2015-05-25 13:05:00

Spagna: alle elezioni amministrative affermazione di "Podemos"


Decisiva svolta alle amministrative in Spagna. Con la conquista, da parte del partito “Podemos”, di Barcellona, e con ogni probabilità di Madrid, Valencia e Saragozza, Popolari e Socialisti non saranno più i soli a contendersi il governo del Paese. Significativi anche i consensi per i movimenti “Ciudadanos” e “Compromis”. Le forze emergenti chiedono una minore dipendenza dalle politiche europee basate sull’austerità. Sull'esito del voto Giancarlo La Vella ha parlato con Alfonso Botti, docente di Storia Contemporanea all’Università di Modena e Reggio Emilia:

R. - Certamente rappresenta l’irruzione di una forza nuova che per adesso incide sul potere territoriale del Partito Popolare, ma che in prospettiva potrebbe effettivamente scombussolare il sistema politico spagnolo, che dal 1978 ad oggi si è sempre basato su un’alternanza tra popolari e socialisti.

D. - Si può fare un parallelo tra questi nuovi partiti che si sono affermanti con i partiti indipendentisti, come quello basco e soprattutto quello catalano, che hanno avuto consensi ultimamente?

R. - Direi di no, nel senso che i partiti nazionalisti, sia nei Paesi Baschi che in Catalogna, hanno radici storiche lontane, mente invece "Podemos" e  "Ciudadanos" sono movimenti legati maggiormente alla protesta degli ultimi anni, alla lotta alla corruzione, alla crisi economica, alla mobilitazione della società civile. Direi che questo paragone non è possibile.

D. - Visto in chiave europea, questo voto viene paragonato a quello recente in Grecia o anche a quello in Polonia. Quali i motivi nel Paese iberico delle insoddisfazioni nei confronti di Bruxelles?

R. - Farei delle distinzioni: né Tspisras, nè "Podemos", né "Ciudadanos" hanno posizioni antieuropee. Nessuno dei tre ha posizioni contrarie all’Euro, come invece hanno altri movimenti effettivamente euroscettici, che ci sono anche in Italia e che sono presenti anche in altri Paesi. Questi movimenti hanno delle posizioni sull’Europa diverse dalle forze politiche tradizionali: vorrebbero un’Europa più dei cittadini, meno preoccupata dei tagli e più aperta ai problemi delle fasce sociali più deboli.

D. - C’è un rischio per la monarchia spagnola da qui al prossimo futuro?

R. - Tutto dipende da come questi risultati si riverbereranno nelle prossime elezioni politiche, a novembre. Dato certo è che il Partito Socialista e il Partito Popolare sono legati, sin dalla transizione democratica, all’istituto monarchico, mentre le forze emergenti non sono vincolati al patto che venne fatto con il ritorno alla democrazia, quindi hanno più volte - in particolare "Podemos" - posto il problema di un referendum costituzionale tra monarchia e repubblica. Certo la monarchia spagnola è meno solida di quanto non lo sia stata negli ultimi venti anni.








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