2015-05-21 11:57:00

Attualità della Lettera di Benedetto XVI alla Chiesa cattolica cinese


Appena eletto, il 13 marzo del 2013, ancora all’interno della Cappella Sistina, Papa Francesco salutò il cardinale cinese John Tong, vescovo di Hong Kong, con queste parole: “La Cina è nel mio cuore. Papa Benedetto ha aperto la via della riconciliazione”. Successivamente, nell'intervista sull'aereo papale da Seul  a Roma, Papa Francesco disse che era pronto a visitare la Cina e che la Lettera di Benedetto XVI ai cinesi rimane “fondamentale e attuale per il problema cinese”.

Per la Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, il padre Antonio Sergianni del Pime, missionario a Taiwan e Cina per 24 anni, e 10 anni a Propaganda Fide nella sezione cinese, rilegge questa importante lettera pontificia.

 

1)  Il 24 maggio: La giornata di preghiera per la Cina

In diverse occasioni parlando ai membri della Commissione per la Cina Papa Benedetto XVI aveva insistito: ”preghiamo intensamente, tutti assieme, per la Chiesa in Cina , fiduciosi che, con la preghiera possiamo fare qualcosa di molto reale per essa.” 

Con la Lettera ha poi stabilito una Giornata per tutta la Chiesa  dedicata alla preghiera per la Chiesa in Cina: ”Carissimi Pastori e fedeli tutti, il giorno 24 maggio, che è dedicato alla memoria liturgica della Beata Vergine Maria, Aiuto dei Cristiani — la quale è venerata con tanta devozione nel santuario mariano di Sheshan a Shanghai —, potrebbe divenire occasione per i cattolici di tutto il mondo di unirsi in preghiera con la Chiesa che è in Cina.

Desidero che quella data sia per voi una giornata di preghiera per la Chiesa in Cina. Vi esorto a celebrarla rinnovando la vostra comunione di fede in Gesù Nostro Signore e di fedeltà al Papa, pregando affinché l'unità tra di voi sia sempre più profonda e visibile. Vi ricordo inoltre il comandamento d'amore che Gesù ci ha dato, di amare i nostri nemici e di pregare per coloro che ci perseguitano, nonché l'invito dell'Apostolo san Paolo: « Vi raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla, con tutta pietà e dignità. Questa è una cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro Salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità » (1 Tm 2, 1-4).

Nella medesima Giornata i cattolici nel mondo intero — in particolare quelli che sono di origine cinese — mostreranno la loro fraterna solidarietà e sollecitudine per voi, chiedendo al Signore della storia il dono della perseveranza nella testimonianza, certi che le vostre sofferenze passate e presenti per il santo Nome di Gesù e la vostra intrepida lealtà al Suo Vicario in terra saranno premiate, anche se talvolta tutto possa sembrare un triste fallimento”(n.19).

Il Santo Padre ha ricordato più volte, in riferimento alla Chiesa in Cina, l’esperienza di Pietro trasmessaci dal  libro degli Atti. Una preghiera saliva incessantemente a Dio dalla Chiesa per lui. L’insistenza sulla preghiera della Comunità per Pietro viene richiamata due volte: all’inizio, prima che si parli della sua liberazione e al termine, quando, liberato dal carcere, Pietro bussa alla porta della casa dove sono raccolti i discepoli: la Comunità è ancora in preghiera( Atti, 12,12)( Udienza Generale 19 maggio 2012).

Interessante è il richiamo alla festa di Pasqua: richiamo che indica precisamente il legame che vi è fra la passione del Maestro e quella della Chiesa. Di fatto è la stessa passione che continua nel tempo, è la stessa morte e resurrezione del Cristo che la Chiesa vive oggi, come nell’arresto e crocifissione del Cristo, come nell’arresto e nella scarcerazione di Pietro.

            Il cristianesimo non è una morale, la Chiesa non vive altro che la partecipazione al mistero del Cristo: passione e resurrezione. “Come allora, ancora oggi, dalla Croce alla Risurrezione. E’ la preghiera, evidentemente che ottiene l’intervento divino: tutti hanno pregato con forza – dice il Papa Benedetto XVI – e hanno ottenuto che un angelo lo liberasse.

Per questo i primi cristiani dicevano “ Il mondo sussiste per la preghiera dei cristiani.

