2015-05-20 15:08:00

Approvato il ddl sulla scuola. Forte dissenso dei sindacati


La Camera ha approvato con 316 voti favorevoli e 137 contrari il ddl di riforma della scuola italiana. Si tratta del primo via libera al testo della “Buona scuola” che passa ora al Senato per arrivare all’approvazione definitiva entro la metà di giugno. Emozionata e soddisfatta la ministra Giannini, secondo cui "con questa legge si realizza un grande cambio culturale". Il testo varato prevede l’assunzione di circa 100 mila precari, maggiori poteri per i presidi, il limite di 36 mesi per i contratti di supplenza e un fondo di 200 milioni di euro all'anno per premiare il merito dei docenti. Proseguono intanto le manifestazioni di studenti e sindacati, che chiedono "importanti modifiche" alla legge e che il ministro ha già convocato per lunedì. Ancora in ballo la possibilità dello sciopero durante gli scrutini. Per un commento, Adriana Masotti ha intervistato Domenico Pantaleo, segretario nazionale CgilL scuola:

R. – Non è solo la Cgil, ma sono un po’ tutti i sindacati ad essere critici nei confronti di questo ddl con i relativi emendamenti approvati dalla Camera. Noi riteniamo che sui punti fondamentali di questo disegno di legge senza un cambiamento radicale non ci sia alcuna possibilità di intesa. Per quanto riguarda i precari: è vero che se ne assumono 100 mila, però noi abbiamo una platea immensa di precari a cui non si dà una soluzione. Quindi, noi abbiamo chiesto che ci sia un piano pluriennale prima di procedere con altri concorsi che consenta, seppur negli anni, di poter dare una prospettiva a tutti, tenendo conto che stiamo parlando di persone che da anni permettono alla scuola di garantire il servizio, nonostante i tagli del personale che sono stati fatti. E poi il potere ai presidi: noi riteniamo che questo violi i principi costituzionali, a cominciare dalla libertà di insegnamento. Perché se si concede ai presidi la possibilità di scegliere dall’alto i docenti da mettere nella propria scuola con un contratto triennale, è evidente che nonostante l’emendamento approvato – cioè quello di stabilire che non si può assumere fino al secondo grado di parentela – ci sia la possibilità di discriminazioni: penso a una donna incinta, a chi ha una malattia, o a chi ha delle idee diverse dal dirigente scolastico su molti punti… Insomma, noi rischiamo di introdurre all’interno della scuola dei meccanismi di discriminazione che sono inconcepibili. Così come anche sui 200 milioni per il merito: diamo al 5% – perché questo è quanto possono coprire – ma il 95% dei docenti ha i contratti bloccati da anni. Peraltro, ho l’impressione che alla fine questi 200 milioni saranno essenzialmente convogliati verso quelli che il dirigente si sceglierà, perché se no non si capisce quelli che dovrebbero assistere il dirigente come si pagano. Pensiamo che questa operazione non vada bene: sarebbe molto più opportuno ad esempio, per quanto riguarda i 200 milioni, decidere di darli a quelle aree disagiate del Mezzogiorno – penso allo Zen di Palermo o a Scampia – per garantire risorse a quei docenti che decidono di stare per un certo periodo di tempo lì, in quelle aree a rischio. Infine, ci sono forti incursioni anche sulla contrattazione: si dice che la scuola non sia dei sindacati, ma è chiaro che la scuola non è dei sindacati, anche se non si può pensare che le organizzazioni sindacali debbano sparire. Per queste ragioni, penso che quel disegno di legge debba essere radicalmente modificato. Anche la normativa dei 36 mesi, di cui si dice “è vero, non è retroattiva”: ma chi fa 36 mesi alla fine va via e nei prossimi anni noi rischiamo che tante persone, che oggi hanno una supplenza, non ce l’abbiano più.

D. – Ancora un punto. Dal testo originario è stata stralciata la norma sulla possibilità per i contribuenti di finanziare la scuola, pubblica o paritaria, con il cinque per mille: una norma molto contestata dalle opposizioni. Perché la contrarietà verso questa novità?

