2015-05-22 09:00:00

Irlanda, referendum sulle nozze gay


Sì o no alle nozze gay: oggi l’Irlanda è chiamata a pronunciarsi attraverso un referendum. E' il primo Paese al mondo dove una decisione simile che incide sulla Costituzione, viene delegata al popolo. Sarà sufficiente la maggioranza semplice. E' già dal 2010 che in Irlanda sono in vigore le unioni civili che garantiscono protezione legale alle coppie gay ma la vittoria del 'si' equiparerebbe le unioni omosessuali ai matrimoni tra uomo e donna. Nel referendum, ignorato l'impatto rilevante sulla tutela dei minori.  Alla vigilia del voto Fausta Speranza ha raggiunto telefonicamente a Dublino l’arcivescovo Diarmuid Martin:

R. – Si tratta di un referendum, di una consultazione popolare, per – se passa il sì - cambiare la Costituzione dell’Irlanda e introdurre un nuovo paragrafo che prevede che tutti possano contrarre matrimonio, senza fare riferimento al loro sesso. Dunque, anche matrimonio tra persone dello stesso sesso. Sarebbe la prima volta, nel mondo, che la definizione del matrimonio viene cambiata attraverso un referendum. In Irlanda, la Costituzione si può cambiare solamente con un referendum popolare e questo nuovo paragrafo verrebbe inserito in maniera definitiva nella Costituzione irlandese.

D. – Quali riflessioni lei ha voluto sollevare?

R. – Con i vescovi, qualche mese fa, abbiamo pubblicato un documento sulla natura del matrimonio. Poi abbiamo pubblicato una lettera pastorale intitolata “Il matrimonio è importante, pensate bene prima di cambiarlo”, in cui abbiamo spiegato quali fossero gli elementi da considerare. L’elemento principale, per me, è la complementarietà che esiste tra uomo e donna. Noi tutti siamo creati o uomo o donna e c’è questa complementarietà: uomo e donna; marito e moglie; padre e madre. Questa complementarietà è una cosa unica ed essenziale alla definizione del matrimonio. Il matrimonio non è solamente una cosa personale: il matrimonio appartiene alla società, alla stabilità della società, alla intergenerazionalità della società. E i bambini hanno diritto ad una mamma e ad un papà, per quanto questo sia possibile. Queste sono le linee che noi sottolineiamo. La campagna è guidata soprattutto dai laici cattolici, e non direttamente dai vescovi, anche se i vescovi hanno scritto riflessioni che sono state riportate dai giornali principali e, ieri sera, alla televisione nazionale. Ma il cambiamento è sostenuto da tutti i partiti politici.

D. – Un dibattito, dunque, che a livello politico non vede voci discordanti?

R. – Non vede voci discordanti nei partiti politici, che sono tutti a favore del cambiamento.

D. – Invece, tra la popolazione c’è dibattito?

R. – C’è un dibattito anche nelle comunità, nelle case. Per ora, naturalmente, ci sono delle previsioni, ma non sono del tutto sicure. In questo momento è difficile un pronostico.

D. – Si può rispondere ai diritti delle persone omosessuali senza cambiare la definizione di matrimonio?

R. – Io credo che sarebbe possibile rispondere alle esigenze, e anche ai diritti delle persone omosessuali, senza cambiare la definizione del matrimonio. Lo si potrebbe fare attraverso altre formule giuridiche, che potrebbero essere anche inserite nella Costituzione. Il governo, però, ha deciso di andare avanti solo su questo binario. Io, nei miei interventi, ho sempre parlato delle sofferenze che le persone omosessuali hanno avuto qui in Irlanda per la nostra cultura e ho chiesto sempre il dibattito, ma un dibattito  rispettoso e dignitoso, ed in generale questo è stato rispettato.

D. – La sua preghiera alla vigilia di questo referendum?

R. – Noi chiediamo a tutti di pregare per il futuro del matrimonio come istituzione naturale, non solamente come sacramento. Certamente, quello che succede in Irlanda potrebbe avere ripercussioni in molti altri Paesi, che cercherebbero di seguire l’esempio. Preghiera anche che, soprattutto dopo il Sinodo di ottobre, qui in Irlanda si intensifichi e si rafforzi la pastorale del matrimonio e della famiglia, per mantenere una tradizione di famiglie sane e per salvaguardarle. Immaginiamo difficoltà e per esempio alcune conseguenze che questo cambiamento nella Costituzione potrebbe avere sul modo di insegnare la dottrina cattolica del matrimonio.








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