Per Papa Francesco “la Chiesa non può fare a meno del polmone della preghiera, e mi rallegra immensamente che si moltiplichino in tutte le istituzioni ecclesiali i gruppi di preghiera, di intercessione, di lettura orante della Parola, le adorazioni perpetue dell’Eucaristia”(Evangelii Gaudium n. 262 ).

Tutte le volte che parla dei cristiani perseguitati o in difficoltà, la prima cosa che chiede è la preghiera. Una preghiera incessante, una preghiera di lode per la loro fedeltà al Signore, una preghiera di intercessione, come al termine dei saluti ai fedeli, chiede sempre di pregare per lui.

 

2)  Natura della Chiesa

Papa  Benedetto XVI parla della Chiesa come realtà sacramentale, come realtà misterica, trascendente, la chiesa come “segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano”(n.6)

Sono questi i principi fondamentali per capire la realtà della Chiesa in Cina e le tensioni. Il Santo Padre invita anche a non meravigliarci che la divisione, che ha conosciuto anche la comunità delle origini esista anche oggi: ”C'è sempre il pericolo, nelle vicende del mondo e anche nelle debolezze della Chiesa, di perdere la fede, e così anche di perdere l'amore e la fraternità. È quindi un preciso dovere di chi crede alla Chiesa dell'amore e vuol vivere in essa, riconoscere anche questo pericolo”(n.6).

Papa Francesco  ci aiuta  ad  approfondire quanto detto nella Lettera da Papa Benedetto XVI... “Anche la Chiesa, quindi, è un mistero, nel quale ciò che non si vede è più importante di ciò che si vede, e può essere riconosciuto solo con gli occhi della fede” (Udienza Generale Mercoledì, 29 ottobre 2014).

Papa Benedetto afferma che è importante comprendere che “La Chiesa che è tutta dello Spirito, ha una struttura, la successione apostolica, cui spetta la responsabilità di garantire il permanere della Chiesa nella verità donata da Cristo, dalla quale viene anche la capacità dell'amore”(n.7).

Io penso che la difficoltà maggiore nel guardare alla Chiesa che è in Cina sia quella di non separare mai questi due aspetti. Risulta insufficiente il solo criterio umano del dialogo e della libertà religiosa, anche se più immediato e comprensibile al pubblico.

Episcopato

          Una parte importante della Lettera ruota intorno all’Episcopato. Per la fede il Vescovo è l’Apostolo, il Pastore, colui che guida e dà la sua vita per le pecore. Per le Autorità governative della Cina, come di qualsiasi altra nazione è difficile, se non impossibile, cogliere il giusto significato della funzione del ministero episcopale nella Chiesa cattolica. Ricordo una commovente omelia del vescovo Mons. Mattia Duan Yiming, Vescovo di   Wanxian, nel Sichuan, il giorno dell’Assunta 1984 nella cattedrale, ora sommersa in seguito alla costruzione della grande diga delle Tre Rapide.

Nel brano del vangelo del giorno si parlava di San Pietro. “Pietro ! Chi è Pietro per noi? - si chiese l’anziano Vescovo davanti alla chiesa piena fino all’inverosimile – E’ il Papa. La Chiesa è come un pesce, se gli tagli la testa, se separi il corpo dalla testa, muore. Se ci separiamo dal Papa, moriamo. Questa è la nostra fede. Loro, le autorità cinesi, non lo capiscono. Preghiamo affinché lo capiscano”.

Pochi giorni dopo quell’omelia Mons. Mattia fu chiamato a Pechino per una riunione di tutti i Vescovi. Insieme all’invito ricevette anche il comando di non parlare in quella riunione convocata per decidere di staccarsi da Roma. Le autorità lo conoscevano bene e temevano la sua influenza sugli altri vescovi. Mi confidò di essere molto combattuto, non sapeva cosa era meglio, andare a Pechino o disertare la riunione. Io gli dissi: ”Eccellenza, vada, faccia in modo di far conoscere ai confratelli vescovi la sua posizione. Si ricordi che in altri momenti difficili la Chiesa è stata salvata dalla fedeltà di alcuni vescovi”. Andò e trovò il coraggio di parlare: ”Io sono contrario alla mozione d’indipendenza da Roma. In coscienza non posso votarla.” La maggior parte dei vescovi lo seguì, la mozione fu ritirata e lui fu subito spedito a casa: ’per motivi di salute’ scrisse la stampa ufficiale.

