Il bilancio del sisma di magnitudo 7.8 aggravato da quello meno potente ma pure dagli effetti assai gravi del 12 maggio, è salito a 8.567 morti. Gli ultimi dati diffusi dal ministero dell’Interno confermano anche che il distretto più colpito è quello di Sindhupalchowk, con 3.423 decessi accertati finora, seguito dalla capitale Kathmandu con1.214 e Nuwakot con 1.045. Più di 22.000 i feriti.
Distrutte quasi 500mila abitazioni
A completare un quadro sommario della tragedia nepalese - riporta l'agenzia Misna
- sono le 488.788 abitazioni distrutte e le 267.282 danneggiate in misura più o meno
grave. Un bilancio che, come per le operazioni di soccorso, è reso precario anche
dei continui tremori, 240 quelli di magnitudine superiore al 4º grado nelle tre settimane
dalla scossa principale.
Appello per la rinascita del Paese
Le necessità di un Paese già disperatamente povero e che dovrà affrontare un futuro
ricco di incognite ma anche di potenzialità offerte dalla rinascita sotto tutela internazionale,
guardano già oltre l’immediato. L’emergenza resta ancora sotto-finanziata, con solo
il 14% dei fondi necessari stimati in 423 milioni di dollari per i prossimi tre mesi
resi disponibili dai donatori, ma le autorità premono ora sull’acceleratore della
ricostruzione. Il primo ministro Sushil Koirala ha lanciato ieri l’appello per contributi
pari a 2 miliardi di dollari per avviare la rinascita del Paese con un costo totale
previsto tra 5 e 10 miliardi di dollari. Koirala ha ribadito “che riabilitazione e
ricostruzione sono prioritarie e per questo speriamo che i nostri amici si faranno
avanti con generosità per aiutarci”.
La Chiesa locale presta soccorso e distribuisce aiuti
Le chiese cattoliche del Paese, inclusa la cattedrale dell’Assunzione a Lalitpur (Kathmandu),
la chiesa di Baniyatar e quella di Godavari – riferisce l'agenzia AsiaNews - sono
in pieno servizio. Oltre a raccogliere fondi per i sopravvissuti, organizzano squadre
di volontari per prestare soccorso e distribuire aiuti. Celebrando ieri la Messa padre
Bijaya Toppo, sacerdote cattolico, ha detto: “Tutto noi dovremmo offrire aiuto umanitario
alle vittime del terremoto, secondo le nostre capacità. Siamo cattolici e diversi
da altri, perché il nostro servizio non è discriminatorio: testimoniamo la presenza
di Gesù con la preghiera e con il lavoro”. Padre Ignatius Rai, parroco della cattedrale
dell’Assunzione a Kathmandu, spiega: “La Chiesa e le organizzazioni cattoliche stanno
lavorando nei distretti più colpiti, come Gorkha, Nuwakot, Dhading, Dolakha, Sindhupalchowk
e Okhaldhunga. Facciamo del nostro meglio, ma le nostre risorse sono limitate e i
nostri soli sforzi non sono sufficienti per aiutare la popolazione”. (C.O. - C.S.)
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