2015-05-24 12:27:00

Giornata preghiera Chiesa in Cina, segno di partecipazione


Ricorre oggi la Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, istituita da Benedetto XVI nel 2007. Sollecitato dai giornalisti sulle parole del presidente cinese Xi Jinping che nei giorni scorsi aveva dichiarato come le religioni in Cina debbano essere indipendenti da influenze straniere e leali alle autorità, il cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin ha affermato che “essere un buon cattolico in comunione col Papa non va a scapito della lealtà di cittadino”. “Penso e spero - ha affermato il porporato all’Ansa - che le dichiarazioni” del presidente cinese “non vogliano precludere il dialogo con una chiusura nei confronti  della Santa Sede”. In un’intervista a Tv2000, il segretario di Stato vaticano ha aggiunto che d’altra parte nei rapporti con Paesi come la Repubblica Popolare Cinese e il Vietnam “i tempi non vanno affrettati”, che “la pazienza raggiunge tutto, ottiene tutto”. Ma sul significato per i cattolici cinesi della Giornata di preghiera, Luca Collodi ha intervistato padre Antonio Sergianni del Pime, missionario a Taiwan e Cina per 24 anni e per 10 anni a Propaganda Fide nella sezione cinese:

D. – Papa Benedetto, al termine della sua Lettera alla Chiesa cattolica in Cina del 2007, chiese una giornata di preghiera per la Chiesa in Cina a tutti i cattolici del mondo. Rileggendola, si possono notare alcune idee importanti. Si rivolge a tutti i cattolici del mondo e chiede di pregare per quella Chiesa. Alla Chiesa in Cina, ai cattolici cinesi, Papa Benedetto chiede di rinnovare la comunione di fede in Gesù Cristo e la fedeltà al Papa. E poi chiede anche: “l’unità fra di voi, che sia più profonda e visibile”. Ciò è molto importante. Il Papa insiste sull’unità della Chiesa cattolica in Cina. Invita a pregare per tutti, re e imperatori, come l’Apostolo Paolo, ma soprattutto a pregare per i nemici. C’è anche una preghiera di ringraziamento per quello che il Signore ha fatto nella storia della Chiesa in Cina. Questo è molto importante, perché non è soltanto una preghiera di supplica di fronte ai problemi, ma anche un riconoscere le meraviglie che il Signore ha fatto in Cina. Nella Lettera parla di come la Chiesa abbia mantenuto sempre la successione apostolica, abbia avuto molti martiri e molta fedeltà. “E’ tutta opera del Signore, per cui dobbiamo ringraziare”. Poi si rivolge al mondo intero, ai cattolici del mondo, invitando a pregare in segno di fraterna solidarietà, comunione, partecipazione, facendoci sentire vicini ai cattolici cinesi.

D. – Padre Sergianni, la preghiera ci fa capire meglio la realtà storica dei cristiani cinesi?

R. – Penso di sì, se intendiamo la preghiera in senso cristiano, in senso completo, in senso liturgico. La preghiera è prima di tutto riconoscere l’opera di Dio nella storia: il Papa parla del “Signore della storia” più volte nella Lettera. E’ Lui che ha in mano il destino delle nazioni, è Lui che permette certi tempi difficili, di persecuzione, ma è Lui che li risolve, è Lui che guida. La preghiera che riconosce questa opera di Dio nella storia aiuta moltissimo a capire come i cinesi vivano. Una lettera di un vescovo recentemente diceva: “I tempi sono difficili, ma è tutto nelle mani del Signore. Non ci rimane che attendere. Tempi lunghi? Forse no. Lui lo sa”! Questo atteggiamento di preghiera che riconosce, che ringrazia, che si affida a Dio ci fa capire l’animo dei cattolici cinesi, al di là dei problemi reali che ci sono.

D. – Perché è importante pregare per la comunità cristiana cinese?

R. – Credo che sia importante come segno di comunione, di partecipazione. Certo prima di tutto è importante per chiedere la grazia della fedeltà di fronte alla prova: Papa Francesco dice che la persecuzione e la difficoltà sono sempre una prova e Papa Benedetto ha affermato che di fronte alla prova c’è il rischio di perdere la fede, quindi pregare perché questo non avvenga è importantissimo. Ma è anche importante perché ci fa partecipare alla loro vita. Se la Chiesa è una e siamo un corpo solo, il pregare per una parte della Chiesa è vivere la stessa vita della Chiesa: è la nostra vita che si esprime. E quello che in Cina sta avvenendo è una parola anche per noi. Cosa significhi la storia della Chiesa in Cina per la Chiesa universale? Che cosa si può imparare da loro? Stiamo vivendo lo stesso mistero, perché la vita cristiana non è un moralismo, un impegno: è una partecipazione al Mistero al Cristo che attualmente in Cina vive questa fase, da noi se ne vive un’altra; ma è lo stesso Mistero, la stessa difficoltà, la stessa partecipazione alla vita di Cristo.








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