Come nel resto del mondo, anche in Cina la Chiesa è governata da Vescovi che, mediante l'ordinazione episcopale a loro conferita da altri Vescovi validamente ordinati, hanno ricevuto, insieme con l'ufficio di santificare, pure gli uffici di insegnare e di governare il popolo loro affidato nelle rispettive Chiese particolari, con una potestà che viene conferita da Dio mediante la grazia del sacramento dell'Ordine.

            “Attualmente, tutti i Vescovi della Chiesa cattolica in Cina sono figli del Popolo cinese. Nonostante molte e gravi difficoltà, la Chiesa cattolica in Cina, per una particolare grazia dello Spirito Santo, non è stata mai privata del ministero di legittimi Pastori che hanno conservato intatta la successione apostolica. Dobbiamo ringraziare il Signore per questa presenza costante e sofferta di Vescovi”(n.8).

 

3) La nomina dei Vescovi

          Dopo aver affermato che “la nomina dei vescovi tocca il cuore della vita stessa della Chiesa ed è garanzia dell’unità della Chiesa e della comunione gerarchica”(n.9.), e quindi il diritto di nomina è del Papa,  Papa Benedetto “auspica che si trovi una accordo con il Governo per risolvere alcune questioni riguardanti  la scelta dei candidati all’episcopato”(n. 9).

          E’ importante sottolineare come la Lettera delinei  l’ambito di  un eventuale  accordo. Si tratta di  risolvere alcune questioni riguardanti sia la scelta dei candidati all’episcopato sia la pubblicazione della nomina sia il riconoscimento—agli effetti civili in quanto necessari—del nuovo vescovo da parte delle Autorità civili. Ma la nomina è competenza del Pontefice.

          Per quanto riguarda la scelta dei candidati Papa Benedetto XVI ricorda la necessità che essi siano sacerdoti degni, rispettati ed amati dai fedeli e modelli di vita nella fede.  

          “Molti membri dell'Episcopato cinese, fra gravi difficoltà alle quali hanno dovuto fare fronte  in questi ultimi decenni, hanno guidato la Chiesa, hanno offerto, e offrono, alle proprie comunità e alla Chiesa universale una luminosa testimonianza. Ancora una volta, sgorga dal cuore un inno di lode e di ringraziamento al « Pastore supremo » del gregge (1 Pt 5, 4): non si può infatti dimenticare che molti di loro hanno subito la persecuzione e sono stati impediti nell'esercizio del loro ministero, e alcuni di loro hanno reso feconda la Chiesa con l'effusione del proprio sangue”(n.8).

Sostenere i vescovi cinesi

Un vescovo può trovarsi  sotto pressione da parte delle autorità civili della propria nazione, da parte dei fedeli della sua diocesi e da parte del proprio clero, e anche dal Vaticano. Queste pressioni diventano più dolorose in situazioni di mancanza di libertà per cui a volte non è possibile neppure  incontrare e sfogarsi liberamente con i propri confratelli. La fede cattolica bene riassunta nel detto ”Niente senza il vescovo” chiede a tutti di astenersi da giudizi superficiali e frettolosi. Papa Benedetto XVI invita tutti a vivere “nella comunione e nella comprensione fraterna, evitando giudizi e condanne reciproche. Si deve tener presente che, specialmente in assenza di un vero spazio di libertà, per valutare la moralità di un atto occorre conoscere con particolare cura le reali intenzioni della persona interessata, oltre alla mancanza oggettiva”(n.7).

A questo proposito mi sembra utile riportare quanto scritto da Papa Francesco nella Evangelii Gaudium  circa la imputabilità: ”non possiamo dimenticare ciò che con tanta chiarezza insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica: «L’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere sminuite o annullate dall’ignoranza, dall’inavvertenza, dalla violenza, dal timore, dalle abitudini, dagli affetti smodati e da altri fattori psichici oppure sociali». Pertanto, senza sminuire il valore dell’ideale evangelico, bisogna accompagnare con misericordia e pazienza le possibili tappe di crescita delle persone che si vanno costruendo giorno per giorno.

Il 20 settembre 2014 Papa Francesco  salutava i Vescovi cinesi con queste parole: “I vescovi cinesi a volte possono avere l’impressione di essere soli, sappiano che il Papa prega affinché anche in loro, «nella comune fede», prevalga «la certezza che le loro sofferenze porteranno frutto – e gran frutto! – per il bene dei loro fedeli, dei loro concittadini e di tutta la Chiesa». Desidero assicurarli non solo della mia ma anche di quella dell’Episcopato mondiale perché, nella comune fede,  sentano che, se a volte possono avere l’impressione di essere soli, più forte è la certezza che le loro sofferenze porteranno frutto – e gran frutto! – per il bene dei loro fedeli, dei loro concittadini e di tutta la Chiesa”.

