2015-05-19 18:14:00

Attesa per decisioni Ue e Onu su immigrazione


Il governo libico di Tobruk, riconosciuto a livello internazionale, vuole cooperare con l’Unione Europea contro l'emigrazione clandestina. Diverse fonti parlano di proposte concrete da presentare. Intanto a Bruxelles si discute sulla questione quote e all’Onu si prepara la bozza di risoluzione sull’uso della forza. Il premier Reni chiede che tutti accettino il meccansismo delle quote. Dalla Caritas internationalis arriva l’appello: no alle soluzioni militari.  Il servizio di Fausta Speranza

C’è attesa per la proposta legislativa che sarà presentata domani da Bruxelles sulle misure d'emergenza per l'immigrazione e sulle cosiddette quote di distribuzione nei vari Paesi. La Commissione  fa sapere di lavorare “ in stretto contatto con gli Stati" . Il presidente francese interviene per dire sì alla  distribuzione, no al concetto di quote.Bisogna distinguere - raccomanda - tra gli immigrati che arrivano per motivi economici e non possono restare  e i rifugiati che hanno diritto all'asilo politico". C'è poi il duro no del premier ungherese alle misure della Commissione: le quote - dice - sono un incentivo alla clandestinità.   Intanto trapelano notizie della prevista risoluzione Onu sugli immigrati.  La bozza, oggetto di negoziati all'interno del Consiglio di Sicurezza, è stata presentata oggi a Russia e Cina. Prevede  come ultima ratio l'uso della forza, oltre alla "possibilita' di ispezionare, sequestrare e neutralizzare le barche che sono sospettate di essere utilizzate per il traffico di migranti". Sembra rispondere da Milano il presidente uscente della Caritas Internationalis cardinale Maradiaga: "La soluzione non può essere militare o di forza – dice - ma dovrebbe essere l'aiuto allo sviluppo per i Paesi da cui partono i migranti".

Francesca Sabatinelli ha intervistato Alfonso Giordano, docente di flussi migratori all’Università Luiss di Roma:

R. – Il testo dell’Agenda diceva che la Commissione approvava questa decisione di ripartire le quote dei migranti tra i Paesi europei responsabilmente e che poi la decisione sarebbe stata sottoposta ai governi europei. E quindi, una volta ammessa questa condizione, e si doveva farlo, è evidente che questo tipo di testo lo si presenti poi al giudizio degli Stati. E’ bastato che qualcuno avesse più “faccia tosta” di dire: non sono d’accordo, che poi pian piano altri Paesi si sono accodati. E purtroppo, questo va detto, si stanno rivelando tutti gli interessi puramente egoistici e anche un po’ stupidi dei Paesi europei, perché poi alla fine questi migranti arrivano in ogni caso e nessun tipo di barcone o di parata militare potrà fermarli. Quindi, meglio prendere decisioni consapevoli, coordinate, perché poi il problema non è solo dell’Italia, è anche degli altri Paesi. C’è anche una mancanza di fiducia nei confronti degli altri Paesi: c’è egoismo e c’è mancanza di fiducia. Una situazione abbastanza drammatica, perché tradisce un momento di cooperazione che si era pure trovata, appunto, con quel testo.

D. – Schulz ha detto: “Ci vuole lo sforzo di solidarietà complessiva. Questa accoglienza non deve essere asimmetrica”. Quanto la volontà europea potrà imporsi sulla volontà dei singoli Stati?

R. – Non è solo un problema di accoglienza, è anche e soprattutto un problema di relazioni esterne con quei Paesi (di origine dei migranti - ndr). Quindi, non basterà solo pattugliare le coste e salvare vite, ovviamente cosa importantissima, ma bisognerà risolvere i problemi a casa dei migranti e quindi regolarizzare un po’ il flusso, cosa che sarà molto difficile nei prossimi anni. Quale potrebbe essere l’autorevolezza delle istituzioni europee? Al momento, come si vede, non c’è perché quel testo viene smentito dagli egoismi nazionali. Federica Mogherini (Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza - ndr) si è recata più volte da Obama sperando appunto in un intervento, che dovrebbe esserci, dell’Onu e che dovrebbe autorizzare un certo tipo di operazioni da parte della Commissione europea, e quindi poi delle forze navali dei Paesi congiunti. Questo tipo di soluzioni, che quindi non vengono più solo dalla Commissione europea ma anche dalle Nazioni Unite, con il peso che queste ultime possono avere, potrebbero eventualmente mettere i Paesi di fronte a una responsabilità. I partner, sia militari che politici che diplomatici, condividono le preoccupazioni italiane. Il problema è che è difficile spiegarlo alle proprie opinioni pubbliche. Ecco quindi che è fondamentale il ruolo dei media nel trasferire notizie più corrette e meno allarmistiche su quello che è il flusso dei migranti. Perché è un fenomeno che è molto facilmente populistico e reso populistico anche dai responsabili politici.

 








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