2015-05-21 12:46:00

Burundi: i vescovi chiedono il rinvio del voto


Rimane alta la tensione a Bujumbura, capitale del Burundi, dove non si fermano le proteste contro la decisione del Presidente Pierre Nkurunziza di presentarsi alle elezioni per un terzo mandato. Il Presidente ha annunciato che le elezioni legislative e locali del 26 maggio sono state posticipate al 5 giugno, mentre è stata confermata la data del 26 giugno per quelle presidenziali, nonostante gli appelli lanciati da più parti per il loro posticipo.

Per i vescovi non è garantita la sicurezza
Anche i vescovi locali hanno chiesto di rinviare il voto attraverso un messaggio che porta la data del 12 maggio e solo ora è pervenuto all’agenzia Fides. “Allo stato attuale delle cose, se questa situazione perdura, le elezioni che ci attendiamo, tranquille per tutti, fatte nella trasparenza, senza intimidazioni e inclusive, non sono possibili” affermano i vescovi. “La sicurezza non è garantita e non ci sono radio che possono rilanciare le idee e i programmi di tutti. Alcuni membri della comunità internazionale hanno congelato gli aiuti destinati alle elezioni. Pensate che queste elezioni siano giuste e valide per tutti e che i risultati siano credibili e accettabili per tutti?”.

Chiesa libertà di stampa e riapertura delle radio non governative
I Pastori della Chiesa cattolica chiedono alle autorità di restaurare la sicurezza e la libertà di stampa per tutti, in particolare permettendo la riapertura delle radio non allineate con il governo; chiedono infine ai dimostranti di evitare violenze. Se queste condizioni non saranno rispettate i vescovi “dichiarano apertamente che la nostra Chiesa non sarà in grado di accompagnare il processo elettorale attraverso l’invio di osservatori elettorali o con l’invio di sacerdoti nei diversi organi locali della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (Ceni)”. “La Chiesa non può sostenere o accompagnare un processo elettorale che, visibilmente, non è consensuale e i cui risultati rischiano di dividere i cittadini invece di riconciliarli” concludono i vescovi. (L.M.)








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