Vorrei qui ricordare la dolorosa vicenda della ordinazione illegittima di Chengde nel 2010. Alcuni vescovi, che si erano detti contrari a quella ordinazione furono messi sotto pressione o addirittura sequestrati e portati forzatamente alla cerimonia.  Furono umiliati, guardati a visita—come Ignazio di Antiochia nel suo viaggio verso Roma— di notte e di giorno, legati a dieci leopardi, il manipolo dei soldati (S. Ignazio di Antiochia Lettera ai Romani V,1). 

Alcuni alzarono la voce per condannarli. L’unica voce che si alzò e in segno di vicinanza e di comunione osò dire “Se avete amato e perdonato tutta la Chiesa ha vinto in voi”,  fu messa a tacere come eretica.

 

4) Visione biblica della storia

Nell’esprimere viva gioia per la fedeltà che i cattolici in Cina hanno mostrato in questi ultimi sessant’anni, Benedetto XVI riafferma come il Signore ha nelle sue mani il destino delle nazioni( Sap 12,15).   

“La storia rimane indecifrabile, incomprensibile. Nessuno può leggerla”. Forse il pianto di Giovanni nell’Apocalisse “davanti al mistero della storia così oscuro esprime lo sconcerto delle Chiese asiatiche per il silenzio di Dio di fronte alle persecuzioni a cui erano esposte in quel momento. È uno sconcerto nel quale può ben riflettersi il nostro sbigottimento di fronte alle gravi difficoltà, incomprensioni e ostilità che pure oggi la Chiesa soffre in varie parti del mondo. Sono sofferenze che la Chiesa certo non si merita, così come Gesù stesso non meritò il suo supplizio. Esse però rivelano sia la malvagità dell'uomo, quando si abbandona alle suggestioni del male, sia la superiore conduzione degli avvenimenti da parte di Dio”(n.3).

I tempi dell’esilio, della deportazione, delle persecuzioni, non sono modificabili e anche i “nemici della Chiesa” collaborano al compimento del Disegno di Salvezza che Dio ha stabilito. “Erode e Ponzio Pilato si sono radunati con le genti e i popoli d'Israele,  per compiere ciò che la tua mano e la tua volontà avevano preordinato che avvenisse ( At 4, 27-28).

La beatitudine della persecuzione

“Intensa è la mia gioia per la vostra fedeltà a Cristo Signore e alla Chiesa, che avete manifestato «a volte anche a prezzo di gravi sofferenze», poiché «per Cristo vi è stato dato il dono non solo di credere in lui, ma anche di patire per Lui»(Fil 1,29)”( n. 2).

“Auguriamo a voi, cari Pastori e sacerdoti e fedeli della Chiesa cattolica che è in Cina, di essere «ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere per un po’ di tempo afflitti da varie prove, perché il valore della vostra fede, molto più preziosa dell’oro, che, pur destinato a perire, tuttavia si prova col fuoco, torni a vostra lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesù Cristo» (1 Pt 1, 6‑7) (n. 20).

Uno dei temi più frequenti nei discorsi di Papa Francesco è quello dei perseguitati a causa della loro fede.

In molte occasioni  ha parlato delle persone perseguitate e dei martiri di ieri e di oggi. Ne ha parlato in contesti molto diversi e non riferendosi solo ai perseguitati cattolici. Il suo sguardo è sempre su tutti gli uomini che soffrono persecuzione a qualsiasi credo religioso appartengano, anche se non manca di affermare chiaramente che i cristiani sono oggi i più perseguitati, dato confermato  dalle statistiche mondiali.

Quando Papa Francesco parla dei cristiani perseguitati o dei martiri del passato come di quelli dei nostri tempi, non usa mai i toni o il linguaggio delle denunce sindacali, di condanna verso i responsabili. Sempre e prima di tutto chiede di pregare per quanti sono perseguitati e per i loro persecutori. La persecuzione è una tentazione, una prova e se lo spirito è pronto la carne è debole (Mt 26,41) e la testimonianza (martirio) è autentica quando è senza condizioni, per questo occorre sempre vigilare e pregare.

