del pensiero umano, della religione. Per cui, è molto bello poterla vedere in questo senso: più come bene comune, ma nel senso che appartiene a tutte queste discipline, a tutte queste dimensioni del nostro vivere.

D. – Ha partecipato il presidente dell’Associazione della Storia dell’Acqua: cinese, Zheng Xiao Yun, che ha detto: “Abbiamo molto da imparare dall’Europa nella tutela dell’ambiente”…

R. – Sì, penso che abbiamo tutti molto da imparare gli uni dagli altri. Sicuramente, in questo caso abbiamo forse anticipato un po’ il suo Paese nel riscoprire l’importanza, perché probabilmente eravamo anche un po’ oltre nei processi di sviluppo, di urbanizzazione, di trasformazione dei modi di produrre, di fare industria e agricoltura. Ci siamo già spinti molto oltre. Probabilmente, oggi siamo un po’ più avanti di loro nel riscoprire l’importanza di curare questo elemento, curare queste testimonianze del passato, ma – ripeto – guardando al nostro futuro. Quindi hanno grandi risorse, come è venuto a dimostrarci, un patrimonio enorme… Hanno già intrapreso delle designazioni, quindi stanno già proteggendo alcuni elementi di questa nuova cultura dell’acqua. Abbiamo anche noi molto da imparare da quello che stanno facendo nelle risaie: le attrezzature del riso in Cina, ma anche in altri Paesi asiatici. È qualcosa che a che fare dunque con cibo, acqua, sostenibilità. Sono esperienze alle quali anche noi ci stiamo riferendo per imparare. Quindi, questo fa parte di uno scambio proficuo.

D. – Una buona globalizzazione in questo caso…

R. – Sicuramente. È il senso poi dell’organizzazione che rappresento. Insomma, una piattaforma, una possibilità di scambio, di influenza reciproca. Ma non possiamo fermarci alla protezione. Il grande obiettivo è quello di influire poi sulle politiche, su chi decide, su chi gestisce tutti i giorni queste trasformazioni, perché si possano orientare verso nuove direzioni di rispetto e valorizzazione.








All the contents on this site are copyrighted ©.