R. – Noi non abbiamo detto di essere contrari al cinque per mille alla scuola. Il problema è la finalità di questo cinque per mille: noi non siamo d’accordo che vengano date alle singole scuole. Siamo invece d’accordo sul fatto che queste risorse possano essere stanziate attraverso il cinque per mille a grandi progetti nazionali, in cui la scuola possa ritrovare anche il senso della sua funzione. Penso che la lotta alla dispersione, ad esempio, possa essere il terreno su cui si può sperimentare il cinque per mille.

D. – La questione dell’eventuale blocco degli scrutini, che Renzi definisce un errore che va contro i ragazzi”. E’ forse l’unica vera differenza tra voi e la Cisl, che invece mi pare contraria allo sciopero. Voi tenete duro su questo?

R. – Intanto, non stiamo parlando di blocco degli scrutini, ma di sciopero degli scrutini. Le attuali regole prevedono che è possibile scioperare durante gli scrutini: questi vengono rinviati fino a un massimo di cinque giorni, senza arrecare danno agli studenti e alle famiglie ma, nello stesso tempo, consentono di rimarcare un dissenso. Questa possibilità bisogna darla, perché le piazze oggi, e le manifestazioni che sono in atto in tutta Italia, chiedono alle organizzazioni sindacali di essere coerenti con le battaglie portate avanti. Io non penso che esistano differenziazioni sostanziali, da questo punto di vista, con le altre organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative. Discuteremo, credo che troveremo una sintesi, però la gente ci chiede di non mollare. 

Forte contrarietà sul ddl approvato dalla Camera anche da parte dell'Uciim, l'Unione cattolica italiana insegnanti medi, di cui è presidente Rosalba Candela. Adriana Masotti ha raccolto la sua riflessione:

R. – Secondo noi dell’Uciim, questa non è una pagina positiva per la scuola italiana. Noi, come del resto le altre associazioni, ma credo tutta la società civile, avevamo invitato il premier, il parlamento, a fermarsi a riflettere e a cambiare alcuni articoli che vanno assolutamente cambiati. E’ una pagina triste, per la scuola italiana. Io mi auguro che in Senato i senatori possano cambiare alcuni articoli e le dico subito che è terribile l’articolo 13 – la valorizzazione del merito del personale docente e il comitato di valutazione che hanno fatto – dove ci sono gli alunni, dove ci sono i genitori che vanno a valutare la qualità dell’insegnamento e il contributo al miglioramento dell’istituzione scolastica. Oppure, i risultati ottenuti dal docente riguardo al potenziamento delle competenze degli alunni… Ora, i genitori, gli alunni “devono” starci, ma che vadano a valutare l’offerta formativa, non che diano i criteri per valutare i docenti! Non funzionerà mai così. Questo è un aspetto, ma ce ne sono tanti altri. Per esempio, l’articolo 12: la carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione del docente. Noi avevamo suggerito: ripartite i fondi. Per esempio, il 20 % per andare ai musei, il 30% per la formazione… non lasciare indifferenziato così l’utilizzo di questa “card” per l’aggiornamento. Io, per esempio – magari non succederà – ma io docente, visito tutti i musei e la chiudo là. E l’aggiornamento e la formazione? E poi, c’è la tristissima pagina delle competenze del dirigente scolastico. In effetti, bisognerebbe dire, invece, “i poteri” del dirigente scolastico: il dirigente scolastico fa tutto. Così non si fa! Noi, dell’Uciim, avevamo indicato le priorità: portare a compimento l’autonomia, rivedere gli organi collegiali della scuola, rivedere le secondarie superiori, che magari non rispondono alle esigenze di sviluppo del territorio. Perché non fare così? E poi, guardi, ma perché non ascoltare il parere della scuola militante, il parere di chi la scuola la vive tutti i giorni? C’è lo spazio, ancora, per intervenire.








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