“Pregando insieme, chiediamo l’aiuto di Maria Santissima affinché la Chiesa in tutto il mondo annunci con franchezza e coraggio la Risurrezione del Signore e ne dia valida testimonianza con segni di amore fraterno. Preghiamo in modo particolare per i cristiani che soffrono persecuzione; in questo tempo ci sono tanti cristiani che soffrono persecuzione, tanti, tanti, in tanti Paesi: preghiamo per loro, con amore, dal nostro cuore. Sentano la presenza viva e confortante del Signore Risorto”(Regina Coeli 14 aprile 2013 ).

Queste parole del Santo Padre mi hanno ricordato l’incontro che ebbi negli anni ‘80 con Don Luigi, un sacerdote cinese che aveva assistito all’esecuzione dei suoi genitori nella pubblica piazza perché erano cattolici. Lui, perché figlio di cattolici, era stato condannato a pulire i cessi del villaggio. Alla mia domanda cosa sentisse in quei momenti in cui era pubblicamente schiaffeggiato e umiliato, perché faceva male il suo lavoro di pulire i cessi, mi rispose: ”Sentivo Gesù Cristo Risorto accanto a me e mi veniva  voglia di cantare”.

 

5) La persecuzione  parte della vita cristiana

 Papa Francesco più volte ha affermato che “La persecuzione è necessaria al compimento della missione di Gesù ed alla realizzazione del disegno di salvezza.  Gesù dice "Sì", voi avete lasciato tutto e riceverete qui, in terra, il centuplo, tante cose: ma con la persecuzione!". Come un'insalata con l'olio della persecuzione: sempre! Questo è il guadagno del cristiano e questa è la strada di quello che vuole andare dietro a Gesù, perché è la strada che ha fatto Lui: Lui è stato perseguitato! È la strada dell'abbassamento. Quello che Paolo dice ai Filippesi: "Si abbassò. Si è fatto uomo e si abbassò fino alla morte, morte di croce". Questo è proprio la tonalità della vita cristiana».  E’ vero che “ tutti coloro che vogliono vivere piamente in Cristo saranno perseguitati” ( 2 Tim 3,21). Nella Chiesa, le persecuzioni sono il segno e la condizione della vittoria definitiva di Cristo e dei suoi.

Così anche quando parla delle  Beatitudini: quando Cristo dice: «Beati voi quando vi insulteranno, quando sarete perseguitati a causa del mio nome», «è una delle Beatitudini la persecuzione». La gioia della speranza è il frutto della persecuzione”(Santa Marta 4 marzo 2014 ). 

La dimensione della Croce: valore della sofferenza

Benedetto XVI afferma che “annunciare il Vangelo significa annunciare e testimoniare Gesù Cristo crocifisso e risorto, l’Uomo nuovo, vincitore della morte, che permette all’uomo di entrare in una nuova dimensione, dove la misericordia e l’amore rivolto anche al nemico testimoniano la vittoria della Croce su ogni debolezza e miseria umana”.(n.3) 

La fedeltà al Vangelo passa certamente attraverso la fedeltà al Romano Pontefice, ma è al tempo stesso molto più vasta. I cattolici di tutto il mondo ‑ dice il testo ‑ seguono con ammirazione quanto è posto in opera dai loro fratelli che vivono in Cina, e gioiscono per la loro generosa, e non poche volte sofferta testimonianza di fede.

Soggetti alle persecuzioni, gli apostoli ed i primi cristiani pregano per essere liberi e per poter annunciare il Vangelo (At 4, 29; cfr. 12, 5) e come Cristo pregano Dio di perdonare ai loro carnefici.  La vita di tanti cristiani cinesi in questi ultimi anni è stata una testimonianza della vittoria della Croce su ogni debolezza e miseria umana. Gesù Cristo, primo tra i martiri, disse: “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (Gv 15, 20); Quanti soffrono per la fede cristiana sono il seme, dal quali a suo tempo germineranno abbondanti frutti.

Quanto avviene oggi  in Cina  non è diverso da quanto avveniva nella Chiesa primitiva. I cristiani cinesi sono nelle stesse condizioni in cui a Roma si trovavano coloro che, insieme con i principi degli apostoli, Pietro e Paolo, portavano la verità evangelica nel cuore dell'impero romano. La Chiesa non piange i suoi martiri, ma celebra la loro vittoria.

          Guardando alla Cina, si può parlare della Chiesa che soffre: ne hanno parlato con estrema chiarezza tutti i Pontefici in questi anni. Evangelizzare è portare il vangelo al mondo fino agli estremi confini della terra. Portare il vangelo all’uomo d’oggi vuol dire applicare l’amore di Cristo all’uomo d’oggi. Come? Portando i peccati dell’altro, perdonandoli: solo così l’evangelizzazione ed  il cristianesimo non  decadono  ad una pura gnosi. Il vangelo, buona notizia dell’amore di Dio, rimane vivo perché i cristiani continuano a lasciarsi uccidere dai peccati dell’altro.

