2015-05-22 15:36:00

Giustizia e Pace: a Roma, conferenza su donne e sviluppo sostenibile


Sono oltre 100 i partecipanti provenienti da tutto il mondo alla seconda Conferenza internazionale sulle donne, che si è aperta questa mattina a Roma, promossa dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace insieme all’Unione mondiale delle organizzazione femminili cattoliche (Umofc) e all’Alleanza mondiale delle donne per la vita e la famiglia (Wwalf). L’incontro che si concluderà domenica ha come filo conduttore il tema “Donne verso l’agenda per lo sviluppo post-2015: quali sfide dagli obiettivi di sviluppo sostenibile?”. Il servizio di Marina Tomarro:

Sono 17 i nuovi Obiettivi del Millennio che saranno rinnovati a settembre dall’Assemblea delle Nazioni Unite, obiettivi dove le donne hanno un ruolo importante, anche se nuove sfide come le moderne schiavitù non vengono considerate abbastanza. La riflessione di Olimpia Tarzia, presidente dell’Alleanza mondiale delle donne per la vita e la famiglia:

“La donna è teoricamente presente in questi obiettivi, ma è presente in maniera assolutamente deformata, perché si considera solo un aspetto, che non coinvolge la sua vita vera. Faccio degli esempi: il primo obiettivo è sconfiggere la povertà. Ovviamente è un obiettivo importante, però non possiamo non tenere conto della tremenda pratica dell’utero in affitto, che si basa sullo sfruttamento della povertà delle donne e che è una nuova schiavitù. Le pari opportunità: come si pensa di realizzarle se non mettendo in campo una reale tutela sociale della maternità, se non, cioè, consentendo alla donna di poter essere libera di scegliere di poter vivere il suo progetto di vita”.

Ma il ruolo della donna diventa sempre più importante per la pace nel mondo anche tra le differenti religioni. Ne è convinta Rita Moussalem del Centro per il dialogo interreligioso del Movimento dei Focolari:

R. - La donna ha un grande ruolo all’interno del dialogo interreligioso, via per la pace. Prima di tutto, perché la donna educa generazioni e quindi può educare naturalmente all’apertura verso l’altro; poi, per la sua capacità profonda di ascolto è capace di contenere l’altro, quindi di aprire vie a volte chiuse nel rapporto con gli altri, che sono diversi da noi; e poi sottolineerei la sua capacità di amare e di soffrire, di generare e quindi di perdonare. Sono elementi importantissimi per qualsiasi dialogo e ancora di più per un dialogo interreligioso.

D. – In che modo aiutare le donne ad avere un ruolo più importante riguardo al dialogo interreligioso, secondo lei?

R. – Mi sembra che abbiamo fatto un bel percorso e la situazione della donna sia migliore rispetto al passato. In certi Paesi, per esempio, anche del Medio Oriente - come la Giordania, il Libano… - la donna ha un ruolo molto importante a questo livello; un po’ meno, dove adesso abbiamo queste ideologie purtroppo, che non hanno niente a che fare con la religione, perché lì non viene “schiacciata” solo la donna, ma viene “schiacciata” la persona. Dove, invece, l’ambiente è “normale” la donna sta facendo tanta strada e questa strada direi che sia da fare non solo al livello delle altre religioni, ma anche al livello dello stesso cristianesimo. E’ un cammino quindi che si sta facendo, perché la donna è autrice della vita, ed è un cammino che penso pian piano darà molti più frutti.








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