“Di fronte alla figura dei grandi martiri cristiani della storia, compresi quelli del nostro tempo, sorge il problema se noi, col nostro modo di vivere e di presentarci al mondo, non stiamo diventando latitanti, irenici o addirittura trasformisti. Se il martirio sparisse, non sarà segno di poca fede ? Se non ci sono più martiri, io temo che non saranno rimessi i nostri peccati “ ( Dagli scritti del Card. Martini).

 

6)  Lo Stato controlla la religione: una tradizione che viene da lontano

Secondo esperti il Governo di Pechino tiene sotto stretto controllo la Chiesa per varie  ragioni. Prima di tutto teme l’influsso della Chiesa sulla mente, sulle idee, sui valori e sull’agire della gente.

Le attuali Autorità governative si rendono conto sempre di più che la religione non è destinata a sparire ma sta assumendo un posto sempre più importante nella società del terzo millennio:  l’aumento, infatti, del numero dei credenti, soprattutto fra gli intellettuali ed i giovani, li spaventa. I governanti sono convinti poi che il popolo è disposto a ricorrere alla forza per difendere la propria fede e d’altra parte, loro devono mostrare di essere fedeli comunisti. Queste ragioni sono in linea con tutta la tradizione cinese. La filosofia confuciana ha permeato la società cinese in maniera profonda e capillare. Per la tradizionale ortodossia confuciana, lo Stato si è sempre riservato il diritto di esercitare il più stretto controllo su ogni forma di religione. La storia cinese registra anche che quasi tutte le rivolte, avvenute durante i secoli in Cina, ebbero origine in gruppi o sette religiose.

          A questo proposito giova citare una lettera di un Vescovo dalla Cina: “Tutto è nelle mani di Dio. Lui ha predisposto tutte le cose molto bene. Tutto sarà per il bene della Chiesa. Tutte quelle misure, prese per controllare le attività, alla fine non funzioneranno, al contrario faranno sì che la Chiesa diventi più matura e più unita. Il futuro è luminoso. Noi dobbiamo solo attendere in pace la grazia del Signore. Il tempo per questo non è molto vicino, ma non è neppure lontano”.

Questo sguardo lungimirante, sostenuto da una visione di fede, lo troviamo in tutti gli interventi dei vescovi cinesi, dagli anziani che sopravvissero alla Rivoluzione Culturale a quelli  che hanno fatto sentire la loro voce attraverso le interviste pubblicate da Vatican Insider negli ultimi mesi.

Secondo alcuni osservatori e vescovi cinesi, i problemi nel rapporto Stato Chiesa non inizieranno ad avere qualche soluzione, fintanto che il Presidente della Cina e il Santo Padre non avranno un incontro nel  quale i due riconoscono ufficialmente e pubblicamente  l’altro.

La Santa Sede non ha ancora riconosciuto ufficialmente e pubblicamente la Repubblica Popolare Cinese e il suo legittimo Governo.

La risposta che arriva da Pechino è sempre la medesima: la Cina vuole i rapporti col Vaticano a patto che siano rimosse le due montagne: la relazione diplomatica  con Taiwan e le ingerenze negli affari interni della Cina, soprattutto nella nomina dei vescovi.

In questi pronunciamenti, sia in quelli di Papa Francesco, sia in quelli del  portavoce cinese, emerge il problema  della interferenza, o ingerenza uno negli affari dell’altro.

Per interferenza, o ingerenza s’intende l’azione di un soggetto all’interno del “campo” di diritto e di competenza dell’altro. Si parla di interferenza infatti  quando uno Stato interviene negli affari interni di un altro Stato. Due Stati che si riconoscono  di solito per evitare indebite interferenze, interagiscono sulla base di trattati, convenzioni, accordi. Il riconoscimento ufficiale, reciproco resta  il primo passo; e forse è proprio quello che è mancato fino ad oggi.

Pechino, anche se non si informa sul numero delle “armate del Vaticano” come fece Stalin, parla sempre dello Stato del Vaticano, del Papa come leader-capo dello Stato del Vaticano e non riconosce la Santa Sede, come Chiesa, come un soggetto spirituale a livello universale.

La Santa Sede non ha ancora riconosciuto ufficialmente il Governo di Pechino come il Governo della Cina, mentre mantiene rapporti diplomatici con il Governo di Taiwan. La questione dei rapporti con Taiwan alcuni la considerano superata, o una scusa, ma forse, il mancato riconoscimento esprime il vero ostacolo al primo passo necessario per avviare un dialogo.

 

7) Dialogo aperto e rispettoso

Papa Benedetto XVI più volte nella Lettera auspica l'apertura di uno spazio di dialogo con le Autorità della Repubblica Popolare Cinese per superare  le incomprensioni del passato.

Papa Francesco ha detto che “non possiamo impegnarci in un vero dialogo se non siamo consapevoli della nostra identità, e  non può esserci dialogo autentico se non siamo capaci di aprire la mente e il cuore, con empatia e sincera accoglienza verso coloro ai quali parliamo. Il segno che rivela che una persona “non sa dialogare”, “non è aperta alla voce del Signore, ai segni che il Signore fa nel popolo” è la “furia e la voglia di far tacere tutti quelli che predicano in questo caso la novità di Dio, cioè Gesù è risorto”( Santa Marta 16 aprile 2015).

Nella visione biblica della storia, la contrapposizione dialogo sì, dialogo no, appare troppo riduttiva. Dio è Amore, non dialogo. Dio dialoga, perché  è Amore.

La libertà religiosa

Il problema della libertà religiosa è complesso. Da anni ci si batte per i diritti umani, per la libertà religiosa di tutti i credenti e quindi anche dei cristiani, cosa sacrosanta. Spesso però lo si fa con un linguaggio riduttivo che oscura il senso religioso della storia. La libertà religiosa è parte della dottrina della chiesa, ma non esaurisce tutto il vangelo.

 La voce della Chiesa che si alza in difesa dei diritti umani, cosa sacrosanta, rischia di essere accolta come una rivendicazione sindacale, ed è così oscurata la missione del Cristo e della Chiesa.  Cristo ci ha salvato in una situazione di assoluta mancanza di libertà religiosa!  Dalla bocca dei vescovi e sacerdoti cinesi incontrati negli anni '80, non si è mai sentita una parola di recriminazione e di accusa: con la gioia sul volto raccontavano della persecuzione subita come di  grazia  ricevuta.

Perdono e riconciliazione

Il richiamo al perdono e alla riconciliazione, all’interno della Lettera è una costante. 

“ La storia della Chiesa ci insegna, che non si esprime un'autentica comunione senza un travagliato sforzo di riconciliazione. E il mio desiderio più ardente è che assecondiate gli interiori suggerimenti dello Spirito Santo perdonandovi gli uni gli altri tutto ciò che deve essere perdonato, avvicinandovi l'uno all'altro, accettandovi reciprocamente, superando le barriere per andare al di là di tutto ciò che può dividervi. Non dimenticate la parola di Gesù durante l'Ultima Cena: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 35)(n.6).

I cattolici cinesi, leggendo la Misericordiae vultus,(La Bolla di indizione dell’Anno Santo della Misericordia) non hanno potuto non riandare col pensiero alla Lettera che Papa Benedetto XVI indirizzò loro. Tanti con lieta sorpresa, hanno subito colto e apprezzato la consonanza tra i due documenti, che colgono con evangelica lungimiranza le cose di cui ha bisogno la Chiesa in Cina e le risposte che servono per affrontare i problemi che toccano la vita dei cattolici cinesi. In effetti, la Lettera toccava tanti punti e parlava di tante cose importanti, ma il suo «cuore» è proprio il richiamo al perdono e alla riconciliazione,  e l’invito ad abbandonare le critiche e le condanne reciproche anche per dare nuovo slancio all’annuncio cristiano. 

Sfortunatamente, anche fuori dalla Cina, tanti  hanno lasciato cadere nel vuoto queste parole.  Hanno fatto prevalere su tutto le diversità d’opinione rispetto alla politica e al governo. A volte, assumendo una posizione di continua accusa e condanna degli altri, hanno contrapposto misericordia e giustizia, applicando anche alle dinamiche della Chiesa una antitesi che porta fuori dal retto cammino, come ha ripetuto anche Papa Francesco nella Misericordiae vultus.

            I vescovi cinesi hanno ben chiara la necessità del perdono e della riconciliazione. Ricordo, un’anziana signora che mi raccontava le sofferenze subite da parte dei “comunisti”, e intercalava il racconto, con l’esclamazione: “I comunisti! Tutti all’inferno!” Cercai di farle notare che l’inferno non si augura a nessuno, che il Signore ci ha chiesto di perdonare, chi sa…prima di morire anche loro. ..essa non mi lasciava finire, perdono ? no! mai, quelli tutti all’inferno! Raccontai l’episodio al Vescovo che mi ospitava. Il Presule si rattristò e aggiunse: ”La mia chiesa la domenica è piena, se i miei cristiani pensano come quella donna, devo concludere che la mia chiesa è morta”.

 

8)  Evangelizzazione e globalizzazione

 “Nel contesto in cui siete chiamati ad operare, desidero ricordarvi che la nuova evangelizzazione esige l'annuncio del Vangelo all'uomo moderno, con la consapevolezza che, come durante il primo millennio cristiano la Croce fu piantata in Europa e durante il secondo in America e in Africa, così durante il terzo millennio una grande messe di fede sarà raccolta nel vasto e vitale continente asiatico.

 Anche in Cina la Chiesa è chiamata ad essere testimone di Cristo, a guardare in avanti con speranza e a misurarsi — nell'annuncio del Vangelo — con le nuove sfide che il Popolo cinese deve affrontare” (n. 3 ).

Le sfide della globalizzazione e della secolarizzazione

          Oggi il problema non riguarda soltanto la mancanza della libertà religiosa, gli arresti di credenti. Il marxismo ateo e antireligioso ha veicolato una visione anti‑teistica dell’uomo e della storia, nella quale non c’è spazio per Dio.

          Questa mentalità, si nasconde facilmente e corrode le radici della fede. La vera sfida è la febbrile corsa al futuro: la globalizzazione, il progresso scientifico, la modernità, l’ateismo. In questo senso molto significativi i richiami della Lettera ad una visione integrale dell’uomo, nella sua dimensione   trascendente della persona umana

Annuncio del Kerygma centro del vangelo

Dice Papa Benedetto XVI “Oggi, come ieri, annunciare il Vangelo significa annunciare e testimoniare Gesù Cristo crocifisso e risorto, l'Uomo nuovo, vincitore del peccato e della morte”(n3). 

Papa Francesco afferma che “il  kerygma deve occupare il centro dell’attività evangelizzatrice e di ogni intento di rinnovamento ecclesiale. Sulla bocca del catechista torna sempre a risuonare il primo annuncio: “Gesù Cristo ti ama, ha dato la sua vita per salvarti, e adesso è vivo al tuo fianco ogni giorno, per illuminarti, per rafforzarti, per liberarti”( Evagelii Gaudiun n 164).

Iniziazione cristiana degli adulti

Per l’evangelizzazione è molto importante quanto Papa Benedetto XVI dice circa la iniziazione cristiana. “La storia recente della Chiesa cattolica in Cina ha visto un elevato numero di adulti, che si sono avvicinati alla fede grazie anche alla testimonianza della comunità cristiana locale. Voi, Pastori, siete chiamati a curare in modo particolare la loro iniziazione cristiana attraverso un appropriato e serio periodo di catecumenato che li aiuti e li prepari a condurre una vita da discepoli di Gesù”(n.16).

          Con queste parole il Papa riprende quanto detto dal Catechismo della Chiesa Cattolica “Diventare cristiano richiede, fin dal tempo degli Apostoli, un cammino e una iniziazione con diverse tappe. Questo itinerario può essere percorso rapidamente o lentamente“(n. 1229),

          Anche la Esortazione Apostolica post-sinodale “Christifideles Laici” afferma: ”Un aiuto può essere dato, come hanno detto i Padri sinodali, anche da una catechesi post-battesimale a modo di catecumenato”.

          Karol  Wojtyla nel 1962, giovane Vescovo Ausiliare di Cracovia, intervenne nell’aula conciliare durante la discussione sul testo della costituzione “Sacrosanctum Concilium” sulla liturgia e sostenne: “L’iniziazione cristiana non si fa solo con il battesimo, ma attraverso un catecumenato durante il quale la persona adulta si prepara a condurre la sua vita da cristiano. È perciò evidente che l’iniziazione cristiana è qualcosa di più che la sola ricezione del battesimo”.

Il Card. Joseph Ratzinger, quand’era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, scrisse: “Avendo studiato i Padri, in particolare, avevo appreso da loro come il sacramento si realizzi in un cammino d’iniziazione”.

 








All the contents on this site are copyrighted ©.